Promotrice di Belle Arti di Genova

Copertina del Catalogo dell’Esposizione tenutasi all’Accademia Ligustica nel 1846 in occasione del VIII Congresso scientico italiano in Genova
(Mostra che può essesre considerata come l’antesignana delle successive  esposizioni delle Promotrici di Belle Arti in Genova)


Promotrice di Belle Arti di Genova.
Sulla storia delle Promotrici in Liguria dalle origini ai nostri giorni manca finora uno studio comparato d’assieme che consenta di indagare il ruolo sociale dell’artista, i risvolti umani, istituzionali, storici ed economici dai quali scaturiva il dibattito artistico.
Esistono, è vero, in poche biblioteche specializzate i cataloghi, ma erano opuscoli minimi, editi alla scadenza di ogni esposizione sotto forma di pieghevoli,in fragile carta giallina e in veste tipografica così dimessa e scarna, da contenere soltanto il nome degli espositori, il loro indirizzo e, da un certo tempo in avanti, i prezzi delle opere.
E tuttavia il ruolo delle Società Promotrici di Belle Arti, in Liguria come altrove, è stato fondamentale.
Esse, scrive Piergiorgio Dragone, rappresentano dei temi privilegiati per chi voglia comprendere i reali termini dei problemi connessi alla produzione e diffusione artistica tra Ottocento e Novecento, proprio perché si trattava di associazioni che vedevano riuniti assieme artisti e amatori, collezionisti e protagonisti di spicco della vita politica ed economica, esponenti di ogni categoria e classe sociale, rappresentanti di enti locali e delle istituzioni culturali governative.
Promotrice di Belle Arti di Genova ha dunque stimolato la produzione artistica e la ricerca e sono state la “vetrina” attraverso la quale prestigiose figure di autori si sono fatte conoscere;hanno intrecciato rapporti culturali, mutuando modi e tendenze artistiche da una regione all’altra; hanno fornito a privati ed enti l’opportunità di avviare collezioni e, con i loro minuscoli cataloghi, sono risultate decisive, in caso di attribuzioni dubbie.
Oggi, abituati a cataloghi monumentali, dotati di ricca documentazione fotografica ad alta definizione e schede esaurienti, ma impossibili a usarsi mentre si visita la mostra causa il loro ingombro, stentiamo a credere ai nostri occhi quando fortuitamente capitano tra le mani i cataloghi delle Promotrici.
La loro riedizione digitale integrale, da parte di CatalogArt,  e Catalogovagando facilita però moltissimo la ricerca e lo studio.

E’ dunque scorrendo quegli essenziali libretti sul supporto informatico che si può leggere in trasparenza lo sviluppo, gli indirizzi artistici, la funzione di cerniera della Liguria tra gli autori attivi nell’Italia Settentrionale e quelli delle altre regioni italiane, i dati documentari e statistici, oltre alle trasformazioni politiche, sociali ed economiche dei 150 anni di attività espositiva.
La Società Promotrice di Belle Arti di Genova nasce il 12 gennaio 1849.

Copertina del Catalogo degli oggetti esposti alla Prima Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti in Genova tenitasi nel 1850

Promotrice di Belle Arti di Genova a istituirla sono l’umanista abate Boselli e il numismatico Cristoforo Gandolfi, sostenuti dal marchese Doria Pamphili e da un gruppo di appassionati d’arte.
L’obiettivo è di eccitare fra gli artisti una lodevole emulazione con la propaganda e la promozione della propria opera.
In altre città, (Trieste, Milano, Torino, Roma) la Società è attiva da qualche anno con nomi diversi e a Genova se ne avverte già la presenza nel 1848, quando allo scopo di raccogliere fondi per sostenere i militari che combattono nella Prima Guerra per l’Indipendenza,Tammar Luxoro, riunendo attorno a sé gli artisti, organizza una lotteria di oggetti d’arte, che in qualche modo anticipa una delle iniziative della futura Promotrice: l’estrazione a sorte di dipinti,sculture, incisioni, tra gli aderenti.
Una commissione scrive lo Statuto, nel quale si legge che il fondo della Società è formato:
1) da un numero indeterminato di azioni a L. 20 ciascuna, assunte dai soci (in totale saranno 454);
2) con la ritenzione del 5% sui prezzi dichiarati delle opere esposte e vendute;
3) con qualunque altro imprevisto. Inoltre ogni socio ha diritto: a partecipare all’estrazione dei premi, al compenso deliberato dalla Società, all’ingresso dell’Esposizione, nei giorni in cui sia aperta al pubblico, unitamente alle persone che fossero in sua compagnia.
Il 1850 è l’anno della prima esposizione (174 opere di 82 artisti), che si tiene negli spazi dell’Accademia Ligustica.
Gli autori sono nella maggior parte ancora legati alla pittura accademica, ma tra loro c’è Tammar Luxoro, paesista e vedutista, primo sostenitore della pittura di paesaggio dal vero.
Caratteristica di questa prima collettiva, e delle altre che verranno, sarà la presenza non solo di artisti liguri, ma anche di altre regioni tra cui i già affermati Giuseppe Palizzi, Carlo Ademollo, Carlo Sereno e Carlo Felice Biscarra, di pittori svizzeri e francesi delle scuole di “Calame” e di “Barbizon”, olandesi, inglesi, polacchi, ungheresi.
Intanto la Liguria, nell’ultimo scorcio dell’Ottocento, va trasformando la sua economia da marinara, contadina e commerciale in quella di una regione ad elevata specializzazione e concentrazione tecnica e finanziaria, fondata sulle interdipendenze tra cantieristica, meccanica pesante e siderurgia, che qualificano il sistema imprenditoriale ligure. (Rugafiori 1994)
Tra gli associati alla Promotrice molti furono i soci illustri: il Re d‘Italia, i Reali di Spagna, i Marchesi Spinola, Pallavicini, Doria Pamphili, Sauli, Serra Giuseppe Verdi, il sindaco di Genova barone Podestà.
Si riducono a poco a poco gli aristocratici, i militari, gli amministratori locali, passando da 50 a 25,mentre compaiono i nomi di borghesi, banchieri, bottegai, artigiani (i confettieri Romanengo, il pastaio Rossi, il tappezziere Parodi, il mercante Muller, il sarto Marques, il parrucchiere Castagnola.
Ma il numero dei soci cala sensibilmente tra il 1870 e il 1890, passando da 819 a 693.

Dopo il 1850, la grande novità è costituita dalla presenza degli artisti della scuola dei “Grigi“, che hanno abbandonato le tematiche storiche e auliche, per dedicarsi al paesaggio dipinto dal vero.
Sulla nuova tendenza ha avuto un ruolo significativo il principe Odone di Savoia, quartogenito di Vittorio Emanuele II.
Ridotto fin da piccolo da una grave malattia delle ossa su una sedia meccanica, viene relegato a Genova dalla corte sabauda a partire dal 1861,  “perché…la vista del principe deve suscitare nel popolo ben altri sentimenti che di pietà” (Thomas Mann).
Ha solo 15 anni, ma nei cinque in cui resterà a Genova fino alla morte, avvenuta il 21 gennaio 1866, avrà nel piemontese Angelo Beccaria un ottimo maestro di disegno e in Santo Varni un consigliere fidato, si circonderà di artisti non solo liguri, di cui sarà appassionato committente e consigliere, sosterrà la Promotrice di Belle Arti di Genova, com’era nella tradizione della famiglia sabauda con la Società torinese, privilegiando negli acquisti alle esposizioni del 1864 e 65 le opere di Tammar Luxoro e della scuola dei “Grigi”, di Musso, Alfredo D’Andrade, Ernesto Rayper, del macchiaiolo Vincenzo  Cabianca, ma con un occhio di riguardo anche per la pittura tradizionale, che aveva il fulcro nell’Accademia Ligustica, con Giuseppe Frascheri e Giuseppe Isola.
L’intera collezione di Odone di Savoia alla sua morte, per donazione del padre, passerà al Comune di Genova e quando finalmente la Galleria d’Arte Moderna restaurata tornerà all’antico splendore, sarà possibile vedere, finalmente riunite, le opere donate dai Savoia ed esposte alla grande mostra dedicata al Principe tra dicembre 1966 e febbraio 1967.
Promotrice di Belle Arti di Genova del 1885 vede tra i liguri Cesare Amadori, Antonio Barabino, E.L.Beltrami, Santo Bertelli, Andrea Figari, Domenico Pasquale  Cambiaso e tra gli artisti di altre regioni Giovanni Fattori, Carlo Follini, Sallustio Fornara, Eugenio Gignous.
Intanto partecipano alla trentottesima edizione del 1890,che si svolge nel Ridotto del Teatro Carlo Felice, i più significativi artisti di altre regioni (Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Ruggero Panerai, Pietro Fragiacomo, Bartolomeo Bezzi, Noè Raimondo Bordignon,  Leonardo Bazzaro, Antonio Pollini,  Carlo Felice Biscarra, Ruggero Panerai, Ermenegildo Agazzi, Orfeo Orfei, Francesco Scarpinato) e liguri: tra questi Serafino de Avendaño espone una Scogliera a Nervi; Andrea Figari un Nido di gabbiani; Alfredo Luxoro Una buona lama; Giuseppe Pennasilico Notre DameBalbi Cesare di Robecco In porto; Giuseppe Sacheri Verso sera.
Nelle Promotrici di Belle Arti di Genova di fine secolo espongono anche artisti che privilegiano l’arte plastica e la grafica; l’attenzione del pubblico è vivissima, mentre la Belle Epoque celebra i suoi trionfi e l’arte del ritratto, specie delle signore borghesi che fanno la loro comparsa sulla scena della vita mondana, ha nobili cultori.

L’esposizione del 1892, in coincidenza col quarto centenario della scoperta dell’America, ha una sede prestigiosissima: l’Esposizione Italo Americana nel Palazzo delle Belle Arti.
Vi compaiono 1124 opere tra dipinti, sculture ceramica e fotografia, con particolare riguardo per i soggetti colombiani.
Il catalogo ancora esile come gli altri ha però una copertina celebrativa elegante secondo il gusto dell’epoca, con l’immagine del genio alato che poggia una mano sullo stemma di Genova e innalza con l’altra una corona, e il ritratto di Colombo eseguito da Antonio Zona.
Ed ecco i prezzi di alcuni dipinti in mostra: per un Lorenzo Delleani: Presso Torino L. 500; L.2500 per Mammina di Giuseppe Pelizza da Volpedo; 4.000 per Ritorno all’ovile di Giovanni Segantini, mentre il Mattino del ligure Raffaele Giannetti è valutato 3.500 lire, il Fienaiolo di Plinio Nomellini vale L. 800, le Lavandaie di Santo Varni L. 1.500.
Ma la crisi, fisiologica nella crescita di qualunque organismo, è in agguato ed esplode con la mostra del 1908.
L’argomento del contendere non è nuovo: innovare o restare fedeli alla tradizione?
La spaccatura, avvenuta il 6 aprile 1909 in occasione dell’assemblea dei soci, decreta la fine delle vecchia Promotrice di Belle Arti di Genova sulle cui ceneri nascono due nuove società: la Promotrice di Belle Arti “Alere flammam”

in cui confluiscono gli artisti della vecchia guardia e la Società di Belle Arti animata dalla “Giovine Italia”.
Promotrice di Belle Arti di Genova prosegue nel 1910, con le significative presenze di Pietro Dodero, Cornelio Geranzani, Rubaldo Merello, Eugenio Olivari: il Divisionismo e altre correnti innovatrici dell’arte si sono ormai imposte e nelle collettive si inseriscono per iniziativa della Società anche le personali, come quella di Federico Maragliano, presente con molte opere nel 1913 e quella di Cornelio Geranzani e Giuseppe Sacheri, rispettivamente con venti e trenta opere.

Il ripetitivo Giuseppe Sacheri si presenta con la novità dei dipinti olandesi.
L’esposizione del 1917, in piena guerra, vede ben 142 dipinti dell’immaginifico  Giuseppe Pennasilico, mentre si fa strada il Simbolismo rappresentato da Antonio Giuseppe Santagata, Alberto Helios Gagliardo, Plinio Nomellini e sul fronte del Divisionismo trionfano le personali di Rubaldo Merello, dedicate la maggior parte alle esplosioni solari di San Fruttuoso di Capodimonte.
Alle nuove Promotrici continuano a partecipare artisti da tutta l’Italia, in un mutuo scambio di esperienze e di messaggi, ma nel 1926 la Società dedica agli artisti liguri dell’Ottocento una grande collettiva, in cui sono presenti Armando Barabino, Santo Bertelli, Pasquale Domenico Cambiaso, Alfredo D’Andrade, Serafino De Avendaño, Giuseppe Frascheri, Francesco Gandolfi, Benedetto Musso, Federico Peschiera, Matteo Picasso, Giuseppe Raggio, Ernesto Rayper, quest’ultimo con quaranta opere tra bozzetti e dipinti per lo più ispirati al paesaggio rasserenante delle campagne di Carcare, quando ancora la val Bormida era un’oasi di verde e di serena tranquillità agreste.

Il regime fascista accentua il carattere localistico delle esposizioni, legandole maggiormente al territorio con l’ordine gerarchico e selettivo delle mostre provinciali, regionali e nazionali, limitando di fatto il libero dibattito con l’obbligo dell’appartenenza, da parte degli artisti, al sindacato del regime.

Con l’esposizione del 1941 e l’inizio della seconda guerra mondiale si chiude l’esperienza delle vecchie Promotrici.
Dalla ricerca incrociata tra gli scarni 87 cataloghi editi con periodicità annuale dal 1850 al 1955,emergono alcuni dati statistici interessanti: le opere esposte sono state in totale 25.000 con un numero di 3400 espositori da ogni regione italiana.
Quanto ai singoli autori: Leonardo Bazzaro èpresente del 1874 al 1936 con 166 opere; Giuseppe Sacheri dal 1883al 1926 col primato di 253opere; Antonio Varni dal 1858 al 1907 con 162; Ippolito Caffi con 11 opere dal 1850 al 1854; di Guglielmo Ciardi si registrano 26 opere tra il 1869 e il 1887, mentre Giovanni Fattori è presente dal1875 al 1907 con 33 quadri; di Vincenzo Irolli si contano 10 opere dal 1892 al 1912; di Alberto Issel 54 opere tra il 1866 e il 1880; di Emilio Donnini 58 dipinti tra il 1850 e il 1881; di Enrico Reycend 84 dipinti dal 1875 al 1924; 119 di Carlo Follini dal 1876 al 1919; di Pompeo Mariani 66 dal 1881 al 1914.
Di mostra in mostra si arriva al 1941, la guerra interrompe ogni attività, e solo nel 1951, usciti dall’emergenza si riprende, causa l’inagibilità della sede istituzionale del Teatro Carlo Felice, danneggiato dalla guerra, con una rassegna al Teatro del Falcone, dove espongono tra gli altri Emilio Scanavino, Giannetto Fieschi, Bruno Cassinari, Umberto Lilloni, Raimondo Sirotti, Aurelio Caminati solo per citarne alcuni.
L’attività poi prosegue, stentatamente, nelle sale di Palazzo Rosso ma, per le difficoltà economiche e le diverse visioni dell’arte fra i soci,  nel 1962 la Promotrice di Belle Arti di Genova sospende la sua attività.

Nel 1992 un gruppo d’artisti ed amatori ridanno vita alla gloriosa associazione che, nello stesso anno, tiene a Palazzo Ducale la sua prima, anzi 93esima mostra, a cui segue nel 1996 quella di Finale Ligure, anno in cui, grazie alla disponibilità delle Ferrovie dello Stato, apre la sua sede espositiva nell’atrio della Stazione Principe, amplia i propri programmi con una sede distaccata a Sanremo (poi divenuta autonoma),  con numerose iniziative a favore degli artisti liguri.
Nel 2000 i locali espositivi vengono dalla  proprietà destinati ad altro uso e  la Promotrice di Belle Arti di Genova si trasferisce nell’ attuale sede che fu, per 120 anni, studio di pittori fra cui Edoardo De Albertis, Riccardo Lombardo e lo scultore Lorenzo Orengo.
Oggi, pur senza una propria sala mostre, la Promotrice continua la propria attività di promozione degli artisti liguri con l’organizzazione di  mostre e convegni nella Regione, e nello sviluppo di scambi culturali con i Paesi Africani impegnando i suoi soci, in collaborazione con  privati ed associazioni, nella ricostruzione dell’Ospedale di Grand Bassam in Costa d’Avorio ed in altre iniziative di solidarietà nei paesi in via di sviluppo.

Alcuni pittori protagonisti delle Esposizioni alle Promotrici di Belle Arti a Genova:
Gaudenzi Pietro, Discovolo Antonio, Ferrario Linda, Gagliardo Alberto, Galletti Guido, Gargani Alfredo, Geranzani Cornelio, Grosso Orlando, Guerello Domenico, , Motta Domingo, Villani Antonio, Bazzaro Leonardo, Craffonara Aurelio, Sacheri Giuseppe, Addonide Francesco Serafino, Albino Pietro, Arnulfo Lodovico, Augier Luisa, Baghino Stefano, Balbi Angelo, Ballo Luigi, Barbino Armando, Barison Giuseppe, Baroni Luigi, Bassano Salvatore, Benech Stefano, Bertolotti Cesare, Bifoli Enzo, Bocchi Emilio, Cabutti C. F., Calderara Edoardo, Cavalieri Lodovico, Cominetti Giuseppe, D’Amato Federico, Drago Romeo, Fayod Carlo, Figari Andrea, Fodera Maria, Follini Carlo, Gibelli Camillo, Ghersi Mimina, Guandalini Vittorio, Lagostena Pietro, Lercari Riccardo, Lombardo Riccardo, Lombardo G. B., Luxardo Lazzaro, Luxoro Alfredo, Maragliano Federico, Massa Lorenzo, Meineri Guido, Menegozzo Vasco, Merati Virginia, Merello Amedeo, Molfino Giuseppe, Morteo Ettore, Neuschuler Alberto, Noce Francesca, Nomellini Plinio, Olivari Eugenio, Palvis Adalgisa Pierina, Paradisi Luigi, Parodi Figari Beppa, Pellicciotti Amilcare, Pennasilico Giuseppe, Pinelli Gentile Agostino, Rossi Vittorio, Santagata Giuseppe, Sclavi Ettore, Schiaffino Antonio, Soria Fernando Oscar, Stengel Enrico, Tomei Mario, Vaccai Alfredo, Valizone Flaminia, Viazzi Alessandro, Armando Vassallo.

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