Fillia, Portovenere

Che il Golfo della Spezia sia stato il fiore all’occhiello e la sua bellezza inusuale la musa per generazioni di poeti romantici, lo sapevamo.
Sappiamo anche che il primo ventennio del ‘900 ci ha visti protagonisti della stagione futurista; ciò che forse ignoriamo è la definizione che Tommaso Marinetti ci ha riservato: golfo delle meraviglie perché animato dal perfetto ed armonico connubio tra la bellezza naturale e il plastico intervento umano.

Prampolini, Ritratto di Marinetti poeta del Golfo della Spezia

A colpire Marinetti e quindi a convincerlo di investire nel golfo le proprie energie artistiche e letterarie (basti ricordare infatti che istituì il premio di pittura Futurista del Golfo della Spezia e un medesimo concorso di poesia) fu la vivacità tecnologica della piccola provincia ligure che nonostante la limitatezza numerica, contava di ben due eliporti come dimostrato dalle mirabolanti avventure dell’idrovolante di Balbo.

Il culto della macchina, l’esaltazione della velocità, del motore e del plasticismo espresse nel Manifesto del Movimento Futurista apparso su Le Figarò nel 1909, erano ben presenti nel golfo dove approdò solo tra la fine degli anni venti – primi anni trenta.
La penetrazione del futurismo negli ambienti culturali ed artistici spezzini era iniziata grazie all’attività di Giovanni Governato un giovane pittore legato al movimento anarchico.

Tra Governato e Marinetti fu subito feeling. Governato infatti, è stato una punta di diamante de L’Eroica speso criticata per il suo “passatismo”.

1943-1944 sul Governato, assieme ad altri intellettuali del Cenacolo della Zimarra, organizzava al teatro Trianon teatro dei nostri non troppo eterei ideali (come lui stesso lo definì’), delle rassegne pittoriche in pieno stile Dada: il primo successo lasciò il posto al nulla .
La profonda influenza di sentimenti anarchici, suscitò non pochi clamori e indignazioni tra i benpensanti: l’infervorato gruppo spezzino, a causa di problemi giudiziari, si dissolse in breve tempo.
Siamo nel 1920.
Per il vero e puro compimento della stagione futurista, c’è ancora tempo.
Dobbiamo attendere il 1932 con l’avvento dell’Aereopittura, una declinazione pittorica che consente una sintesi tra la velocità e l’ebbrezza del volo e la modernità della macchina e dell’aeroplano. Marinetti trovò l’ispirazione per la stesura del suo Aereopoema dopo un lungo volo in idrovolante sul golfo delle meraviglie esordendo con:

Gloria agli uomini che vestiti d’amianto, seduti sull’inferno di un motore, la cui potenza è simile alla divinità, e che si lanciano a 600 km all’ora, seminando come stracci dietro di loro i pezzi del suono sconfinato, il rapporto simbiotico tra la città, il futurismo e gli idrovolanti, contribuì a cambiare il volto del nostro golfo che andava via via aprendosi verso nuove prospettive culturali di vasto respiro.

Dopo le sporadiche iniziative pittoriche al Duca degli Abruzzi, la grande occasione per uscire nel bel mondo, si ha il 29 novembre 1932 con l’inaugurazione della mostra Aereopittura.
Arte sacra futurista la cui “audacia in una città non allenata ad intendere pienamente il valore ed il significato di un movimento che ha scosso quel concetto del vecchio come valore in sé e del nuovo come difetto” , fu sottolineata dallo stesso Marinetti.
Al timone della rassegna vi era la casa d’’Arte di Pietro Salmojraghi che scelse come direttore operativo niente meno che Fillia di cui possiamo ammirare il famosissimo mosaico nella torre delle poste.

Architetto piemontese amico intimo dello spezzino Renato Righetti futurista ante litteram con cui condivideva l’esperienza editoriale presso il periodico futurista romano Sant’Elia, si presentò alla rassegna con più di 20 bozzetti destando particolare interesse.
Alla mostra del 1932 avevano aderito i migliori pittori del movimento futurista tra cui: Guadenzi, Alfieri, Alidada, Anselmo, Farfa, Lionni, Lombardo, Poglotto,Torre, Tullio D’Albissola, Marisa Mori.

Guadenzi Alf, Prue


Leggere il nome di una donna tra le artiste aderenti crea un incredibile scalpore; Marisa Mori una tra le punte di diamante del futurismo spezzino, era un’ artista fiorentina allieva prediletta di Casorati.
Aderì al futurismo nel 1932, grazie soprattutto all’ influenza dell’aeropittore e scrittore Fillia.
La pittrice esordì ad ali spiegate nell’aerovita futurista,
insieme al gruppo dei futuristi liguri-piemontesi, proprio in occasione della mostra.
Nel 1933, la Mori partecipò alla prima edizione del Premio di Pittura “Golfo della Spezia”, conquistando un terzo premio di 2000 lire, con il trittico Sintesi romantica, militare e gioiosa del golfo della Spezia , opera che, mediante delicatissime tonalità cromatiche, celebra con una visione aeropittorica i diversi aspetti della città e del golfo.
Fu al Premio di Pittura del “Golfo della Spezia” che la Mori conobbe Maria Questa, un’artista spezzina che si accostò al movimento futurista proprio in occasione della grande competizione organizzata dalla Casa d’Arte Salmojraghi nel 1933, partecipando con le sue due opere “Rustico” e “S. Terenzo”.

La Questa si distinse anche in occasioni meno ufficiali, come per esempio la serata danzante “travolgentemente futurista” svoltasi nell’agosto del ’33 sul lungomare di Lerici: Il breve accenno alle due artiste futuriste fornisce l’occasione per chiarire la visione marinettiana del genere femminile
La critica futurista fu infatti rivolta non contro la Donna in quanto tale, ma contro una concezione del femminile legata alle vecchie tradizioni passatiste: da un lato lo stereotipo decadente della “femme fatale” , tipica di certe eroine misteriosamente velate, tormentate
da passioni e amori morbosi ed impossibili del visionario di Gabriele d’Annunzio, considerato pertanto la “bestia nera” dei futuristi; dall’altro quello della donna sottomessa e succube dell’uomo.
Del resto, nell’ottica rivoluzionaria del movimento, che attaccava così saldamente il “passatismo”, era evidente la necessità di revisionare la vecchia immagine del femminile, al fine di strutturarne una nuova, più moderna, dinamica e, appunto, rivoluzionaria autonoma, indipendente e artefice del proprio destino.
Una posizione decisamente avanguardista.
Il grande avvenimento culturale sarà però un anno dopo; nel 1933 infatti, per diretta volontà di Marinetti, viene inaugurata la prima edizione del Premio di pittura del Golfo della Spezia.

Le adesioni furono tantissime; dai pittori di tutta Italia arrivarono infatti più di 154 opere.
Ad esaminare scrupolosamente le opere vi era Marinetti in persona, Fillia, Prampolini e Antonio Mariani.
Il primo premio fu assegnato ad un artista perugino Gerardo Dottori per il suo trittico Il golfo armato. Considerato il più grande e visionario,

vinse per aver meglio di ogni altro rispettato il tema e glorificato le bellezze naturali e le forze meccaniche del
golfo fissando nei tre quadri della Spezia, Lerici e Porto Venere l’atmosfera, le caratteristiche e le potenze
che soltanto una sensibilità moderna e tecnicamente matura poteva interpretare. Così recitava il verbale
finale della giuria.

L’evento ottenne un’incredibile risonanza. La mostra spezzina era sia uno spartiacque importante nella storia del futurismo: da quel momento in poi infatti la commistione arte, architettura plastica e futurismo si accontentò, sia nella vita del golfo che in poco tempo passò dall’essere trascurato all’essere decantato e lodato grazie all’incessante pubblicità marinettiana.
A questo punto sorge una domanda: fu più importante il golfo per Marinetti o Marinetti per il golfo?.
Forse entrambe basti pensare che proprio da qui Marinetti rivolgeva la propria infuocata sfida ai poeti italiani troppo ancorati alla tradizione e al bello plastico.
Nel giro di pochi anni si da vita all’Aereopoema del Golfo della Spezia.
Nel 1935 il grande concorso di poesia dove a spiccare fu Corrado Govoni. L’ideatore rimase nell’ombra.
Dopo varie polemiche e incomprensioni con la commissione esaminatrice, decise di non partecipare.
L’esperienza dell’aereo vita nel golfo stava volgendo al termine.
L’apertura del Palazzo delle poste realizzato da Mazzoni e “dipinto” a mosaico da Fillia e Prampolini nel marzo del 1936, segna il calo del sipario sull’esperienza futurista nel golfo delle meraviglie.
Le avvisaglie della guerra d’Africa con la nascita dell’impero, la guerra di Spagna, l’imperversare del nazismo fecero rivalutare il tanto decantato culto della macchina.
La vivace stagione futurista fu ben presto lasciata nel dimenticatoio.
Il rapporto forzato con l’ideologia fascista che si appropriò della forza dirompente del movimento, non aiutò.
Ad oggi come non mai è necessario e doveroso fare i conti con la propria storia riconoscendo agli eventi la giusta importanza.

Samantha Ferrari, Golfo dei Poeti o Golfo delle Meraviglie?, in Società Storica Spezzina, 2017
Franco Dioli, Redazione pagina web