Marcorengo  (TO) 1871- Torino 1951

Giulio Romano Vercelli pittore che ha operato in Liguria

Giulio Romano Vercelli nacque a Marcorengo , frazione del comune di Brusasco, ma Comune in quel periodo, il 3 luglio 1871 da Angela Emanuel e da Giuseppe (detto anche il contadino-poeta). 
Dimostrò subito di essere  attratto dal colore, cercava in tutti i modi, fin da piccolo, materiali semplici, gessetti e pastelli, per produrre impasti per le sue pitture. 
Egli amava in particolare le scene ed i paesaggi  del mondo contadino,  la cascina del nonno, la campagna circostante, le piazze assolate di quei paesi dove si radunava la massa contadina dopo la messa domenicale, le aie con i bambini vocianti intenti ai loro giochi, lo sfoglio della meliga nell’ora del tramonto, le donne tese a cucire, a fare il bucato o a sciorinarlo: tutto questo finiva sulle sue  tavolette, quasi sempre di piccolo formato ma  ricche di colori puri.
Era il 1888 e Giulio Romano partì per andare a dipingere le pareti di una chiesetta a San José de Picu.
Amava la sua terra, le sue colline, ma capì che l’esperienza in Sudamerica gli avrebbe personalizzato lo stile, facendolo crescere come artista
Dopo un anno di lavoro, nel maggio del 1889, a bordo di un battello a vapore, fece ritorno nel vecchio continente, sbarcando a Marsiglia.
Durante il tragitto conobbe monsieur Targhetta, un nizzardo  amatore d’Arte che aveva riconosciuto subito  il valore del giovane artista.
Era quello un periodo di cambiamenti culturali, anche nell’arte e nella pittura.
Questo convinse il Vercelli a ripartire, ma questa volta per Parigi, dove allora confluivano artisti da tutto il mondo; e lì, sempre accompagnato dall’amico Targhetta, andò a conoscere quei maestri che, non ancora riconosciuti, corrispondevano ai nomi di Monet e Cezanne; quest’ultimo lo accolse nel suo studio e dopo averne visionato le opere (gliene acquistò una che a tutti i costi volle pagare) lo esortò a continuare a produrre opere, perchè lui stesso era il proprio maestro.
L’ambiente degli impressionisti ebbe notevole influenza su Giulio Romano. 
Inizialmente appare molto vicino al Postimpressionismo e solo in un secondo momento alla pittura dei Fauves, con la sua pennellata aggressiva.
In realtà non espresse nè volle identificarsi in uno stile preciso, anzi, cercò di essere libero e spaziare dove lo conduceva l’estro: dalle scene di genere, al paesaggio, alla pittura sacra, alla natura morta.
Nel 1906 entrò a far parte della Società Promotrice delle belle arti di Torino e nell’annuale rassegna espose Frutteto d’Aprile che acquistata dalla Società stessa fu sorteggiata fra i soci.
Forse fu in quell’occasione che nacque il sodalizio con l’albese Giovanni Rava di tre anni più giovane, ma anche lui impegnato a conquistarsi uno spazio di riguardo nel mondo artistico.
L’amicizia tra i due sarà lunga e durerà tutta la vita, portandoli a dipingere in America Latina, sulla Costa Ligure e su quella Azzurra con l’allestimento di mostre nelle varie città.
“E’ attratto dal mare, ed eccolo per primo a Camogli. Scopre poi Celle Ligure, Noli e Sestri Levante, vi scopre soprattutto la schietta sincerità di spiagge non ancora contaminate dalla “moda” e quella dei pescatori che vivono d’una rude fatica fisica. Appena può si muove con la moglie e i figli verso questi luoghi costieri per soggiornarvi ” (G. Mandel, 1967)

La famiglia al mare

La sua invidiabile capacità lavorativa lo portò alla scoperta della marina ligure, innamorandosene follemente: dipinse a Camogli, Celle Ligure, Sestri Levante, Noli, Spotorno, Alassio, Laigueglia, Albisola, spiagge allora segnate principalmente dal duro lavoro dei pescatori e dal lavorio delle donne e dei vecchi intenti a riparare le reti.
Tutti quei lavori furono poi esposti in due mostre tenutesi a San Remo nel 1917 e nel 1918.

Porto di Camogli. La sera, 1913

Nel 1916 fu invitato all’annuale Mostra della Permanente di Milano tenutasi nel palazzo di Brera dal 8 settembre al 12 ottobre.
Giulio Romano Vercelli nel 1928 la città di Torino si apprestò a celebrare due grandi avvenimenti: il IV Centenario di Emanuele Filiberto di Savoia e X Annuale della Vittoria, ed in questa occasione furono inaugurate varie Mostre Industriali e Coloniali.

Il 1944 fu un anno di dolore: il figlio Aroldo cadde in battaglia: gli verrà assegnata una medaglia al valore militare.
Fortemente provato nel morale, decise di rinunciare ad esporre le sue opere, ma di dedicarsi in modo particolare a seguire la figlia Gemma ormai pittrice affermata.

Galleria