Massa Lombarda 1856-1915
Torchi Angelo pittore che ha operato in Liguria
Per assecondare la sua precoce inclinazione al disegno, l’intera famiglia nel 1874 si trasferì a Firenze dove, terminato il liceo artistico, seguì gli insegnamenti di Lorenzo Gelati e Carlo Markò, non pittori d’avanguardia, ma pionieri della pittura en plein air nella Scuola di Staggia: Torchi trovò un equilibrio tra la loro linea e quella più sperimentale degli amici macchiaioli.
Nel 1880 si recò con Attilio Pratella a Napoli dove rimase per circa un anno frequentando la scuola di Alceste Campriani e grazie al maestro napoletano riuscì a moderare la rigidità del tratto disegnativo trasmessogli dal Gelati.
La nostalgia dell’ambiente familiare lo spinse però a rientrare a Firenze.
A partire da questi anni la sua presenza fu costante alle mostre della Società di incoraggiamento di belle arti di Firenze, esponendo anche all’Accademia di Brera e alla Società promotrice di Torino.
Ogni anno, Torchi torna più volte in Romagna per provvedere alla gestione dei beni agricoli di famiglia e ne sono testimonianza i ricorrenti paesaggi di soggetto romagnolo.
La conoscenza di Silvestro Lega e di Telemaco Signorini, unitamente alla frequentazione di Diego Martelli, lo conducono a scelte di campo in un ambito post-macchiaiolo dove prevalgono sentimenti regionalisti e di umanitarismo populista.
Seguirono anni di intensa attività espositiva a Torino, Milano e Roma dove, a partire dal 1882, figurarono accanto alle opere napoletane altre di soggetto nuovamente toscano e romagnolo. Tra queste ultime ricordiamo In risaia dopo il raccolto del 1883.
Nel 1885 trascorre parte dell’estate nella villa di Martelli a Castiglioncello dove esegue studi dal vero e nel 1886 partecipa alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno.
Nel 1887 espone Milano e a Firenze Grande tronco, opera di notevoli dimensioni e significativo esempio di una raggiunta maturità artistica.
Insieme a lui, a Lega, Fattori, Ulvi Liegi, Angiolo e Lodovico Tommasi, Alfredo Muller, Francesco e Luigi Gioli partecipò nel 1886 alla I Mostra livornese esponendo sette dipinti di vario soggetto e ambientazione.
È del 1889 il viaggio a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale dove, su consiglio di Diego Martelli, inviò tre quadri, qui conobbe Marcellin Desboutin e ebbe modo di ammirare le opere di Degas, Manet, Pizzarro, Monet e Raffaelli.
Con Gioli e il pittore Arturo Lemon si spostò a Londra, dove rimase colpito da John Constable, “veramente meraviglioso, e padre di tutta l’arte moderna” e i Preraffaelliti.
Dopo Parigi e Londra sempre nel 1889 si recò a Genova in compagnia degli amici Kienerk e Nomellini e qui nacquero le sue prime opere compiutamente divisioniste come Pergolato e Giardino con casa.
Scriverà: “Di quassù si gode il mare bellissimo e si può studiarlo nelle sue varie manifestazioni dal punto di vista delle nostre ricerche moderne, senza fare troppa strada tanto più che siamo costretti a farne abbastanza per recarci dalle nostre rispettive case allo studio la mattina e viceversa altrettanto la sera. Qualche volta la sera ci spingiamo fino in città, anzi nel cuore della medesima, attratti dal bisogno di acquistare quei colori di cui col nuovo sistema si fa maggior sciupio […]. Nomellini ha fatto diverse cose già, alcune delle quali prima che io arrivassi qui, nelle quali vi è molto del buono come tentativo specialmente di pointillé e di vibrazione di luce”
Frequenta anche Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli; dai primi anni Novanta, fin verso il 1896, si avvicina al Divisionismo: Grano al sole del 1891-92, San Miniato al Tedesco, Il tram rosso.
È, questo, il momento del suo maggiore rinnovamento e il più noto e apprezzato dalla critica; l’attività espositiva proseguì a ritmo serrato partecipando alle Promotrici e alle principali mostre nazionali.
Morti Lega nel 1895 e Martelli nel 1896 e chiusa la parentesi divisionista, Torchi allenta la sua tensione creativa e si avvia verso un isolamento tanto artistico quanto personale.
Nel suo studio di Firenze continua, anche con pastelli, a eseguire vedute e ritratti che poco aggiungono alla sua produzione precedente se non per un senso di disfacimento della materia pittorica e per una evanescenza delle immagini ritratte che tuttavia non riescono ad assurgere a testimonianza significativa nel mutato panorama artistico dei primi anni del secolo.
L’ultima sua apparizione importante fu nel 1914 alla Biennale di Venezia.
Nonostante abbia fatto parte del clima post-macchiaiolo e divisionista, abbia partecipato a varie biennali veneziane e a importanti mostre a Torino, Milano, Firenze, Bologna, Livorno, Roma, Faenza, Torchi rimane un artista dimenticato o, quanto meno, poco conosciuto.