Monza (MB) 1929 – 2020

Luigi Stradella pittore che ha operato in Liguria

Luigi Stradella nipote di Emilio Parma , accreditato pittore monzese fedele continuatore della tradizione pittorica ottocentesca, trova nella cerchia familiare gli stimoli per imboccare la strada della professione artistica.
Studia e si diploma nel 1952 all’Accademia di Brera, avendo tra i suoi insegnanti Aldo Carpi, una delle figure che lasceranno un’impronta indelebile sul suo futuro operato. 
Per vent’anni dal 1956 insegna alla Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano ma già nel 1951 esordisce al Premio “Città di Monza” e nel ’56 si ripresenta nella II edizione conseguendo un premio acquisto.
Sono gli anni della partecipazione ad alcuni premi italiani, come il prestigioso Premio Lissone, il Città di Monza il Premio Marzotto, la Biennale di Rimini, la Quadriennale di Torino.
La prima personale risale al 1956, con le sue opere alla Galleria Schettini di Milano con presentazione in catalogo di Aligi Sassu.
Risale a questi anni la sua prima frequentazione della Liguria che diverrà poi più stabile dopo l’acquisto di un’abitazione – studio a Sestri Levante.
L’anno successivo una mostra alla Bussola di Torino, presentata da Gianni Marussi, nelle quali un giovane pittore si presenta all’insegna di un realismo moderatamente permeato da una linea sperimentale nell’uso del colore.

Le esposizioni collettive e personali si fanno via via più numerose; molte le partecipazioni a mostre e premi di pittura organizzate da istituzioni pubbliche e private.
Il passaggio definitivo dal figurativo all’astrazione arriva nel 1961, con l’opera Novembre sul Lambro, che Dario Porta ha segnalato come il momento di passaggio all’informale.
“Riesce a scovare nelle più prosaiche situazioni della vita quotidiana dei segni che poi riporta sulla tela, – aveva spiegato Porta – pescando nel proprio inconscio gli strumenti per decriptarli. È straordinario vedere come abbia preservato intatto nel tempo la capacità di cogliere e manifestare per mezzo della sua arte gli elementi vitali dispersi tra le pieghe del mondo”.
Si dedica anche alla grafica e per un lungo periodo alla pittura con i pastelli a olio.
La sua maturità artistica lo vede impegnato tra Monza e Urbino, tra le intonazioni fredde della luce lombarda e quelle chiare e avvolgenti delle terre marchigiane.
La sensibilità intensa di Luigi Stradella non sfugge alla critica, che ben presto gli dedica una cospicua letteratura con saggi di Marziano Bernardi, Carlo Munari, Raffaele De Grada, Leonardo Borgese, Luigi Carluccio, Roberto Sanesi, Marcello Venturoli, Fortunato Bellonzi, Mario De Micheli, Mario Luzi, Enrico Crispolti, Carlo Bo, Paolo Volponi, Alberico Sala, Rossana Bossaglia e molti altri autori.
 La sua attività espositiva non conosce sosta. Il suo rapporto con la sua città natale è continuo, dopo le partecipazioni ai Premi Città di Monza, nel 1993 una sua mostra personale è organizzata in Arengario dai Musei Civici; seguiranno molte altre esposizioni personali, tra le quali quella recente (2012), alla Galleria d’Arte Contemporanea di Lissone.
Ricco e di estremo interesse il corpus di opere passate al patrimonio civico del Comune di Monza, in particolare va segnalata l’opera Passione secondo San Matteo, realizzata dal maestro nel 1998 per il fondale della Civica Sala Maddalena.
“Amo la luce e la nascondo nell’ombra, in un mistero di contrasti” aveva spiegato allora l’artista alla cronista del “Cittadino” Sarah Valtolina “mi hanno riconosciuto una sorta di schizofrenia dei segni, ci sono momenti nei quali la mano si muove da sola, animata da un suo spirito indipendente e capace di riempire la tela. Il colore per me è un segno interiore e non un semplice tratto empirico”
Luigi Stradella è stato un maestro della pittura contemporanea, uno straordinario artista che nelle sue opere ha trasfigurato la realtà in immagini di poesia e bellezza.
Tra le mostre che gli sono state dedicate dalla città, oltre a quelle in gallerie private come Montrasio arte, si contano nel 1980 l’antologica alla Galleria Civica intitolata “Il momento del sogno” nei primi trent’anni di attività artistica e poi nel 1993 la personale all’arengario di Monza sempre per iniziativa dei Musei Civici, con catalogo a cura di Paolo Biscottini.
Un lungo rapporto, quello con le collezioni civiche monzesi, che lo hanno portato nel 1999 a donare alla città una “Passione secondo Matteo” dell’anno precedente, con intervento dell’Associazione Amici dei Musei.
“Mi lascio trasportare in epifanie di colori, che dal verde passano al rosso, all’azzurro, al bianco. Il bianco è l’espansione estrema, che libera gli spazi”.  E ancora: “La dilatazione della luce e dell’ombra e mentalmente infinita. I segni, che incidono la superficie, sono brevi e staccati, come la nostra esistenza, una brevità ansiosa di un paradiso immaginato. Tenerezze spente. Melanconie: desiderio struggente di un ritorno alle origini: impossibile. Voracità dell’immenso: vorrei fisicizzare l’invisibile su una superficie che non abbia fine e metterci dentro tutto ciò che sei stato e che sei, un corpuscolo espanso, una scheggia nell’universale silenzio”
“Cinquant’anni di palcoscenico” è il titolo della mostra ordinata da Claudio Rizzi in occasione Cinquantesimo anniversario dalla prima mostra personale alla Galleria Schettini, con presentazione di Aligi Sassu, nel 1956 presentata Maccagno (VA) presso il Civico Museo Parisi Valle sono state esposte quaranta opere che spaziano dalle citazioni storiche degli esordi al recente periodo.

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