Bolzano 1907 – 1995
Tullia Socin pittrice che ha operato in Liguria
Tullia Socin nel corso degli anni giovanili andò definendo e riconoscendo in sè con consapevolezza sempre più lucida e determinata la sua sete di atmosfere luminose e il suo naturale istinto verso il linguaggio del segno grafico: in una parola, verso la sua vocazione alla pittura.
Agli inizi degli anni Venti andò anche definendo e riconoscendo in sè con consapevolezza sempre più lucida e determinata la sua sete di atmosfere luminose e il suo naturale istinto verso il linguaggio del segno grafico: in una parola, verso la sua vocazione alla pittura.
Al periodo veneziano di studi seguono per l’artista ulteriori esperienze di formazione e di approfondimento: nel 1932 a Parigi, dove dipinge ed espone Donna che legge; nel 1934 a Roma presso lo studio del Maestro Giulio Bargellini, che la introduce nella tecnica dell’affresco e la incoraggia ulteriormente, riconoscendo in lei “una vera, autentica, acuta tempra d’artista”
Questi sono anche gli anni di Lerici con le sue barche a vela, le sue casette sul mare e la sua quiete, prima del progresso e dello sviluppo che l’hanno portata a essere la moderna cittadina di oggi.
Lerici con quel suo “castello sulla strada”, come appariva agli occhi dell’artista, impressionata dalla potenza del maniero.
E questo sguardo sulla Lerici di quasi un secolo fa appartiene a una donna nata e cresciuta a Bolzano, in un contesto assai distante dal mare.
Eppure fu proprio nel golfo spezzino che nel 1933 conobbe il successo e lo scultore spezzino Enrico Carmassi (1897-1975) che sposò nel 1944.
Erano gli anni del futurismo, dei mosaici di Prampolini e di Fillia al Palazzo delle Poste, di Marinetti e del Premio del Golfo, in cui la giovane Socin ottenne lusinghieri consensi, ed una medaglia, proponendo proprio un olio su tela che ritraeva la baia di Lerici e uno dedicato al golfo militare.
La suo produzione pittorica è tuttavia legata a tutta la Riviera di Levante della quale ci ha lasciato testimonianze pittoriche carche di atmosfere marine.
Tullia Socin terminata la sua prima esperienza formativa,dal 1933 fino a tutto il 1941, si sentì pronta ad affrontare le sfide della cultura e dell’arte del tempo dentro il contesto socio-politico di un sistema, il quale, pur tendendo a convogliare le espressioni artistiche -soprattutto figurative- verso contenuti ideologici e celebrativi, non riuscì mai, tuttavia, a condizionare nell’artista la sua libertà di ispirazione.
Nel corso degli anni Cinquanta le opere in un primo tempo tradiscono un fuggevole interesse verso i suggerimenti delle tendenze correnti di natura postcubista, progressivamente abbandonati per affrontare un dialogo essenziale, coerente e ininterrotto con la natura, sentita emotivamente in tutta la sua energia vitale.
L’evoluzione dell’artista “è sempre calibrata e controllatissima nelle proprie ricerche linguistico-espressive, animata, com’è, da un’incrollabile fede nella propria visione del mondo, retta da una coerenza assoluta, che potrebbe addirittura venire assunta a definizione morale”.
Il fecondissimo periodo creativo postbellico, fino a tutto il 1974, ha visto Tullia Socin si è trasferita a Torino insieme al marito, il Maestro scultore Enrico Carmassi, all’epoca altrettanto affermato nel panorama artistico della cultura italiana, il quale, da Spezia, era migrato in Piemonte in seguito alla distruzione e al saccheggio del suo studio di La Spezia durante il secondo conflitto mondiale, ma la coppia non recise mai i legami con il Golfo dei Poeti.
Opere della pittrice si trovano alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, alla Galleria Civica di La Spezia, al Museo Civico di Bolzano, alla Cassa di Risparmio della Provincia di Bolzano e in numerose collezioni private a Bolzano, Milano, Torino, Vienna, Monaco di Baviera.