Castagnole Monferrato (CN) 1904 – Torino 1963

Mino Rosso pittore e scultore che ha operato in Liguria


Mino Rosso nel 1926 entrò a far parte del gruppo futurista torinese frequentando assiduamente anche quello ligure di Fillia, Farfa, Diulgheroff al seguito di Tullio d’Albisola.
Al gruppo torinese Ugo Pozzo, Tullio Alpinolo Bracci, Enrico Alimandi più tardi si aggiunsero Pippo Oriani e Franco Costa.
Come scultore, declinando i dettato boccioniano, che predicava di spalancare la figura e chiudere in essa l’ambiente, diede esempi riusciti di resa plastica e formale in cui la componente costruttiva si salda alla concezione tipicamente futurista delIa simultaneità con sviluppi originali sfuggendo ai pericoli del formalismo cubista.
Partecipò dal 1928 a tutte le mostre nazionali e internazionali con il gruppo futurista e alle Biennali veneziane dal 1930 al 1940.
Una sua completa retrospettiva è stata presentata nel 1986 a Torino a Palazzo Barolo e al Piemonte Artistico e Culturale.
Nello stesso anno è presente a Venezia a Palazzo Grassi alla mostra Futurismo e Futurismi e nel 1989 alla mostra Arte italiana: Presenze 1900-1945.
Nel 1989-1990 a Napoli a Castel Sant’Elmo alla Mostra dell’aria e della sua conquista, trasferita poi a Londra all’Istituto Italiano di Cultura, furono esposte, fra altre sue sculture, Volo 1938 e Il paese degli aviatori 1939.
Mino Rosso nel 1990 è rappresentato con 5 sculture a Kassel al Museum Fridericianum alla mostra Italiens Moderne. Futurismus und Rationalismus, trasferita poi a Valencia al l’IVAM Centre Julio Gonzalez con il titolo Vanguardia italiana de entre guerras. Futurismo y Racionalismo: fra le opere erano presenti Architettura femminile 1928, Architettura di una testa 1934 e Volo 1938.
Arte + Sport = Mino Rosso Futurista Opere.
L’importanza infatti di Rosso –sottolinea il critico Roberto Floreani – è quella di aver ricompattato, rianimandolo, il futurismo come unicum dal 1909 al 1944.
Accanto a Rosso si fruiscono il fascino dei fili metallici di Balla, l’impeto del gioco fantasioso di Depero, la strutturalità di Baldessari, l’onirismo di Thayath , la sinuosità di Castellani e di Bosso ecc.
Da notare le sculture di Regina ricche di una energia colma di grazia ,sintesi di sinuosità e di originali ricerche metalliche
Un cenno doveroso a Ivos Pacetti che nella “maschera antigas” anticipa (siamo nel 1932) l’arte pop.

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