Le Grazie (SP) 1923 – La Spezia 1995
Pietro Rosa pittore ligure
Pietro Rosa figlio di maestro d’ascia, disegna fin da bambino quel mondo fatto di mare e di cantieri navali.
Il suo interesse per la pittura si rivela definitivamente quando visita il museo d’arte di Grenoble, dove emigra per lavorare come disegnatore tecnico nell’immediato dopoguerra, dopo aver preso parte alla Resistenza.
La vicenda artistica di Rosa inizia alla fine degli anni Quaranta, col suo ritorno in Italia. Nel 1950 espone in collettiva alla Spezia, con l’Associazione Pittori e Scultori della Spezia.
Dal 1952 al 1956 partecipa al Premio Nazionale di Pittura «Golfo della Spezia», mentre nel 1955, sempre alla Spezia, tiene la prima personale alla Galleria Mazzoni, ottenendo il plauso dei critici Renato Righetti e Ferruccio Battolini.
Trasferitosi per lavoro a Milano, incontra artisti ed intellettuali di spicco come Bruno Cassinari e Leonardo Borgese e nel 1958 tiene una personale alla Galleria Totti.
Verso il 1960 fa ritorno con la famiglia alla Spezia per dedicarsi totalmente alla pittura. Gli anni Sessanta lo vedono uscire dai radar del circuito espositivo ufficiale, mentre aumentano le esperienze da pittore itinerante. La remota provincia italiana di quegli anni, nella sua forte connotazione rurale, gli offre soggetti ideali come le Donne sarde (dal 1968), che, come arcaiche maternità, stringono al proprio grembo i figli, avvolte in scure vesti. Alla monolitica gravità delle Donne Sarde, fa da contraltare la gioiosa leggerezza del Clown. Nato per divertire i più piccoli, il Clown ricorre per tutta la carriera del pittore, come una sorta di autoritratto.
Il grande amore di Rosa è la musica jazz: nel 1968 realizza l’artwork per l’album del contrabassista Giorgio Azzolini “Crucial Moment”.
Le crisi nervose e i tumulti sociali della contestazione, spingono il pittore ad approfondire il proprio lato spirituale e la vena popolare della propria poetica. L’occasione gli viene offerta dalla commissione di due grandi tele a soggetto sacro per la chiesa parrocchiale di Melara.
In un’intervista rilasciata nel 1983 al Secolo XIX, Rosa definisce il proprio stile “una vocazione espressionista legata però ad un modulo classico e con dentro le emozioni dell’uomo”. A tale vocazione vanno certamente ricondotte le colorite asprezze dei paesaggi e dell’umanità di Cinque Terre, Val di Vara e Zerasco: pescatori, palombari, muratori, artigiani, contadini, pastori e trovano in Rosa un fidato testimone del loro mondo.
Nella poetica di Rosa, il legame tra pittura e mondo rurale è tale da spingere la Croce Verde di Manarola a commissionargli le illustrazioni per il Calendario Agricolo 1989/90.
Una ripresa significativa delle mostre avviene nel 1972 con la personale nella rocca di Soncino. Seguono, a ritmo pressoché annuale, decine di mostre in tutte le Cinque Terre, intervallate da mostre nell’entroterra, alla Spezia, Sarzana e ancora Soncino. L’ultima mostra sarà allestita nel 1995 nell’aula consiliare di Framura. Rosa, ammalato, non farà in tempo a smontarla.
Tra le più notevoli prove del Rosa maturo, troviamo i dipinti dedicati al Porto di Spezia soggetto che espone nel 1988 per il sessantenario del Porto Mercantile.
Nel settembre del 1994 Rosa allestisce a Monterosso una personale di sole puntesecche dedicate interamente alle Cinque Terre, dimostrando come la maturazione del segno grafico sia avvenuta in parallelo a quella della sua pittura.
Biografia a cura di Matteo Fiorino
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