Azzanello (CR) 1884 – Susa (TO) 1956
Angelo Rescalli pittore che ha operato in Liguria
Angelo Rescalli, sacerdote per vocazione e pittore per dote naturale,
entrato nel Seminario Vescovile di Cremona nel 1897, venne ordinato presbitero nel 1909 ed inviato come vicario a Vescovato e poi ad Olmeneta.
In quegli anni nacque la passione di Rescalli per la pittura : conobbe i pittori Vespasiano Bignami e Vittore Grubicy dai quali attinse le tecniche della pittura ed i fondamentali del divisionismo.
Nel 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, venne chiamato alle armi e successivamente mandato a Sanremo, dove divenne vice-cappellano nel 1916 e cappellano nel 1917.
Nonostante la fine delle ostilità e le richieste di rientro da parte della Diocesi di Cremona, Rescalli rimase in Liguria dove la sua carriera pittorica diventava sempre più promettente: entrò infatti sotto la protezione di due nobildonne del luogo, la baronessa Matilde Van Eys, che lo ospitò nella sua villa di Corso Cavallotti e di cui affrescò la cappella privata, e la contessa Modesta Dell’Oro Hermil, che gli garantiva ospitalità nella sua casa di Susa, presso la quale fece costruire una pagoda come studio di pittura.
A Sanremo si inserì facilmente sia nel mondo ecclesiastico sia in quello intellettuale.
Sanremo aveva già ospitato a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento importanti artisti: Edward Lear aveva scelto la cittadina per risiedervi tra il 1870 e il 1888, dedicandosi a una pittura di paesaggio dal gusto raffinato e romantico, incline al pittoresco; negli anni Novanta dello stesso secolo, a Sanremo operava il torinese Giacomo Grosso, ritrattista della buona società sanremese; nel primo ventennio del Novecento giungevano scultori quali Edoardo De Albertis, Leonardo Bistolfi, Vincenzo Pasquali, e tra i pittori Fausto Zonaro, Carlo Garino, Alberto Beltrame, Luigi Stracciari, che portarono una ventata di novità pur nei loro diversi linguaggi artistici.
Partecipò alla costituzione della Famiglia Artistica Sanremasca ed insieme a Giuseppe Ferrari organizzò la Quarta Esposizione d’Arte a Villa Ormond.
Contemporaneamente svolgeva il suo ministero presso la Parrocchia di Santa Maria degli Angeli.
Tra le esposizioni collettive, si segnala la partecipazione di Rescalli a molte esposizioni sociali della Società Permanente di Milano (1915, 1918, 1920, 1930, 1931, 1932, 1935 e 1939), a Brera (1918, 1920, 1923 e 1925), alla IV Quadriennale di Roma (1943)] e Biennali di Venezia (1926, 1930, 1934 e 1936).
Personali: Sanremo, Casinò municipale, 1920; Milano, Galleria Pesaro, 1925, Roma, Palazzo Augusteo, 1927; Savona, Casino di lettura, 1928; Piacenza, Palazzo delle Esposizioni, 1929; New York, The Jhon Levy Galleries, 1930; Genova, Galleria Rotta, 1932; Milano, Salone Beato angelico 1937, solo per citarne alcune.
I suoi continui viaggi in Italia, in Francia e nei Paesi Bassi gli permisero di costruirsi una solidissima committenza e conoscenze altolocate: tra queste, il Generale Luigi Cadorna e soprattutto il Principe Umberto II, con il quale fu per anni in un rapporto di viva cordialità.
Il motivo di una scelta così radicale, per il paesaggio, sembra spiegarlo Rescalli stesso, nell’intervista a don De Luca; all’amico che gli chiedeva le ragioni di tale predilezione, egli rispondeva: “Io, come i pittori del mio tempo, vedo la natura dell’uomo calda e spesso tormentata. Quando vedo gli uomini, non so non sentirne, con fraterno sgomento, la colpa che è in loro, che è in noi. E allora guardo gli alberi, le campagne, i cieli, i casolari, i monti: non trovo in loro né colpe né tristezze.
Per me anche la notte, che è tenebra, diventa un gioco della luce; un gioco un po’ coperto e sottile, ma dove la luce ci guadagna e non ci perde. Sono prete anche io; di fronte all’uomo non mi sento più pittore ma uomo; e mi sento prete. Con la natura son più libero che con gli uomini”
Si può dire che tra il Grubicy migliore e il migliore Morbelli, Rescalli abbia trovato il suo posto; ma un posto non di arrivo: di partenza.
Oggi egli non somiglia più a nessuno. Come nella sua tecnica, è partito da un divisionismo un po’ teorico; ma è giunto a una sapienza coloristica in cui le esperienze divisioniste sono superate da una sensibilità e da una libertà nuove e personali.
Renato Birolli, in un’ampia recensione alla mostra di Rescalli alla Bardi, nel 1929: “Tecnicamente parlando il Rescalli è un divisionista, ma è doveroso aggiungere subito che egli di tale tecnica se ne vale soltanto per raggiungere una maggiore morbidezza di colorito e di forma e per definire un suo stato d’animo.
La materia del dipinto, curata e trasparente, amorosamente studiata attraverso continue esperienze, scompare infine per lasciar luogo allo stupore quasi religioso di una bellezza che appare talvolta nei sogni. A differenza dei veri divisionisti (da Pellizza a Morbelli, da Grubicy a Longoni), i quali studiarono la scomposizione del colore per la ricerca del fattore “luce”, qui invece il Rescalli astrae dal vero, cerca di aderirvi quel tanto che basta per non snaturare il valore coloristico del medesimo,e ricerca quell’armonia che solo e soltanto dall’anima sua gli viene ispirata”.
Alcuni suoi dipinti furono infatti acquistati per le collezioni sabaude, e il Principe fu per anni presenza frequente alle inaugurazioni delle mostre personali del sacerdote.
Nel 1940, sull’onda del successo, si trasferì a Roma.
Il precipitare della situazione politica lo portò a rifugiarsi a Susa.
Angelo Recalli alla fine della guerra, tentò il ritorno a Roma, ma scoprì con amarezza che i beni presenti nel suo alloggio erano stati trafugati, e non riuscì nemmeno a riprendere possesso dell’immobile.
La vicenda gli causò grande amarezza: seguì il definitivo ritiro a Susa, il ritiro dalla vita pubblica e l’inizio del declino umano e professionale.
Ciononostante fu nominato membro onorario dell’Instituto de cultura americana de Tolosa (La Plata) in Argentina (1943) e Accademico Pontificio da Papa Pio XII (1953).