Kaunas (Lituania) 1895 – Roma 1975

Antonietta Raphaël pittrice e scultrice che ha operato in Liguria

Antonietta Raphaël nel 1905, dopo la morte del padre, si trasferì con la madre a Londra, dove si dedicò soprattutto allo studio della musica.
Nella seconda metà degli anni Dieci iniziò a interessarsi al disegno.  
Nel 1924 decise, dopo la morte della madre,  di traferirsi a Parigi e da lì, poco dopo, a Roma dove si iscrisse nel 1925 all’Accademia di belle arti e fu lì che incontrò per la prima volta Mario Mafai.
Tra i due nacque immediatamente un profondo legame, sostenuto dal comune interesse per l’arte, si sposeranno nel 1935.  

Mafai e Antonietta

A Roma, ebbe modo di dedicarsi con regolarità alla pittura.
Realizzò allora alcuni dei suoi dipinti più noti, come Autoritratto con violino, Mafai che disegna, Simona in fasce, datati tutti 1928.
Raffigurazioni della sua nuova, amata vita familiare, queste opere sono caratterizzate da un acceso espressionismo in cui è tuttavia possibile riconoscere colti riferimenti alla ritrattistica della Roma antica e alla pittura degli anni Venti di André Derain.
Nel 1929 espose in pubblico per la prima volta il suo lavoro in occasione della I Mostra del sindacato fascista degli artisti di Roma.
Un suo Paesaggio fu esposto in quell’occasione accanto a opere di Mafai e Scipione, oltre che di Cipriano Efisio Oppo, Amerigo Bartoli, Alberto Ziveri, Arturo Martini, Wanda e Alfredo Biagini. Fu allora che Roberto Longhi, sulle pagine dell’Italia Letteraria, battezzò il piccolo gruppo con il nome di “scuola di via Cavour” riferendosi proprio alla loro pittura “espressionista” e prendendo spunto dall’indirizzo della nuova abitazione di Mafai e Raphaël.

Mafai nello studio

Ancora nel 1929 espose, sempre a Roma, alla CLIX Mostra collettiva presso la Casa d’arte Bragaglia e alla Camerata degli artisti nella mostra “Otto pittrici e scultrici romane”.
Le ventidue opere presentate in questa seconda occasione le permisero di ottenere importanti segnalazioni da parte della critica.
Corrado Pavolini, scrisse di lei: “Questa artista avverte nelle cose, nei terreni, nei cieli, negli uomini, una ricchezza tale di gamme, di passaggi del tono, che il tessuto della sua pittura ne acquista una varietà sempre nuova; restando non sai come armonicamente fuso dalla giustezza spontanea dei rapporti. […] Al di là della loro apparenza stramba, espressionistica, frutto non di astratto cerebralismo ma di visione diretta e sincera, tutti questi dipinti dimostrano un’originalità schiettissima di temperamento pittorico”.
Nel 1930 è a Parigi con Mafai, tra il 1931 e il 1932 è a Londra e nel 1933 tornò a stabilirsi a Roma e iniziò a dedicarsi intensamente alla scultura, recandosi spesso a lavorare nello studio di Ettore Colla,  realizzò la prima opera plastica di cui si ha notizia, un piccolo gesso raffigurante Miriam che dorme, opera diede inizio alla sua sorprendente carriera di scultrice, con una produzione vicina, nei primi anni, al classicismo di Aristide Maillol.
Nel 1936 espone alla VI Mostra del sindacato fascista belle arti del Lazio, nel 1937 alla VII Sindacale romana, 1938 all’VIII Sindacale laziale, Bambina dormiente e Adolescente.
Nel 1939 si trasferì con la famiglia a Genova per sfuggire alle persecuzioni razziali dove rimase ospite di Della Ragione fino alla fine della guerra, incontra spesso Giacomo Manzù e gli scultori dell’ambiente genovese: Servettaz, Raimondi, Camillo Maine, assieme ai giovani Edoardo Alfieri, Lorenzo Garaventa, Sandro Cherchi, Agenore Fabbri, Roberto Bertagnin (genero di Arturo Martini) e Luigi Navone.
Essi saranno punto di riferimento per molti scultori del panorama genovese del secondo dopoguerra. Alfieri e Garaventa tenteranno un avvicinamento alle avanguardie; Raphaël si dedicherà allo sviluppo del suo rapporto con l’arcaismo nel suo temporaneo; Fabbri e Navone rivisiteranno, in modo autonomo alcune espressioni del realismo, mentre Bertagnin procederà nello studio personale del linguaggio martiniano.
Fu in quegli anni difficili della guerra che realizzò le sue sculture più mature, tra cui Madre di Alberto Della Ragione (1941), Mafai con il gatto (1942), Busto di Simona (1943) e Mafai con i pennelli (1943).

Mafai con il gatto

Nel 1946 espose alla I Mostra d’arte sociale a Genova e nel 1948 alla V Quadriennale d’arte di Roma e alla III Mostra regionale degli artisti liguri a Genova.
Nel 1947 a Milano  tenne la sua prima mostra di scultura alla galleria Barbaroux .
Nel 1948 partecipa alla Biennale di Venezia  con un gesso Le tre sorelle e alla seguente edizione (1950) con tre opere (Figura di donna, Fuga di Sodoma e Toro morente) e l’anno successivo alla VI Quadriennale di Roma, dove presentò quattro sculture (Ritratto di Jesi, Ritratto di Mafai con i pennelli, Simona che canta e Ritratto di Renato Guttuso).

Ritratto di Mafai con i pennelli

Antonietta Raphaël all’inizio del 1952 si stabilì definitivamente a Roma. Nel marzo dello stesso anno venne presentata da Virgilio Guzzi un’ampia antologica del suo lavoro di scultrice alla galleria romana Lo Zodiaco. L’esposizione ricevette importanti segnalazioni da parte, tra gli altri, di Renato Guttuso, Corrado Maltese, Alfredo Mezio e Marcello Venturoli.
Nel 1956 intraprese un lungo viaggio in Cina, assieme a una delegazione di artisti italiani tra cui Aligi Sassu e Giulio Turcato e nel 1957 fu tra i rappresentanti dell’arte italiana raccolti nella mostra “Ausstellung italienischer Kunst von 1910 bis zur Gegenwart”, all’Haus der Kunst di Monaco.
Nel dicembre del 1959 espose all’VIII Quadriennale di Roma quattro dipinti databili prima della guerra e otto sculture.
E’ il 1960 quando si aprì al Centro culturale Olivetti di Ivrea la prima grande retrospettiva sul suo lavoro (poi trasferita a Torino e a Roma).
Lo stesso anno venne pubblicata la prima monografia su di lei, curata da Valerio Martinelli.
Nel 1967 un ampio nucleo delle opere da lei realizzate tra la fine degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta fu presentato da Carlo Ludovico Ragghianti nella mostra Arte moderna in Italia 1915-1935 in palazzo Strozzi a Firenze.
Antonietta Raphaël nel 1970 fu tra gli scultori italiani selezionati dalla Quadriennale di Roma per la mostra “Scultori italiani contemporanei”. itinerante in diversi Paesi europei, in Sudamerica e in Giappone.

Galleria

Autoritratto, 1928