Terni 1903 – Roma 1970
Carlo Quaglia pittore che ha operato in Liguria
Carlo Quaglia a Terni si diplomò all’Istituto tecnico commerciale e studiò musica al conservatorio Giulio Briccialdi, perfezionandosi in violino.
Nel 1920 trovò impiego in banca, ma nel 1925 decise di trasversi a Modena per frequentare la scuola ufficiali dell’Accademia militare e vi rimase fino al 1927.
Nel 1934 fu inviato in Libia: a Tripoli, poi a Bengasi, e dal novembre del 1939 a Derna, dove nel maggio del 1940 espose una serie di dipinti e pastelli nell’ambito di una collettiva allestita nelle sale dell’albergo Etal. Pochi mesi dopo venne catturato dalle truppe inglesi nei pressi di Agedabia: deportato in India, fu rinchiuso nel campo di prigionia di Yol, alle pendici dell’Himalaya, dove rimase fino al termine della Seconda guerra mondiale.
Durante gli anni di reclusione realizzò quadri di piccole dimensioni raffiguranti i compagni di prigionia o paesaggi che espose al Circolo degli ufficiali inglesi del campo.
Rientrato in Italia, si stabilì con la famiglia a Roma.
Abbandonata la carriera militare, si dedicò esclusivamente alla pittura, e nel maggio del 1947 allestì la prima personale presso la galleria Il Cortile.
Nel 1948 inviò il dipinto Porta del Popolo alla XXIV Biennale di Venezia, mentre alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma propose Natura morta.
Nel 1949 prese parte alla III mostra annuale dell’Art Club alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma; inoltre, si presentò con una personale alla romana galleria dell’Obelisco, cui fece seguito quella milanese alla galleria del Naviglio, con la presentazione in catalogo firmata da Giuseppe Ungaretti, che lo definì «pittore di un’estatica malinconia» (Ungaretti, 1963).
Approdato alla pittura da autodidatta, frequentando i circoli culturali capitolini Quaglia indirizzò la sua maniera verso gli esiti del tonalismo della Scuola romana, discostandosi dal mero vedutismo, propose una resa lirica della realtà, data dal senso del colore che definisce oggetti e spazio, dalla corsività del segno e la densa corposità della materia pittorica furono i tratti distintivi e costanti del suo stile
Nel corso degli anni Cinquanta Quaglia condusse un’intensa attività sia espositiva sia di ricerca espressiva, tra le altre: XXV Biennale di Venezia del 1950 e alla VI Quadriennale di Roma.
Nel 1954 fu ammesso alla XXVII Biennale di Venezia (Il faro di Vado, 1953; Celle Ligure, 1953; La strada, 1953; Paesaggio, 1953; La cattedrale, 1953), e partecipò a diverse collettive, tra cui la II Mostra nazionale di arti figurative di Spoleto e la II edizione del Premio Marzotto a Milano.
Nel 1955 è alla VII Quadriennale nazionale di Roma (Darsena, Ormeggio, Monti Martani) e con la partecipazione all’Exibition of contemporary Italian art a Johannesburg (Paesaggio ligure; Costa tirrenica).
“Quaglia amò Roma ma non solo; nei suoi frequenti viaggi elesse come luoghi di affezione la Liguria e le sue coste, con le barche addormentate al tramonto sulle spiagge, i cantieri, la ferrovia e i luminosi fari, la Venezia dai liquidi specchiati e Parigi dai romantici riflessi grigi”. (Veleria Quaglia 2011)
Nel 1963 venne pubblicata dall’editore Carlo Bestetti di Roma la monografia dal titolo La Roma di Quaglia curata da Giuseppe Ungaretti.







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