Torino 1898 – Scomparso 1947

Beppe Porcheddu pittore e illustratore che ha operato in Liguria

Beppe Porcheddu avendo interessato con i suoi disegni infantili Leonardo Bistolfi, ebbe da lui consigli  autorevoli ed i principi fondamentali d’arte.
Frequenta i corsi di disegno nella facoltà di architettura del Politecnico di Torino
Autodidatta, illustrò opere letterarie per vari editori tra cui Treves, Paravia, De Agostini con particolare predilezione per quelle rivolte all’infanzia come “ Il Corriere dei Piccoli”, “Topolino”, “Il Balilla”.
Per il cinema realizzò le scenografie di Ettore Fieramosca  (Alessandro Blasetti) per il fumetto “Il misteri degli specchi velati”  unitamente al mai pubblicato “Viaggi di Gulliver”.
Nel 1922  espose alla Fiera del libro di Firenze; alla Prima Biennale Arti Decorative di  Monza, (1923); al circolo “Amici dell’Arte” di Torino e alla prima Quadriennale Romana (1931).

A partire dal 1922 inizia la sua attività di disegnatore di bambole, progettista di giocattoli e decoratore di ceramiche che vengono esposti nel 1929 alla mostra della produzione della fabbrica “Lenci”, alla Galleria Pesaro di Milano.


Tra i suoi lavori più importanti in veste di illustratore: “Le avventure del Barone di Munchausen”  (Paravia, 1934),  “Le avventure di Pinocchio” (Paravia, 1942), che rimane il suo capolavoro utilizzando tre soli colori, il rosso mattone, l’azzurro carta da zucchero e il bianco biacca, cui aggiunge il nero. L’artista, tuttavia, ha la geniale idea di realizzare i disegni su cartoncini grigio chiaro o beige, dando una precisa valenza cromatica anche allo sfondo libero dal disegno.
Nel “Pinocchio”, la grafica dell’artista compone in ogni singola tavola un impianto che ancor oggi appare straordinariamente moderno.

Espose alla Società Promotrice di Torino e alla mostra navigante sul transatlantico “Italia”.
Tra le sue opere pittoriche più significative: Il gregge, Gli sposi (Galleria Pesaro di Milano) , Bertoldo, Artemide, Giovanna d’Arco.
Nel suo percorso artistico evolutivo  “sembrerebbe che l’artista nel pittore abbia riversato “l’ illustratore” e viceversa “nell’illustrazione abbia prevalso il pittore” […] Nelle maturità il suo sguardo fu rivolto a tematiche di più intensa e profonda partecipazione emotiva. In proposito mostrò maggiore attenzione ed amore per le figure più umili: operai pescatori, carpentieri, contadini  dalle mani  nodose e dai visi fortemente marcati, dipinti con accurato e quasi crudo realismo” .
Beppe Porcheddu nel dicembre 1947  trascorse le feste di Natale a Roma, ospite dell’amico Piero Giacometti, con cui stava organizzando una importante mostra.
Il 27 dicembre uscì di casa e nessuno lo rivedrà più, lascia scritto alla sorella: “La vita è un continuo tradimento. I più bei sogni… restano sogno. Chissà quando ci rivedremo?.
Nel 1971 la città di Bordighera, nel corso delle celebrazioni del cinquecentenario, ha promosso la mostra “Pittori di ieri a Bordighera” nella quale Beppe Porcheddu è stato  messo in luce con la presentazione di cinque opere riprodotte a catalogo.
Nel 2007 la Galleria d’Arte Narciso di Torino ha ordinato un’ importante mostra postuma.
Fin dalla sua prima produzione, accanto all’attitudine al grottesco, Porcheddu mostra una naturale inclinazione per quello che Massimo Oldoni definisce “trinomio perfetto di simboli d’un mondo (quello medievale) che si è espresso per metafore come nessun’altra civiltà precedente

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