Il Futurismo fu fondato da Filippo Tommaso Marinetti con il primo di una lunga serie di «Manifesti», che venne pubblicato il 20 febbraio 1909, su Le Figaro. Lo scritto s’intitolava, appunto, «Le Futurisme». Le idee essenziali del Movimento, che avrebbe dovuto fare tabula rasa del passato e delle tradizionali forme d’espressione, si fondano sulla velocità e sulla civiltà meccanica, come espressione del dinamismo della vita moderna. Ben presto il movimento si estese a numerosi campi, da quello letterario a quello artistico o politico, divenendo sinonimo di avanguardia. Il concetto di avanguardia artistica comprese alcuni aspetti come l’attivismo, la volontà di rottura col passato, l’idea di rivoluzione artistica e l’uso di uno strumento chiave del movimento stesso: il Manifesto. Al Movimento futurista aderirono molti scrittori, architetti, musicisti, pittori e scultori.
Tullio d’Albisola e il Movimento Futurista
Dopo la parentesi della prima guerra mondiale, una seconda generazione futurista portò avanti le idee innovative del movimento. Tullio Mazzotti, con lo pseudonimo di Tullio d’Albisola coniato da Marinetti stesso, ebbe il merito di introdurre nel Movimento Artistico del Futurismo un materiale come la ceramica, ponendosi all’avanguardia in quegli anni in cui la manifattura ceramica albissolese veniva prodotta in maniera esclusivamente artigianale.
La Ceramica Artistica Futurista
«Nato da una famiglia di ceramisti proseguo nella mia arte con grande fervore ed immensa passione, sicuro di marcare un indirizzo assolutamente nuovo nell’arte ceramica italiana. Niente che possa, anche lontanamente, ricordare le ceramiche vecchie, antiche o preistoriche. Voglio fare delle ceramiche che rovescino la tradizione. Forme policentriche, antimitative, meccaniche. Strati colorati, futuristi, violenti, abbaglianti, luminosi. Tecnica perfetta, ottenuta con materie locali, italiane, anche se povere, curandone accuratamente l’esecuzione.»
Questo il “Manifesto” di Tullio sulla sua idea di una ceramica artistica futurista, in una lettera che scrisse il 5 febbraio 1930 all’Albo degli Artisti Italiani di Milano. Tullio espose le sue realizzazioni in varie mostre in Italia e all’estero, ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica.
Casa Mazzotti e il Futurismo
L’abitazione-laboratorio-negozio di Tullio, Casa Mazzotti, progettata dall’architetto futurista Nicolaj Diulgheroff, ora sede della ditta Ceramiche Mazzotti e dell’archivio documentale di Tullio d’Albisola, è l’unico esempio di abitazione futurista giunto intatto sino ad oggi. Essa fu la fucina di tecniche d’avanguardia che furono sperimentate da numerosi artisti di fama mondiale che modellarono la materia ceramica con forme e colori inusuali. Negli anni della sua partecipazione al Futurismo, Tullio realizzò ceramiche, sculture, aeropitture e le celebri “Litolatte“, libri di latta con testi suoi e di Filippo Tommaso Marinetti. Le illustrazioni del libro “L’Anguria Lirica” sono state realizzate da Bruno Munari.
Tullio Mazzotti (detto Tullio D’Albisola) nasce ad Albisola il 2 dicembre 1899 e, ancora giovanissimo, collabora con il fratello maggiore Torido, nella gestione della fabbrica paterna “M.G.A.”, formandosi sotto la direzione di Manlio Trucco. E’ uno dei grandi innovatori della tradizione ceramica albisolese e il primo a trasporre il pensiero futurista nell’arte ceramica trasformando, insieme al fratello Torido, la fornace del padre in una vera fucina di artisti-ceramisti e invitando a collaborare, già negli anni ’20, nomi come Nino Strada, Bruno Munari, Fillia, Giovanni Acquaviva e tanti altri che possono realizzare, nella più totale libertà creativa, le loro opere nei forni della fabbrica. Nel 1925 Tullio partecipa con alcune delle sue creazioni all’Exposition des Arts Decoratifs et Industriels Modernes di Parigi e in questa occasione viene in contatto con Fillia e Nicolaj Diulgheroff. Nel 1929 é tra i protagonisti, con le sue opere, della Mostra “Trentatré futuristi”che si tiene alla Galleria Pesaro di Milano. Nel 1929 si reca a Faenza e frequenta, allievo di Gaetano Ballardini, il Corso Internazionale Universitario di Ceramica Medievale e Moderna e nello stesso anno presenta i suoi lavori in una personale alla Galleria Pesaro di Milano Nel 1930 espone in Arte Futurista ad Alessandria. Nello stesso anno è tra i fondatori del “Gruppo Artisti Genovesi Sintesi” con Dino Gambetti, Edoardo Alfieri, Luciano Lombardo, Lelio Pierro, Libero Verretti e Giacomo Picollo e con loro partecipa alla XXI Esposizione della Società Amici dell’Arte. Nel 1931 partecipa alla mostra futurista di pittura, scultura, aeropittura, arti decorative e architettura nella Galleria d’Arte di Firenze e alla mostra futurista di aeropittura e scenografia alla Galleria Pesaro di Milano. Nel 1932 presenta alcune opere a “Enrico Prampolini e gli aeropittori italiani” alla Galerie de la Reinassance di Parigi. Ancora nel 1932 alcune sue ceramiche sono fotografate per la mostra fotografica futurista di Trieste. Nel 1933 espone alla Mostra d’Arte Futurista al palazzo Ferroni di Firenze, alla Galleria Pesaro di Milano in Omaggio Futurista a Umberto Boccioni e alla Mostra futurista di Livorno. Tra il 1932 e il 1933 cura l’edizione dei libri futuristi in Litolatta con testi suoi e di Filippo Tommaso Marinetti Nel 1935 in “les Futuristes Italiens”, tenuta alla Galerie Bernheim-Jeune di Parigi, ottiene una sezione personale. Il 7 settembre del 1938 pubblica, insieme a Filippo Tommaso Marinetti, il manifesto futurista “Ceramica e Aeroceramica” e partecipa alla mostra di aeropittura futurista nel salone della Gazzetta del Popolo a Torino. Nel 1939 realizza, su idea di Enrico Prampolini, il decoro murale in ceramica, dal titolo Ritmi d’Africa, sulla facciata esterna del bar del ristorante della piscina alla Triennale d’Oltremare di Napoli. Durante la seconda guerra mondiale è costretto a nascondersi perchè ricercato dai nazi-fascisti a causa della sua militanza socialista. Alla fine della guerra riprende la sua attività artistica e nel 1959, dopo la morte della madre, si separa dal fratello e insiema alla sorella Vittoria e alla nipote Esa apre una sua fornace denominata “V.M.A.” (Vittoria Mazzotti Albisola). Tullio Mazzotti muore ad Albisola nel 1971. Alcuni suoi lavori sono oggi conservati nel Museo Mazzotti di Albisola.
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