Bergamo 1906 – 1979

Paolo Punzo pittore che ha operato in Liguria

Paolo Punzo del quale non se ne conoscono bene gli inizi della carriera artistica, maturata con tenace volontà di autodidatta, che intraprende presto sfidando la volontà del padre che lo avrebbe voluto commerciante di vini e liquori.
Fin dal 1928 aveva preso a frequentare le montagne della Valtellina, dove nascono i suoi paesaggi alpini per lo più improntati a un paesaggismo epico e celebrativo della vetta e dell’ambiente d’alta quota, che, all’inizio degli anni Trenta, finisce per incontrarsi con la mistica fascista della montagna cara al regime mussoliniano.
Estraneo al coevo dibattito sul Novecento e sul ritorno all’ordine alimentato da Margherita Sarfatti, Punzo diventa così, in ambito lombardo, il “pittore della montagna” per eccellenza, grazie anche al suo legame col Club Alpino Italiano, trasformato dal regime in veicolo del proprio spiritualismo eroico della vetta e dell’alpe su invito del quale tiene nel 1935 una vasta personale a Sondrio, nella sala del Consiglio comunale e a Milano nella sede stessa del Club, dove continuerà a esporre ancora negli anni Sessanta.
Ciò che caratterizza il suo paesaggismo epico è un’autentica sincerità dell’ispirazione e una spontaneità esecutiva che, insieme all’innato gusto realistico per una pittura dal “vero”, ne fa un tardo epigono della grande stagione del realismo naturalistico lombardo della seconda metà dell’Ottocento
E sono proprio queste caratteristiche di onesto e pulito tradizionalismo artistico della sua pittura che spiegano il favore del pubblico e l’atteggiamento benevolo della critica anche dopo la guerra e che gli assicureranno sempre una buona clientela cittadina di appassionati che rivivono nei suoi quadri, scrive Letizia Scherini, “l’emozione degli orizzonti delle proprie vacanze estive e invernali, finte finestre appese alla parete spalancate su panorami di montagne dai ben noti profili.”
Sull’onda di questo generale apprezzamento, si fa frenetica, a partire dagli anni Trenta e per tutto il corso degli anni Cinquanta e Sessanta, l’attività espositiva di Punzo a Sondrio, a Bergamo, a Milano, a St. Moritz, a Cortina, che gli assicura una buona notorietà e una solida posizione economica.
Saranno del resto proprio un gruppo di critici e scrittori, da Leonardo Borgese, a Vittorio G. Rossi, da Fulvio Campiotti, a Salvator Gotta e a Dino Buzzati, anch’egli pittore e alpinista, a consacrarne nel dopoguerra l’immagine di “pittore della montagna” sulle colonne del “Corriere della Sera”.
Paolo Punzo, tuttavia, non dipinge solo paesaggi alpini d’alta quota, ma anche ambienti urbani di montagna, dei quali cerca di cogliere lo spirito e i segni dell’incipiente modernità con uno stile meno paludato e accademico, ma più sciolto e aperto alle novità espressive dell’arte moderna.
Le premesse di questa svolta stilistica sono già, del resto, proprio in alcuni dei paesaggi alpini degli anni Trenta e Quaranta, meno legati alla poetica naturalistica e alla retorica dell’epica d’alta quota, in cui la ricerca formale si fa più complessa e sofisticata come nei paesaggi marini della Liguria e di Portofino, dipinti a partire dagli anni Quaranta, che costituiscono un ciclo in cui il vecchio “pittore della montagna” si mostra anche artista di mare e di costa, come notò già nel ’52 sul Corriere della sera Vittorio G. Rossi, anche se con esiti non sempre convincenti.

Nel 2022 nell’ambito della undicesima rassegna del Cai Lecco Monti Sorgenti, presso la Torre Viscontea di Lecco  è stata allestita la mostra Montagne di Lombardia di Paolo Punzo.
La mostra è stata l’occasione per una riflessione sul valore della montagna e del suo ecosistema attraverso la presentazione di un’ampia collezione di oltre 70 quadri.

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