Castelnuovo Magra (SP) 1915 – 1987

Bruno Pruno pittore ligure

Bruno Pruno il cui padre, decoratore di case e palazzi, lo avviò alla passione per il colore e la pittura.
Intraprese poi gli studi all’ Accademia di Belle Arti a Carrara e completò la sua formazione a Firenze presso il Magistero d’ arte di Porta Romana.
Il ritorno al paese natale e il primo soggiorno a Pontremoli, rappresentarono il suo esordio nel mondo artistico.
Ebbe come maestri Giulio Marchetti, Gianni Vagnetti e Alberto Caligiani.
Nei primi studi a carboncino, ormai quasi tutti perduti, Pruno dimostrò interesse per le condizioni drammatiche dei lavoratori; una tematica, quella sociale, realistico-psicologica, che ricorrerà frequentemente nelle sue opere fino al 1944, ma che ritornerà anche in altri momenti della sua
produzione artistica.
Lo stesso impianto realistico  si trova nei quadri di argomento religioso dipinti a Pontremoli nel periodo 1942-44.
Gli anni della guerra costituirono per lui un periodo di pausa e di meditazione in cui tornò ad abitare a Castelnuovo Magra, dedicandosi all’ insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti e la scuola media di Pontremoli.
Nell’immediato dopoguerra l’impegno sociale restò il tema principale delle sue opere, anche se sperimentò altri soggetti e tecniche diverse di pittura: dal disegno a carboncino e a sanguigna, alla pittura ad olio su carta trasparente.
Da questo momento Pruno ebbe modo di confrontarsi con altri artisti  locali e nazionali; partecipò a numerose mostre, ottenendo nel 1952 il primo premio alla mostra d’arte “Città di Pontremoli” con l’opera Musica alpestre.
Numerose furono le mostre, i concorsi e le personali a cui prese parte.
La sua arte si volse ad una sapiente ricerca della luminosità e del colore, come si rileva da alcune “nature morte” per approdare al tema delle case “raccolte, arrampicate in alto sulle luci bianche. Sui muri le finestre aperte, testimoni di vita” (Dino Carlesi).
Bruno Pruno alla fine degli anni 50 elaborò un modo personale e autentico di dipingere, per esprimere il suo mondo interiore, sostituendo il pennello con la spatola, precisamente quella rigida dello stuccatore, che gli permise di stendere con sicurezza il colore su ampie superfici: i colori si sovrappongono “a corpo” e l’opera appare dal mosaico dei tasselli cromatici ; i suoi quadri acquistarono poi un costruttivo senso del volume.
La nuova tecnica a spatola gli permise di accentuare la forza del volume e di rendere più cangianti i colori, tanto che una rivista parigina lo definì nel 1964 “il pittore della luce e dell’impasto cromatico”.
Negli anni 60 la figura umana continuò ad essere il tema principale del suo lavoro, ma anche gli altri temi affrontati dall’artista, come case, oggetti, ambienti, sono carichi di  significati umani, per il loro stretto legame con l’uomo.
Intensa è la sua attività espositiva tra il 1969 e il 1978, quando partecipò attivamente alla promozione della cultura in Lunigiana, Liguria, Toscana e fece parte del “Gruppo 67” con Bazzoni, Ghelfi e Zani.
In questi anni sperimentò anche la tecnica murale acrilica per affrontare sempre temi di natura sociale e civile, come nel pannello della Bancarella, presente nella scuola media di Pontremoli, nei Barsan del teatro di Bagnone e nella Vittima della miniera, ma anche a temi religiosi.
Nelle ultime opere degli anni 80, cambiò il suo modo di dipingere:  “le composizioni si irrigidiscono, le luci si fanno più nette e taglienti, prevalgono le tonalità del blu e del viola”, quasi a presagire la sua fine.
Dal 1947 partecipa attivamente a molte rassegne di pittura quali: IX Quadriennale di Roma (1965 -1966); Premio Nazionale Golfo della Spezia  (1956-57-59) ; Premio Nazionale Ritratto contemporaneo (Firenze 1957-62); Premio Nazionale Arezzo (1961-62-63);  Premio Nazionale Marche (1961-63); Premio Nazionale ll Paesaggio italiano (Foggia 1960) ; Premio Nazionale Città di Imperia (1963-64).
Nel dicembre del 1994 viene allestita a Massa nel Palazzo Ducale la mostra “Bruno Pruno: lirica del quotidiano. Opere 1938 – 1987”.

Galleria