Scarlino (GR) 1871 – Sanremo (IM) 1940
Vincenzo Pasquali scultore ligure
Vincenzo Pasquali iniziato all’arte giovanissimo, dovette, dopo la scomparsa del padre, assumere la tutela della famiglia che portò all’agiatezza creando la Fonderia Pasquali di Pistoia, un laboratorio di scultura, architettura e ornato,che vede impegnati oltre a lui i fratelli minori Alfredo, Samuele e Ferruccio.
La ditta riceve le commissioni di lapidi e monumenti funerari, di arredi per giardini, nonché di busti e monumenti pubblici.
Si traferì poi a Genova e ed infine a Sanremo dove risiederà fino alla morte.
Tra i lavori più significativi della sua vasta produzione si ricordano: monumenti a Giuseppe Garibaldi e Felice Cavallotti a Grosseto, porte in bronzo, illustranti il Trionfo di Cesare sui barbari, che furono esposte a Monaco di Baviera, statua equestre di San Giorgio nella Sala delle Colonie per l’Esposizione di Genova, statue di Domoculta e Caffaro nel Palazzo Bianco di Genova, monumento funerario per la famiglia Meregaglia nel Cimitero di Torino, ove riposa il proprietario del Castello Devachan quando, nel 1920 vi ebbe luogo la Conferenza degli Stretti, monumento alla Gran Madre per i caduti italiani già residenti a Lione.
Vincenzo Pasquali autore già di buona fama per le opere realizzate in Italia, soprattutto in Toscana, ma anche all’estero, giunse a Sanremo nel 1915 e, realizzando alcune delle sculture più conosciute della città, finì col diventare una gloria locale.
Nella città ligure, ritenendola un luogo strategico per le commissioni, giacché vi soggiornavano molti inglesi e russi, ed era inoltre vicina alla Francia, Pasquali aprì uno studio di scultura e una galleria, coadiuvato anche dal figlio Nello, e col passar del tempo raggiunse un notevole successo
A lui si devono: la Statua della Primavera, sulla Passeggiata dell’Imperatrice, divenuta simbolo di Sanremo.
Anche se la figlia, recentemente scomparsa, sempre negò di aver posato per il padre, sembra che sue siano le giovanili fattezze effigiate, la Statua di San Francesco, davanti alla Chiesa dei Cappuccini, la Statua dell’Ondina, nei giardini del Rigolè, il Monumento ai Caduti, in Corso Mombello, in bronzo, alto quattro metri, al quale lavorò dal 1920, per un compenso di 175.000 lire.
Inaugurato alla presenza di Vittorio Emanuele III il 12 novembre 1923, nel corso della seconda guerra mondiale fu inviato al Centro Raccolta Metalli, fuso e non più sostituito, bassorilievi che decorano l’arco trionfale e la facciata del Campo Polisportivo, numerose sculture funerarie per il Cimitero della Foce, ove riposa, in un semplice loculo.
Il monumento a Garibaldi definito dallo stesso Cesare Brandi come l’unico monumento dedicato all’eroe “perfino bello: oltre a essere così toccante, che bisogna parlarne in modo scherzoso o viene da piangere” (C. Brandi, Viaggi e scritti letterari) – raggiunge la massima espressione tra gli anni venti e trenta del Novecento.
Sempre aggiornato alle nuove tendenze e ai grandi progetti monumentali realizzati in quegli anni a livello regionale e nazionale, la sua opera si sviluppa in rapporto a due grandi modelli: dal linearismo decorativo di matrice liberty e bistolfiana del Monumento ai Mille (1915) di Quarto alla volumetria e all’espressionismo tragico del progetto del Monumento al Fante (1926), entrambi di Eugenio Baroni.
Se nel Monumento ai caduti di Sanremo (1923) Pasquali presenta l’imponente gruppo scultoreo degli eroi, dal quale si eleva la Vittoria alata, nei monumenti successivi propone in studiate varianti, ora in marmo, ora in bronzo, il tema del soldato caduto in battaglia, dal corpo vigoroso, accompagnato dalla madre dolente o vittoriosa.
Nel fenomeno della monumentomania che investe l’Italia post unitaria centrale è l’esaltazione dei padri della nazione, gli eroi nazionali, a partire da Giuseppe Garibaldi che esprime il sentimento di un’appartenenza collettiva.
È interessante notare come la prima guerra mondiale crei una cesura nell’ambito della democratizzazione dell’eroismo passando dalla rappresentazione dell’eroe singolo, padre della patria, al soldato semplice e anonimo. In questo contesto si inserisce il percorso artistico di Vincenzo Pasquali che si snoda tra la Maremma toscana e il territorio ligure.
Il monumento ai caduti di Sanremo conosce grande successo e la cerimonia di inaugurazione è presenziata dal re Vittorio Emanuele III.
La notorietà di Vincenzo Pasquali si consolida ed egli riceve l’incarico di realizzare i monumenti ai caduti nelle città di Taggia, Dego, Spotorno, inaugurati nel 1924.
Il protagonista di queste opere è il soldato vittorioso rappresentato come un eroe seminudo che poggia su un basamento, simbolo della roccia a cui era stato incatenato.
Il soldato di Taggia ha il corpo proteso in avanti, il capo reclinato all’indietro, lo sguardo fiero rivolto verso il cielo.
Attraverso l’analisi dei monumenti realizzati da Vincenzo Pasquali, è possibile enucleare il progressivo cambiamento iconografico e stilistico della scultura monumentale pubblica in Liguria e in Italia.