Milano 1881 – Roma 1966

Antonio Moretti pittore che ha operato in Liguria

Antonio Moretti è un pittore milanese autodidatta.
Si è votato completamente all’arte dopo una travagliata vita operaia, andando incontro a sacrifici con una volontà ammirevole.
Egli ha molto lavorato e poco esposto.
Si ricorda di lui una piccola mostra personale alla Famiglia Artistica tre anni orsono, mostra che richiamò l’attenzione della critica per la serietà con cui era stata preparata.
Il “Corriere della Sera” scriveva: “Il Moretti è pittore vario e piacevole. S’è formata una tavolozza ricca di impasti succosi e di delicate armonie, l’usa con un bel senso del colore […] È una pittura tutta nitida, chiara e soleggiata.
Anche i ritratti sono da notare […]”. Dopo quella esposizione il nome del pittore è ricorso raramente nelle rassegne d’arte milanesi: ricompare ora in occasione di questa individuale.”
Basterebbero queste brevi note riportate nel catalogo della mostra personale allestita nel gennaio 1929 alla galleria Bardi di Milano per inquadrare la figura artistica di Antonio Moretti.

Figlio di un cesellatore, compiute le prime prove in ambito milanese presso la Famiglia Artistica, nel 1915 è chiamato a partecipare al primo conflitto mondiale; esperienza da cui trae ispirazione per la realizzazione di alcune opere che affiancano nel suo repertorio le predilette vedute milanesi, i paesaggi, le nature morte, le figure femminili e gli interni domestici.
Nel 1925 si propone con altri tre artisti in una mostra allestita nelle sale dell’ex Palazzo Edison di Milano, e qualche anno più tardi allestisce, ancora a Milano, una personale alla Galleria Scopinich (1933).

Antonio Moretti lascia la città nel 1937 per trasferirsi a Sanremo, dal 1955 sceglie di vivere a Roma.
Ad attirare gli artisti in Riviera – particolarmente a Sanremo e Bordighera – è proprio questo clima culturale unito alle condizioni climatiche estremamente favorevoli.
La stagione artistica di Sanremo tra gli anni Trenta e Quaranta è particolarmente vivace e stimolante grazie a una committenza qualificata e internazionale.
Sanremo aveva già ospitato a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento importanti artisti: Edward Lear aveva scelto Sanremo per risiedervi tra il 1870 e il 1888, dedicandosi a una pittura di paesaggio dal gusto raffinato e romantico, incline al pittoresco; negli anni Novanta dello stesso secolo, a Sanremo operava il torinese Giacomo Grosso, ritrattista della buona società sanremese; nel primo ventennio del Novecento giungevano scultori quali Edoardo De Albertis, Leonardo Bistolfi, Vincenzo Pasquali, e tra i pittori Fausto Zonaro, Carlo Garino, Alberto Beltrame, Angelo Rescalli, Luigi Stracciari, che portarono una ventata di novità pur nei loro diversi linguaggi artistici.
Ma molti altri potrebbero essere citati per delineare quella stagione “straordinaria” tra i quali Ugo Mazzolari, allora suo ospite a Sanremo.
Le case, le piazze, i giardini, il mare e le colline diventano scenografie di una garbata narrazione dove figurette leggere, cagnolini e distinti signori donano vita e freschezza all’immagine della città.
Tra le diverse vedute della cittadina ligure ne spicca una, presa dal porto verso la chiesa della Madonna della Costa ( Sanremo dal porto , 1940 circa )

che a prima vista sembra sfiorare un’atmosfera realistico magica, ma poi, a ben vedere, sopra i geometrici tetti della città vecchia, la natura è riprodotta in libere e corpose pennellate postimpressioniste.

Chiesa russa a Sanremo

Inogni caso, nell’ambito della produzione ligure di Moretti, questa atmosferaè davvero singolare. Sanremo è invece solitamente colta negli scorci pittoreschi del centro storico nei panorami dei suoi luoghi più caratteristici come la Chiesa russa, la passeggiata corso Imperatrice , il molo del porto , spesso, anche in questo caso, reiterati, di piccolo formato e connotatida scene quotidiane talvolta di fresca inventiva come il viandante che tirail proprio recalcitrante cagnolino davanti al Casinò .
Non mancano poi gli interni della casa da gioco sanremese: catturato dal fascino dei tavoli verdi, Moretti dedica alle sale del Casinò dipinti e disegni in cui spesso si raffigura con Letizia, partecipe della mondanità che aleggia in tali ambienti esclusivi.

In realtà, nei dipinti più orientati verso un gusto novecentista, Moretti sembra piuttosto aderire a un generico ritorno all’ordine, ma ancora senza troppa convinzione, senza rinnegare, cioè, certe asciuttezze formali di marca secessionista e l’ammirazione nei confronti dei grandi maestri lombardi, in  Il foro di Traiano.

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