Balzola Monferrato (AL) 1892 – San Maurizio Canavese (TO) 1975

Mario Micheletti pittore che ha operato in Liguria

Mario Micheletti terminati gli studi classici, si iscrive all’Accademia Albertina, diventando uno studente prodigio di Giacomo Grosso esordendo nel 1913 alla Promotrice di belle arti di Torino.

Madre, 1917

Fra il 1920 e il 1922 fece viaggi in Svizzera e a Londra, dove studiò l’opera di John Constable e William Turner, eseguì ritratti della nobiltà inglese e della casa reale ed espose alla galleria Burlington, ricevendo buone critiche da E.M. Fry, che sottolineava la freschezza d’esecuzione e la rapidità tecnica nel rendere la luminosità dei soggetti.
Nel 1921, alla Promotrice di belle arti di Torino, ricevette il premio Gualino con Bimba, un ritratto influenzato dalla pittura di Degas dove emerge una forte estraneazione della modella dall’ambiente indefinito di contorno.
Partecipò alle mostre dedicate al Piemonte della Società Promotrice di belle arti del Sindacato regionale fascista dal 1929 al 1941, nel 1923 alla Quadriennale di Torino (alla quale partecipò anche nel 1927, 1951, 1955, 1964 e 1974), alla Biennale di Venezia nel 1924 e nel 1926 e alla Quadriennale di Roma dal 1925 al 1937.
Nel 1934 prende parte alla I mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti a Firenze con Autoritratto; un’opera influenzata dal realismo magico: il pittore si autoritrae dietro la sua modella nuda, all’aperto, ritratta in una posa che riprende l’Olympia di Manet.
Durante un soggiorno a Parigi frequentò gli artisti di Montmartre e studiò l’impressionismo e il postimpressionismo, dai quali mutuò la luminosità, la trasparenza dei colori e la capacità di cogliere con immediatezza i soggetti nel paesaggio. In Costa Azzurra conobbe Picasso, Cocteau e Matisse.
In questi anni divenne evidente l’evoluzione da una forte influenza del verismo a un’intensificazione della luminosità e varietà cromatica dei paesaggi, plasmati sulla pittura impressionista da Renoir in particolare, e da Grosso e Spadini.
Nel 1941, quando tenne una personale alla galleria d’arte Fogliato di Torino, le sue opere, secondo la critica, risentivano della Scuola romana
Negli anni Quaranta la sua pittura risente una forte influenza del verismo, in cui la luminosità del colore ha una forte rilevanza.
Le sue opere sono spesso caratterizzate da una pennellata immediata: negli anni Sessanta dipinge paesaggi naturalistici che dialogano con il simbolico e l’allegorico.
La sua attività sia pittorica che espositiva è molteplice e numerosi sono i riconoscimenti.
Nel 1942, durante un bombardamento, fu distrutto il suo studio di Torino: andarono persi molti lavori e gran parte della documentazione sulla sua attività.
Un’opera del 1945, Nello studio del pittore, risente del cromatismo della pittura impressionista e delle modalità cubiste di scomposizione dei volumi, mitigate dalla sua forte matrice realista.
dagli anni cinquanta fece parte del cenacolo degli artisti piemontesi in Liguria a Cervo dove si ritrovava con Francesco Casorati, Carlo Levi, Francesco Menzio, Nicola Galante, Gigi Chessa e Enrico Paulucci.


Tornerà a lavorare in Liguria pochi anni prima della sua morte.
Nel 1957 l’Accademia di belle arti di Parigi lo invitò a eseguire il ritratto del presidente della Repubblica francese René Coty (Au revoir).
Nel 1958 espose in una personale alla galleria Selecta di Roma e nel 1961 alla galleria La Garitta di Bergamo, insieme con sei sue allieve.
Mario Micheletti coniuga il realismo ottocentesco lombardo con lievi accenti geometrizzanti provenienti dalla pittura del Ritorno all’ordine e di Mario Sironi in particolare, nell’uso della luce e nei volumi solidi.
I bambini erano tra i suoi soggetti preferiti ritratti secondo i critici, in un mondo onirico, molto intimistici e luminosi, attenti alla fedeltà fisiognomica e all’introspezione psicologica, dipinti con energia, nella resa degli sfondi in particolare, fu attento a cogliere il particolare contesto sociale e geografico del loro quotidiano: rampolli nobili, scugnizzi napoletani, bambini della banlieue di Parigi o della periferia di Torino o gelatai di Soho.
Nelle sue opere sono evidenti le influenze della scapigliatura lombarda.
Nel 1948 si recò in Valle d’Aosta per ritrarre soggetti pastorali e alpini e l’anno successivo partecipò alla triennale di Milano e nel 1951 andò soggiornò Costa Azzurra a Cap d’Antibes e nella Riviera ligure di Ponente.
Negli anni Sessanta le sue opere sono spesso caratterizzate da una pennellata immediata, priva di ripensamenti; eppure Micheletti, spesso scontento dei suoi lavori, aveva difficoltà a separarsene per cederli definitivamente ai clienti o ai mercanti.
Nel 1971, presso il Circolo degli artisti di Torino, partecipò alla collettiva “133 pittori e il Cervino” e poi ad altre mostre nella stessa città.
Nel 1973, a causa di una malattia alle mani provocata dai colori, smise di dipingere per un lungo periodo.
Presso la GAM di Torino si conservano: Ritratto (1929) i Fiore di campo (1940) e Palazzo Carignano (1955 e nei Musei civici di Novara si trova Pastorello al sole.

Mostra di Mario Micheletti, Galleria Gazzo, Bergamo, 1934

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