Torino 1908 – Pianezza (TO) 1992
Mario Lisa pittore che ha operato in Liguria
Mario Lisa riuscì a conquistare il proprio posto nel mondo dell’arte iniziando ad eseguire ritocchi fotografici per un importante fotografo di Torino, dimostrando subito la sua naturale inclinazione artistica.
Il passaggio alla pittura avvenne da autodidatta e con uno spirito capace di cogliere i radicali cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo dell’arte nel corso del XX secolo.
La pittura era per Lisa una sorta di isola felice, un modo per evadere da una realtà che, a volte, sentiva stretta ed opprimente.
Infatti, i quadri, soprattutto i primi degli anni torinesi, sono dominati da cromie chiare e luminose che contrastano con il grigiore e l’oscurità della sua casa.
Nel 1917 partecipò ad una collettiva a Caracas (Arte contemporanea italiana) ed espone dal 1937, con l’opera Mia sorella Eugenia, a tutte le mostre organizzate dalla Società Promotrice Belle Arti di Torino, nel 1941 espone Oro e argento e Neve al tramonto.
Nel 1957 gli è stata conferita una medaglia d’oro Mostra Canaratese di Arte Contemporanea e gli sono stati assegnati pure dei premi dal Circolo degli Artisti di Torino.
Nel 1957 viene premiato alla Mostra organizzata presso la Galleria del “Gruppo Bianco e Nero” di Torino.
Sono documentate sue personali anche a Milano.
Mario Lisa dal 1950 si reca ogni anno all’estero (Francia, Inghilterra, Belgio, Spagna, Olanda e Turchia) e frequenta assiduamente la costa ligure, riportando sulle tele impressioni di quei paesaggi.
Oltre ai bozzetti ed agli studi, improntati ad appunti di viaggio, egli dipinge volentieri nature morte e figure caratteristiche.
Nei paesaggi si rifece alla lezione ottocentesca post impressionista francese, fermando sulla tavoletta impressioni di viaggi, compiuti nelle principali capitali europee e in oriente, arrivando così a toccare anche la moda dell’esotismo e dell’orientalismo.
Nei dipinti come Colline astigiane o Monferrato Lisa guardò alla declinazione linguistica di Lorenzo Delleani considerato uno dei principali paesisti piemontesi tra Otto e Novecento che portò avanti la battaglia della pittura dal “vero” già iniziata dai pittori della Scuola di Rivara.
Negli scorci dei paesaggi innevati, Valli di Lanzo, Val Chisone, Inverno a Cervia, è individuabile il richiamo artistico ai contemporanei Giulio Boetto, Italo Mus, Carlo Musso con una attenzione particolare a Cesare Maggi, pittore in cui si uniscono l’abilità della resa naturalistica con un attento studio della luce secondo i principi della pittura divisionista sulle orme di Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Matteo Olivero e Andrea Tavernier.
Mario Lisa seppe realizzare paesaggi e vedute estremamente equilibrati nell’ impianto geometrico-compositivo e nella resa pittorica dicotomica tra delicatezza e corposità, senza mai cadere in forme semplicistiche di lirismo e di sentimentalismo.
Alcuni ritratti, invece, come Bimba dai capelli rossi, Ritratto della signorina Mary o il delicato Ritratto di Jole i cui soggetti appartengono al mondo della borghesia, risentono della conoscenza della pittura di Felice Casorati e della Scuola dei Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio e Enrico Paulucci) del primo ventennio del Novecento.
Il tratto pittorico lievemente filamentoso fa pensare ad un Mario Lisa attento alle nuove idee delle Avanguardie Storiche in cui la rappresentazione deve conferire l’idea del movimento anche attraverso le vibranti pagliuzze luminose che emergono dall’impasto cromatico della superficie pittorica.
Le sue opere, quasi sempre di piccolo formato, hanno infervorito, conoscitori e la critica per quel tocco di impressionismo francese svolto all’italiana, trascinato da una vocazione autodidatta, cesellato nel colore a rilevare i soggetti che, pure nella loro realtà, paiono immersi in una magica concentrazione di visualità ed emozionalità.
Ogni quadro, indagato, incide un tempo, un momento, un lungo racconto fissato con stupenda determinazione cromatica ma rappresenta soprattutto il traguardo di una singola ricerca.
Leggere i dipinti di Mario Lisa è come penetrare dentro al soggetto stesso, dilatarlo oltre ai limiti del quadro, provocare un postulato di tanti sentimenti qualcuno conosciuto, altri avvampanti all’improvviso.
L’indole solitaria e riflessiva di Lisa si riflette anche nella vita privata, si sposò nel 1965 con una colta e raffinata signora russa che, purtroppo, morì tre anni dopo il loro matrimonio, in realtà abitarono pochissimo insieme in quanto ognuno dei due aveva bisogno dei propri spazi e della propria libertà, tanto più che Lisa era solito ripetere “Io ho sposato la pittura.”
A Villa Casalegno di Pianezza nel 2020 è stata inaugurata una mostra antologica comprende centodieci opere e tutti hanno apprezzato la pittura di Lisa nelle sue diverse forme espressive e hanno riconosciuto la efficace sicurezza della sua pennellata.