Novočerkassk (Russia) 1898 – Milano 1970
Ivan Karpoff pittore che ha operato in Liguria

Ivan Karpoff mostrata sin da bambino una straordinaria predisposizione al disegno e alla pittura, viene incoraggiato dal padre, un medico chirurgo, e affidato ad un pittore locale. Subito dopo aver conseguito il diploma presso il liceo artistico di Rostov, nel 1916 viene inviato alla scuola ufficiali locale, sommariamente istruito e quindi inviato al fronte sud. Ferito e fatto prigioniero prima dagli austriaci e poi dagli inglesi, riesce a fuggire in Bulgaria, a Sofia.
Qui inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Ottiene una borsa di studio americana e nel 1925 giunge in Italia, a Milano, dove segue il corso di pittura di Ambrogio Alciati presso l’Accademia di Brera.
Durante gli anni all’Accademia conosce la pittrice Julia Ivanovna Lund , di origini norvegesi ma nata in Russia, che diventerà sua moglie nel 1930 e con cui avrà tre figli.
La pittura di Karpov, orientata verso un verismo impressionistico italiano di fine Ottocento, con una particolare predilezione per il paesaggismo e il ritratto, è particolarmente apprezzata in Italia.
Sin dagli anni Trenta espone in diverse collettive e personali.
Tra queste, da ricordare, nel novembre 1932, la sua partecipazione all’Esposizione dei capolavori presso il Palazzo delle Esposizioni di Chiavari e, nel novembre 1936, la personale presso la Galleria Manipolo di Vicenza, cui fanno seguito recensioni particolarmente positive, seguono le tre esposizioni personali allestite presso la Galleria Geri di Milano tra il 1938 e il 1941, nonché quelle allestite presso la Galleria d’Arte F. Cigala di Torino e presso la Galleria Firenze di Firenze, rispettivamente nel marzo e nel novembre del 1941. L’arte di Karpov suscita particolare interesse perché in grado di unire una sensibilità tipicamente slava a temi e linguaggi pittorici specificatamente italiani.
Ivan Karpoff principalmente dedito alla rappresentazione di paesaggi lacustri, boschivi e montani e marini, di frequente indagati al tramonto o dopo abbondanti nevicate, il suo repertorio si estende anche alla natura morta, alle vedute milanesi, di Venezia, Chioggia e della Riviera ligure, da lui frequentata, a reminiscenze di panorami russi e ucraini.
Questo russo può dirsi oggi italiano, e quindi anche la sua arte mostra molti accenti italiani, ed anzi ostenta velleità di pittoricismo lombardo.
Nel modo col quale dipinge, per esempio, La barca sulla laguna, quadro ricco di effetti di luce, giocati su tranquille gamme di grigi argentei di cielo e d’acque, non solo ricorda i maestri russi, ma, con una tale abilità in superficie, con una garbata «apparenza» di pittura documentatrice s’avvicina al filone della paesistica lombardo-piemontese del Gignous e del primissimo Bazzaro, da lui osservata e studiata con sufficiente buona volontà.
Questo russo può dirsi oggi italiano, e quindi anche la sua arte mostra molti accenti italiani, ed anzi ostenta velleità di pittoricismo lombardo… (L. B., Karpoff, in “L’Ambrosiano”, 9 marzo 1940)
Il Karpoff continua il suo lavoro, rivolto a una pittura eminentemente impressionistica che s’intrattiene con facilità e con gusto intorno al paesaggio. (D. B., Artisti che espongono, in “La Sera”, 11 marzo 1940)
Alla mostra il pittore si presenta onesto e modesto, epigono dei maestri della sua patria, che hanno avuto per capo e maestro Isacco Levitan […]. Il Karpoff, come manca della maestria del caposcuola, così s’ è impossessato – con superficie – di altri linguaggi pittorici, quasi tutti italiani. Nel modo col quale dipinge, per esempio, La barca sulla laguna, quadro ricco di effetti di luce, giocati su tranquille gamme di grigi argentei di cielo e d’acque, non solo ricorda i maestri russi, ma, con una cotal abilità in superficie, con una garbata «apparenza» di pittura documentatrice s’avvicina al filone della paesistica lombardo-piemontese del Gignous e del primissimo Bazzaro, da lui osservata è studiata con sufficiente buona volontà. (E. Z., Un pittore russo che predilige Bussoleno, in “La Gazzetta del popolo”, 29 marzo 1941)
Questi quadri elegantemente descritti, dipinti con facilità e bravura, potrebbero essere firmati da un paesista italiano fine Ottocento: forse soltanto nella mossa profondità dei cieli, nello spaziare delle lontananze, nel senso di solitudine che volentieri aleggia sulle pianure, vibra un ricordo dell’insopprimibile romanticismo slavo.(mar. ber., Un pittore russo, in “La Stampa”, 29 marzo 1941)