Rivara Canavese (TO) 1861 – Cuorgnè (Torino) 1938

Eugenio Gays pittore che ha operato in Liguria

Eugenio Gays nasce da una delle famiglie più antiche di Rivara.
Fu allievo di Enrico Gamba ed Andrea Gastaldi all’Accademia Albertina di Torino.
Frequentò gli studi di Alberto Pasini, Luigi Chialiva e Carlo Pittara e, a Parigi, si perfezionò nello studio dell’orientalista Jean-Joseph Benjamin-Constant.
Esordì nel 1882 alla Promotrice di Torino con Presso Rivara e Dintorni di Torino, esponendovi annualmente poi fino al 1892 poi ancora dal 1916 al 1918; nel 1884, Ore vespertine; nel 1892, Il torrente Viana.
Alcune sue opere esposte alla Promotrice di Torino furono acquistate dalla Famiglia reale.
Espose anche alle Promotrici di Genova (1887, 1892 Porto di Genova), di Milano (1883, 1884, 1890), di  Venezia (1887 con Sorrisi d’autunno).
Nel 1892 a Genova durante le Celebrazioni Colombiane fu premiato con la medaglia d’argento per il quadro Nel porto di Genova.
È stato definito la più giovane recluta del cenacolo di Rivara e con i pittori di Carcare frequentò la Liguria.
Si espresse soprattutto con l’acquarello.
Dopo il 1893 ha soggiornato a lungo sulla Costa Tunisina, Costa Azzurra con frequenti escursioni nella Riviera ligure di ponente, Egitto, Costantinopoli, Marocco, Algeria.

Sono documentati anche suoi soggiorni a Parigi e a Londra.
Sue opere sono in collezioni in Olanda, Inghilterra, America e nelle raccolte del Ministero della Pubblica Istruzione, del Conte Baldo Bertone di Sambuy, già Sindaco di Torino.
Sue vedute La Marne e Paesaggio sono conservate presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino  e Un braccio del Canal Grande a Venezia nel Museo Revoltella di Trieste mentre Sorrisi d’autunno presentato all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884 venne acquistato dalla Galleria Nazionale di Roma.
Muore a Cuorgnè il 12 giugno 1938 e venne sepolto a Rivara.
Stimato dai critici del tempo, fu però in seguito dimenticato tanto che Emilio Zanzi in “Emporium” (aprile 1926, ) poteva affermare che: “Eugenio Gays, da anni esule errabondo sulle spiagge dell’Africa Tunisina e della Costa Azzurra è rimpatriato con una serie di acquerelli luminosi, energici, vecchio stile ma potenti. Quest’ultimo fedele alla celebre Scuola di Rivara, del Pittara, del Pastoris, del D’Andrade, non ha trovato un sol cenno nelle cronache e nelle critiche. Meriterebbe uno studio assai attento per la fecondità, per la straelegante facilità di ritrarre l’acqua e per l’esagerante obbiettivismo delle sue vedute. Ora è negletto. Fra pochi anni gli scrittori illustri forse lo esalteranno. Chi scrive vorrebbe anticipare per conto suo l’opera di giustizia che verrà”.
Scrissero di lui con giudizi lusinghieri i pittori Giacomo Grosso e Alberto Falchetti e negli anni venti del Novecento anche numerosi giornali. La rivalutazione è di data assai recente: una mostra nel 2006 ha infatti richiamato l’attenzione critica sulla sua figura

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