Genova 1880 – Anticoli Corrado (RM) 1955
Pietro Gaudenzi pittore ligure
Pietro Gaudenzi dopo una prima formazione artistica dal pittore Felice Del Santo a La Spezia, frequentò l’Accademia ligustica di belle arti dove fu allievo di Cesare Viazzi. Collaborò inoltre (1899) come redattore artistico al quotidiano genovese Il Lavoro.
Nel 1903, vinto il Pensionato artistico Duchessa di Galliera, si recò a Roma per completare i suoi studi.
Nella capitale studiò i maestri del Rinascimento – soprattutto Michelangelo e Raffaello – mentre, tra i moderni, mostrò interesse per G.A. Sartorio, A. Mancini, A. Spadini e F.P. Michetti.
Alcuni degli artisti citati compaiono, insieme a lui tra i collaboratori della rivista Novissima.
Frequentò inoltre Felice Carena, sotto la guida del quale ebbe modo di perfezionarsi.
Prima opera a dargli notorietà I priori acquistata dal Municipio di Roma nel 1911 all’Esposizione Internazionale.
Nel 1913 è a Monaco, dove la sua pittura ancora impostata al classicismo assorbe tematiche secessioniste.
Pietro Gaudenzi prende parte alle principali Esposizioni italiane e straniere.
La presenza alle principali rassegne italiane d’arte contemporanea (Biennali di Venezia del 1920, 1930, 1932, 1934 e 1942; II Quadriennale e varie sindacali), le personali presso la galleria Pesaro di Milano (1921, 1931) e nel palazzo ducale di Genova (1931), la cattedra di pittura all’Accademia di Napoli (1935), il premio Mussolini per le arti (1936), la nomina a membro delle accademie dei Virtuosi al Pantheon, di S. Luca (presidente nel 1937-38) e d’Italia (1939) e, infine, la medaglia d’oro di benemerenza del ministero dell’Educazione nazionale (1940), attestano come avesse conquistato prestigio e una posizione di rilievo nell’ambito del contesto artistico italiano.
Suoi soggetti preferiti sono ritratti, soggetti sacri e familiari, dove sempre predominano le doti interiori.
Accademico di merito della Ligustica, fu nominato membro del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti 1936-1937 e direttore dello studio del mosaico in Vaticano.
La sua pittura si inserisce tra continuità della tradizione e innovazione, giungendo poi a lambire le nuove poetiche del Novecento.
Negli anni Venti confermano il gusto per i chiaroscuri risentiti e il colore succoso, alcuni pastelli e disegni coevi (Il giglio, Luce, Purità) denunciano la tendenza a “una sintesi assoluta di ritmi e cromie”, in un’atmosfera di rarefatto lirismo, che si farà predominante nelle due Maternità del 1928 e 1936 come nell’Arlecchino del 1940.
Questa maniera risulta già definita nella tela Sposalizio (ora dispersa), esposta nel 1932 alla XVIII Biennale di Venezia .
Nel dopoguerra, con il mutare del gusto, non compare nelle mostre ufficiali; mentre continuò ad allestire personali a Genova (1946, 1949, 1951)
Sue opere presso la Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi, Galleria d’Arte Moderna di Milano, Galleria Ricci Oddi di Piacenza, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e dell’Accademia di San Luca a Roma.