Ferrara 1890 – Appiano Gentile (CO) 1972
Achille Funi pittore che ha operato in Liguria
Achille Funi dopo una prima formazione artistica nella città natale, si trasferì a Milano, dove fu allievo di Cesare Tallone presso l’Accademia di Brera che frequentò sino al 1910.
Entrato in contatto con il gruppo futurista, si avvicinava a tale movimento e con molti dei suoi esponenti condivise, durante la prima guerra mondiale, l’esperienza di soldato nel plotone Volontari ciclisti. Intanto, già dalla fine del secondo decennio del secolo l’artista aveva preso a frequentare la Liguria, prediligendo Chiavari quale meta di soggiorni destinati a proseguire ben addentro agli anni Venti, quando ormai, lasciata alle spalle la parentesi futurista, egli andava orientandosi verso un “ritorno all’ordine” guidato dal recupero della tradizione pittorica italiana del Rinascimento; tali spunti dovevano in seguito confluire dal 1922 nel gruppo dei Sette di Novecento, di cui Funi fu tra i fondatori e ai cui sviluppi sarebbe rimasto fedele entrando a far parte nel 1926 del comitato direttivo di Novecento Italiano.
In piena sintonia con l’esigenza di monumentalità e con il recupero dell’illustre tradizione artistica nazionale sostenuta in questo ambito, egli andava intanto affiancando alla pittura da cavalletto l’impegno di frescante; attivo per la committenza ufficiale eseguì nel quarto decennio del secolo importanti cicli decorativi, tra cui si segnalano gli episodi di tema ariostesco conclusi nel 1937 per la Sala della Consulta nel Palazzo comunale di Ferrara.
Achille Funi prese parte, insieme con altri, alla polemica in favore della pittura murale, decorando una parete del Salone d’onore della V Triennale di Milano. Suoi affreschi si trovano nella chiesa di S. Giorgio al Palazzo in Milano, in quella di Cristo Re in Roma, nella Sala della consulta comunale nel ricostruito Palazzo di corte vecchia a Ferrara: pitture, queste ultime, di grande impegno. Partecipò nel 1934 come architetto al concorso nazionale per il Palazzo del Littorio in Roma, confermando nel progetto la propria tendenza a forme neoclassiche.
Tale impegno, sostenuto sul piano teorico dalla sottoscrizione del Manifesto della pittura murale redatto nel 1933 da Sironi, sfociava inoltre nell’insegnamento presso l’Accademia di Brera, dove Funi occupò la cattedra di Affresco istituita appositamente per lui nel 1939.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, dopo una breve parentesi trascorsa all’ Accademia Carrara di Bergamo, tornava all’insegnamento braidense proseguendo intanto nella sua attività di frescante.
Mentre in tale ambito andavano pronunciandosi le commissioni relative alla decorazione di edifici religiosi, nel campo della pittura da cavalletto Funi si volse, negli anni estremi della sua attività, al paesaggio, alimentando tale interesse con i frequenti soggiorni a Forte dei Marmi.