Genova 1927 – 2003
Gianfranco Fasce pittore ligure

Gianfranco Fasce si forma al liceo artistico e Accademia Ligustica di Belle Arti.
È nell’ambiente ligure che muove i primi passi della carriera artistica, assorbendo le suggestioni naturalistiche della regione.
Rivela da subito un sapiente uso della luce, che va a intridere gli oggetti fino a cancellarne le forme, e delle cromie, vibranti e sciolte o sedimentate e corrose.
Le prime prove sono nell’ambito di mostre regionali, la prima esposizione risale al 1947.
Dal 1948 inizia la produzione scultorea che si concluderà nel 1955.
Utilizza diversi materiali per soluzioni che variano dalla semplificazione di volumi alla loro definizione per mezzo della luce, dalla solidità delle masse al delicato movimento delle superfici, da scomposizioni cubisteggianti di piani a forme materia che ormai parlano il linguaggio informale.
Rimane costante l’analisi della figura umana che approfondisce con le parallele, e mai abbandonate, ricerche nei disegni e negli schizzi a tempera e acquerello.
Non estraneo a un’eco picassiana, cerca però uno spazio più aperto più vicino a quello concepito da Cézanne.
Si accosta al M.A.C. con Allosia, Mesciulam, Bisio, Scanavino e Borella e con loro espone nel 1951 alla Galleria Numero e a Milano sottoscriverà il Manifesto del M.A.C. genovese nel 1953. Vive questa esperienza in una posizione particolare, non valicando il limite della figuratività e sciogliendo progressivamente gli stilemi concretisti.
Nel 1952 si trasferisce a Milano dove rimarrà per sedici anni.
La città gli offre la possibilità di maturare artisticamente e di prendere la definitiva strada all’interno dell’Informale.
Si rivela molto vicino all’ambiente degli Ultimi Naturalisti di Arcangeli; pur conservando una sua originalità, ha tangenze con Bendini.
La prima occasione viene offerta dalla Galleria del Milione, con cui inizierà un lungo sodalizio fatto di numerose mostre personali (‘54, ‘55, ‘56, ‘60, ‘63, ‘69) e di vicinanza agli artisti della Galleria esponenti della terza generazione, in particolare Chighine. Sono gli anni di maggiore notorietà sia come presenza a livello espositivo sia per le parole autorevoli che i critici più importanti del momento iniziano a spendere per lui.
Le tele che nascono negli anni milanesi si alternano tra cromie ridotte a rappresentare i colori della città e soluzioni più libere e sciolte.
La varietà coinvolge anche la struttura compositiva.
Conserva sempre il nucleo dell’immagine, anche se viene semplificata, sfaldata o evocata.
Si individua un superamento dell’Ultimo Naturalismo a favore di una ricerca personale all’interno dei valori della pittura indagata in sé, riducendo gli elementi naturali a forme visive semplici, le masse e i volumi.
Conferisce sempre attenzione al valore dell’equilibrio, anche se a volte viene travolto dall’esplosione dei valori della luce e del colore.
Gianfranco Fasce nel 1964 torna a Genova e si nota una flessione a livello espositivo.
La ricerca però continua a rinnovarsi e i critici continuano a dimostrare stima e fiducia.
Dopo una grave malattia nel 1981, a cui ha reagito con grande forza, ha continuato a dipingere fino alla metà degli anni ’90.
Edite dal Milione le due monografie scritte da Andrea Emiliani nel 1961 e da Flavio Caroli nel 1970.
Le personali si concentrano nel nord Italia tra Milano, Alessandria, Bellinzona, Bologna. Genova solo nel 1991 propone un’antologica.
È presente a tre Biennali veneziane (’58, ’62 e ’66 in sala personale).
All’interno della schiera Ultimo Naturalista o Informale partecipa alle più importanti retrospettive dedicate ai movimenti su territorio nazionale e internazionale.






Galleria



























