DISCOVOLO ANTONIO 46-PITTORILIGURI.INFO

Bologna 1874 – Bonassola (SP) 1956 

 Antonio Discovolo pittore ligure

Antonio Discovolo,  che è stato profondo indagatore e perspicace psicologo della terra di Liguria. La pittura di Discovolo può essere definita “larga e libera”, ariosa, poeticamente consistente e nel contempo sobria, esuberante, lineare, penetrante ed estemporanea (tra “natura formata” e natura in imprevedibile evoluzione).
Una pittura completa che resiste agli attacchi delle mode, rimanendo sempre pienamente e coscientemente autonoma, rigettando ogni allettamento e seduzione delle “correnti” che si andavano formando.
Durante la sua carriera Discovolo, nato sul finire dell’ Ottocento (1874), fino alla morte (1956), è stato sempre fedele alla sua pittura e al suo modus operandi.
Essenziale, per la sua formazione artistica, la frequentazione della scuola di Fattori, per poi perfezionarsi con Nino Costa.
In seguito (dal 1898 al 1911) si trasferisce a Lucca e poi a Roma, partecipando al gruppo ”In arte libertas“ fondato appunto da Nino Costa.
Nel 1902 con il pittore Lori si recò per qualche mese a lavorare a Tellaro nel Golfo della Spezia. Rimasto impressionato dalla bellezza del paesaggio ligure vi tornò l’anno dopo, stabilendosi a Manarola (nelle Cinque Terre), invitatovi dall’amico pittore Llewelyn Lloyd.
Sempre nel 1902 aderì al Divisionismo al quale già si era avvicinato tramite il Nomellini (conosciuto a Torre del Lago, nella casa di Giacomo Puccini), propensione rafforzatasi ancor più dopo aver conosciuto il pittore divisionista romano, Lionne.

L’esordio pubblico è del  1900 qundo prese parte all’ Esposizione di Belle Arti di Roma “Amatori e Cultori” e alle seguenti edizioni dal 1901 al 1907, 1923, 1929.
Alcuni dipinti (Ritratto della moglie, 1907,  Autoritratto, 1908,  I fuggitivi, 1908,  rivelano un progressivo avvicinarsi del pittore a tematiche simboliste immerse in misteriose atmosfere boeckliniane; gli sarà caro il tema mitologico dei centauri ( Linseguimento, 1911) esposto alla I mostra della xilografia di Levanto nel 1912 insieme con La solitaria.

L’inseguimento, 1912

Nel 1911 partecipa all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma (La campana dei naviganti, La casa dei gufi, La voce del centauro)  e negli anni 1913-1916, alle Secessioni romane, (L’onda, Notte di Natale, Cinguettio di passeri, La vendemmia, Portatori di fieno, Riposo).
Cozzani lo invitò a ideare xilografie per la rivista LEroica (dal 1911); per i tipi di Sansoni (1911) illustrò quindi il Macbeth di Shakespeare.
Né si deve dimenticare la sua attività di incisore per il raffinato mensile Novissima (dal 1903), con immagini che gravitano nell’orbita d’influenza secessionista, con avvolgenti linee liberty e forme rimpolpate da un evidente neomichelangiolismo.

 

Nel 1903 con l’opera Mare. Mattino, partecipa alla V Esposizione Internazionale d’Arte Città di Venezia dove esporrà dal 1920 al 1930 e nel 1912 ordina nella sala ligure una sezione personale.
Nel 1904, con Onorato Carlandi,  dipinge nella campagna di Terracina. 

Nel  1906  con Giacomo Balla rappresenta la “Giovine Roma” all’ Esposizione Nazionale di Belle Arti a Milano dove presenta  Le cascatelle, La casa dei sospiri e Plenilunio.
Discovolo ha modo di correlarsi con tutti i movimenti artistici del suo tempo, dall’Impressionismo all’Espressionismo, dal Neo-Impressionismo al Simbolismo, dal Nabismo al Divisionismo, dal Fauvismo al Novecento, dal Cubismo al Futurismo e all’Astrattismo, ma, con la sua spiccata personalità, sa reagire a questi repentini quanto volubili cambiamenti artistici, senza mai farsi contagiare.

Certo è attento divisionista, soprattutto durante il suo soggiorno romano quando, gli artisti stanno focalizzando le nuove idee sulla composizione ottica del colore.
Nel 1902, aderendo pienamente a questo nuova tendenza artistica, ancora allo stato embrionale, si accinge a dipingere opere con la  tecnica della divisione del colore, che gli permette un percorso analitico nella trattazione della materia, mutuata dalla conoscenza e frequentazione con Plinio Nomellini ed Enrico Lionne.

Antonio Discovolo ritatto da Enrico Lionne, 1903

Dopo il 1910 la sua pittura (anche influenzata da Nino Costa) propende verso effetti simbolici che caratterizzeranno la sua produzione seguente.
Nel 1910 si trasferì definitivamente a Bonassola e, dall’anno seguente (1911), espose alla Promotrice genovese, (Ultimo sole a Manarola, Sera dei morti) e alle succesive esposizioni genovesi fino al  1940.

Ultimo sole a Manarola, 1911, (Genova. Promotrice di Belle Arti, 1911) 

Sempre nell’11 partecipa all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma (La campana dei naviganti, La casa dei gufi, La voce del centauro)  e negli anni 1913-1916, alle Secessioni romane, (L’onda, Notte di Natale, Cinguettio di passeri, La vendemmia, Portatori di fieno, Riposo).

La campana dei naviganti, 1910 (Roma. Esposizione Internazionale di Belle Arti, 1911)

Il suo percorso divisionista è intenso, fatto di convinzione ed entusiasmo, ma di breve durata, egli infatti predilige ottenere la luminosità del dipinto con larghe pennellate piuttosto che con sottili e studiati filamenti di colori primari, analizzate attentamente nel loro accostamento cromatico con immediatezza, sensibilità e grande maestria, tanto da ottenere quasi gli stessi risultati di luminosità delle opere trattate con la metodologia del divisionismo ortodosso.
La logica del comporre in Discovolo costituisce la perfetta confluenza tra spontaneità e meditazione: spontaneità che si ritrova in alcune opere nelle quali predomina la sincerità di uno spirito gioioso, franco e indipendente, dove è  prevalente l’invenzione; la meditazione caratterizza altre opere pregne di significati introspettivi, ma in entrambe prevale comunque la  grande capacità di un cromatismo lirico.
Luminescente nei dipinti, straordinario nel simbolismo onirico, dove le figure siano esse umane o mitologiche vengono a fondersi in una straordinaria comunione di forme e colori.
Nelle sue opere prevale l’elemento fantastico emozionale, la luce viola-cobalto avvolge figura e paesaggio quasi ad ottenere una sorta di rifiuto della realtà per giungere ad una mirabile conclusione di fusione tra verità e magia.
Il suo concetto di pittura simbolista, mediata dalla lezione böckliniana, conduce il pittore in un’altra dimensione non più realistica, ma sublimata da una forza introspettiva, che scaturisce in visioni fantastiche realizzate con un linguaggio pittorico unico e ineguagliato.

Autoritratto, 1908

 Intrattiene amicizie a differenti livelli con molti esponenti liguri o “ligusticizzati” del mondo delle arti, della letteratura e della cultura: Pietro Gaudenzi, accademico d’Italia, Orlando Grosso, restauratore, iniziatore di musei genovesi e pittore, che condivide con il nostro, almeno nel periodo estivo, la residenza bonassolese; Rosolino Multedo, architetto, pittore ed illustratore, Ettore Cozzani scrittore e Franco Oliva, architetto, fondatori della rivista “L’Eroica” ed inoltre i pittori Plinio Nomellini, Enrico Lionne, Alberto Beniscelli, Cornelio Geranzani, Arrigo Minerbi ed Eugenio Baroni affermati statuari; Sem Benelli e Corrado Martinetti poeti scrittori e Angelo Balbi segretario della Società di Belle arti, pittore e critico d’arte.
La critica è unanimemente concorde sull’operato artistico del pittore, tanto che nel 1914 presentando alla XI Esposizione Internazionale d’arte a Venezia due opere Minaccia e Viandante, queste vengono acquistate la prima dalla Cassa di Risparmio di Venezia e la seconda dal Re d’Italia, con enorme soddisfazione dell’artista.
Del 1920 è la sua partecipazione alla IV Esposizione della Federazione Artistica Lombarda (Vecchio frantonio)  e alla V Esposizione (Candelabri) presso la prestigiosa galleria Pesaro a Milano nella quale terrà quattro  personali nel 1922 , 1926, 1933, 1936 e 1938 e da ultima nel 1939 presenta Chiacchere al fuoco alla Mostra Le grandi opere dell’ ‘800.

Una sala della Galleria Pesaro durante la mostra personale del 1922

Ma un gran pittore non può lasciarsi condizionare da un unico ambiente ed ecco che l’artista cerca nuovi spunti pittorici che trova nella magnifica cittadina di Assisi, dove si trasferisce dal 1924 al 1927.
Assorbito pienamente dal variegato paesaggio umbro scopre delle nuove luci che lo rapiscono nello spirito e nell’animo; non entra in Assisi come visitatore frettoloso, ma si immerge attento e sommesso, asceta e mistico, in uno stato emotivo contemplativo.

Il coretto di Santa Chiara (Assisi), 1926

Ritornato a Bonassola diventa attento interprete del paesaggio, spesso ripetitivo, ma sempre trasfigurato sul supporto pittorico con innovazione artistica, con pennellate larghe e luminose; si dedica allo studio del mare, sue sono le violente mareggiate sormontate da vorticosi voli di gabbiani, le calme  placide sfiorate ora dal sole ora dalla luce lunare, suoi sono i notturni dai  cieli tempestosi, i raggi che filtrano magicamente tra le nuvole, o gli strapiombi e le scogliere rappresentati con un taglio dall’alto, quasi vertiginoso.
Traspirano da ogni sua opera gioia di vivere, pace interiore, felicità di dipingere.
E’ certamente in pace con se stesso quando dipinge le figure attorno al focolare sotto i pini, gli interni delle case dei pescatori, i contadini sotto il sole cocente che lavorano negli oliveti, i pescatori che tirano le reti, le spiagge affollate di bagnanti o al contrario casette isolate, immerse nelle vegetazione, oppure si lascia trasportare da improbabili e oniriche fioriture che si stagliano sul mare limpido e immoto, senza tuttavia tralasciare la produzione ritrattistica.
Diventa più che mai descrittivo e palese espressionista delle sensazioni che prova, di quello che vede e di quello che vuole che si percepisca dalle sue splendide opere.
E’ nominato Accademico di merito alla Ligustica nel 1920.

Il castagno, 1920 (Genova. GAM) 

Come detto ebbe una notovole carriera espoitiva oltre alle succitate devono essere ricordate: La Fiorentina Primaverile del 1922; la Biennale romana del 1925; la Quadriennale di Roma del 1935; Palazzo Rosso a Genova nel 1932, oltre  alle Sindacali e Regionali  Fasciste di Genova, Firenze e La Spezia.
Concluse la sua attività espositiva personale nel 1938 a Torino presso la Galleria Martina mentre l’ultima colletiva è del 1952 a Forte dei Marmi in occasione del Premio Nazionale Viali.
A Roma nella Galleria comunale d’ arte moderna è conservato un grande notturno del 1924: Ninfa addormentata, oltre a Riposo; nella Galleria nazionionale si trova il dipinto Tra gli ulivi; nei Civici Musei di Novara è conservata una tavoletta A sera, firmata e datata 1935.
Il suo Autoritratto (1938) è a Roma presso l’Accademia di S. Luca, della quale entrò a far parte nel 1942. Sue opere figurano ancora ad Arezzo Pinacoteca Civica, alla Quadreria del Comune di Bonassola, a Carrara, a Firenze, alla Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi, di Milano, Novara, Torino, Roma, al Museo dell’Accademia Ligustica di Genova e in molte collezioni private

 

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