Salasco Vercellese ((VC) – 1882 – Roma 1930

Giuseppe Cominetti pittore ligure

Il 28 ottobre 1882 Giuseppe Cominetti nasce a Salasco piccolo paese della campagna vercellese.
Dopo i primi studi a Torino (allievo del Milani), poi con il fratello Gian Maria nel 1900 si trasferisce prima a Davagna, nell’entroterra ligure e poi a Genova nel 1902. dove affittò  uno studio in Via Montaldo spazio cle lo scultore Pietro Capurro aveva messo a disposizione dei giovani, creando un luogo di incontro di artisti e letterati e nel quele si ritrovavano gli scultori Leonardo Bistolfi, Edoardo De Albertis, Giuseppe Giglioli, Giovanni Battista Bassano; i pittori Plinio Nomellini, Rubaldo Merello, Eugenio Olivari, Cornelio Gerenzani, Antonio Schiaflino; gli scrittori Pier Baratono, Mario Maria Martini, Camillo Sbarbaro e i caricaturisti Paradisi, Cirillo, Bertueto.
“In questa Genova punto d’incontro e fucina di divisionisti” come la definisce Sergio Paglieri, Filippo Tommaso Marinetti si era laureato nel 1898 in Giurisprudenza.
Al 1903 risale la partecipazione alla Promotrice col dipinto Jacopo Ortis, sul “Caffaro” l’opera viene citata per “la forza di pensiero e di espressione”, proseguirà la partecipazioni alla Promotrice genovese fino al 1922.
Lo stretto rapporto col Nomellini lo convertì al Divisionismo; insieme al fratello Gian Maria oltrechè ad altri artisti, come Eugenio Olivari, Paolo De Gaufridy, Giuseppe Giglioli, contribuì alla fondazione del Gruppo dei Nove, artisti e intellettuali che si riuniscono alla Società di Letture Scientifiche  a  Genova in Piazza Fontane Marose, con lo scopo di “reintegrare il prestigio e la dignità dell’arte e propagarne la facoltà con tutte le manifestazioni possibili e di far pressione presso le autorità Governative e Comunali perché ne riconoscano i diritti e li tutelino costantemente”

 

E’ del 1906 la partecipazione all’ Esposizione Nazionale di Belle Arti a Milano per l’inaugurazione del nuovo valico del Sempione esponendo  il Ritratto del Principe Onorato Jean Marie.

 Ritratto del Principe Onorato Jean Marie, 1905
Vénération du Christ, 1906 -1907

Nel 1907 eseguì l’opera I conquistatori del sole, dipinto a sfondo sociale eseguito con tecnica divisionista.
Il dipinto che rappresenta il momento di passaggio dell’artista dalla pittura divisionista e simbolista alla dinamicità futurista, esprime la fatica e l’immutabilità del lavoro dell’uomo attraverso la ripetizione della figura del contadino a petto nudo intento a zappare dall’alba al tramonto, la cui sagoma, con le gambe immerse nella terra, si staglia contro un cielo infuocato.
Nei disegni preparatori esposti accanto all’opera emerge l’abilità tecnica del pittore noto anche per i suoi disegni realizzati al fronte durante la Prima guerra mondiale.

  I conquistatori del sole, 1907

Giuseppe Cominetti nel 1909  è invitato al Salon d’Automne assieme ad altri artisti genovesi, vi partecipa con Vénération du Christ, (già esposta alla Promotrice genovese del 1906), un ritratto e il già citato I conquistatori del Sole.
Nello stesso anno liartista decide di trasferirsi a Parigi con il fratello Gian Maria, prendendo inizialmente studio a Montparnasse e succesivamente a Montmartre, traslocando dal 67 rue Caulaincourt, al 13 rue Ravignan a pochi passi dal Bateau-Lavoir e trasferendosi infine in rue d’Orchampt dove terranno lo studio sino al 1929.
A Parigi i fratelli si trovano quasi subito a far parte dell’entourage culturale creato dagli artisti italiani nella capitale francese, e non solo Cominetti mantiene i contatti con Genova, partecipando nel capoluogo ligure al “Gruppo della Galleria” (Galleria Mazzini), attivo negli anni Dieci, in lotta con la conservatrice Promotrice di Belle Arti, dove comunque l’artista continua ad esporre e al Gruppo della “Pro Cultura Artistica“, attivo tra il 1913 e il 1916.

Ritratto del fratello Gian Maria, 1910 circa

lncontra esponenti del Futurismo, tra cui Umberto Boccioni e Marinetti. “l’adesione al nascente futurismo” – annotava Gianfranco Bruno – è immediata in Cominetti, artista attratto dal mito del moderno.
A Parigi Severini lo convince a firmare la prima stesura del Manifesto del Futurismo, pubblicato sul “Figaro” nel febbraio del 1909, ma la sua adesione e fugace ed egli, pur consentendo sulle linee generali della poetica futurista, non firmerà le successive stesure del Manifesto.
A Parigi Cominetti frequenta gli esponenti dell’avanguardia artistica, letteraria, teatrale: C. G. Sarti ricorda di aver conosciuto Modigliani in uno studio frequentato da Cominetti, dagli amici Manfredini, Paradisi, Qppi, Bucci e altri (Attraverso Parigi, “La Tribuna”, Roma 25 febbraio 1926); Severini annovera tra i frequentatori del suo studio Cominetti.
Ma è altrettanto immediato il distacco da quel movimento, motivato dalla profonda, istintiva ripulsa diartista, di natura individualista, per ogni idea di gruppo, e dalla sua sostanziale indifferenza, anzi avversione, al programma futurista, laddove esso si poneva in aperto rifiuto dei soggetti tradizionali, quale il nudo per esempio, abitualmente da lui ritratti”
Nel medesimo anno la rivista “Démocratie Sociale” gli commissiona un manifesto, rappresentante: “L’homme moderne et l’arbre de la paix montent dans le soleil”.
Sempre nel 1909 si trasferisce a Parigi, dove vivrà per circa dieci anni, insieme al fratello Gian Maria.
Giuseppe Cominetti nel 1910, causa le insistenze di Marinetti e Severini, partecipa al movimento futurista, ma per un periodo assai breve.
A Parigi frequentò numerosi esponenti dell’ avanguardia, artistica e teatrale; coinvolto dal fratello Gian Maria, si dedicò alla scenografia, preparando una serie di bozzetti teatrali.
Durante il periodo parigino si interessa anche alla critica d’arte, ed e in lui notevole lo sforzo di stabilire rapporti tra gli sviluppi della cultura francese e quella italiana. Collabora a “Le Monde”, diretto dall’amico Henry Barbusse.
L’anno 1914 segna, probabilmente, il punto di massima ascesa del pittore a Parigi, dove tiene la sua prima mostra personale esponendo l’opera La grande farandole.

La grande farandole, 1911

Can – can, 1911, (Roma. Galleria Nazionale d’Arte Moderna)

Giuseppe Cominetti nel 1911 pittore realizza il primo progetto scenografico, di gusto secessionista, per “La Corona Melagrante” scritto del fratello Gian Maria.
Partecipa per la prima volta al Salon des lndépendents dove espone Lussuria e altre opere; l’anno seguente espone La farandole  riscuotendo grande successo, il giornalista Sarti entusiasta la descrive come: “La rappresentazione di una danza collettiva, nella quale il movimento disordinato di vari gruppi si fonde in urfonda armonica formata dalle silhouettes che seguono il ritmo di una musica furibonda: la visione esatta di una moltitudine travolta in un’allegra bufera”.
Infine , nel 1913, per l’ultima volta al Salon parigino partecipa con Matrimonio.

Il 19 gennaio del 1914  si apre alla galleria “Gil Blas” una sua personale di maquettes e costumi teatrali, a distanza di pochi mesi inaugura una personale alla Galerie d’Art Contemporaine, curata dal romanziere Horace van Ofiel.
La farandole appare sul numero speciale sulla danza contemporanea del giornale “Montjoie!” accanto ai disegni di Rodin, Léon Bakst, Henry Matisse, Dunoyer de Segonzac, Raoul Dufy, Rivera.
Durante il medesimo anno prepara gli allestimenti scenici per “Les Fêtes Galantes” di Paul Verlaine diretto da Adrien Remacle al Theatre Idéaliste e per La Jalousie du Barbouillé di M.A. Alexandre al Theatre Imperial di Parigi.
Partecipa all’VIII Salone degli Umoristi a Parigi.
La guerra nel 1915 interrompe le consuetudini letterarie e artistiche parigine.
Giuseppe Cominetti allo scoppio del conflitto viene inviato nelle Argonne come corrispondente di “Le Monde”. Allentrata in guerra dell’Italia viene chiamato sul fronte del Grappa.
Durante la guerra non cessa la tua attività espositiva ordinando  una piccola mostra di litografie e disegni di guerra alla Società Ligure di Letture e Conversazioni Scientifiche a Genova.

Vengono commissionati a Cominetti alcuni pannelli decorativi perla stanza dei bambini della famiglia Oberti, raffiguranti diverse fiabe.
Giuseppe Cominetti a Gennaio espone i disegni e le litografie della guerra francese all’Emiciclo del Caffè Olimpia in Genova, alla Mostra d’arte Pro Famiglie Artisti in guerra, continuando ad esporre alla Promotrice, come detto,  fino al 1922.

E’ del 1917 l’Esposizione di impressioni di guerra al Teatro dei Gran Casino di Montecatini.
Durante l’estate del 1918, alla rassegna “Giovane Liguria” tenuta nel Casino di Viareggio, espone alcune fiabe, alcuni dipinti parigini e il nucleo dei disegni di guerra, che esporrà anche a Genova.
Nel 1919 durante il soggiorno di Marinetti a Genova, è firmatario con il fratello del “Gruppo futurista genovese”; il gruppo nasce in una serata letteraria al Giardino d’ltalia alla presenza dello stesso Marinetti.
A Genova, dove ha studio con il pittore Antonio Giuseppe Santagata,  si erano creati altri luoghi di ritrovo e discussione degli artisti: la casa di Camillo Sbarbaro, quella del pittore Paolo Rodocanachi e del filosofo Rensi erano meta dei pittori Oscar e Fausto Saccarotti, dei Cominetti, del critico Pier Baratono, dei poeti Dino Campana, Angelo Barile, Eugenio Montale.
I fratelli Cominetti intraprendono la pubblicazione di una rivista letteraria, che viene edita l’anno successivo a Roma.
In questi anni i due fratelli entrano in contatto con gli artefici della ceramica d’arte di Albisola. Restano varie terracotte firmate “G.C.”
È del medesimo anno il trittico sulla tematica del lavoro descritto da Rosita Fragola che visita lo studio romano del pittore ormai scomparso: “Potei ammirare altre quattro grandiose composizioni che sembrano concepite come pale d’altare per un tempio dedicato al lavoro.
Una rappresenta il dominio sulla pietra […] un’altra il dominio del metallo […] un”altra la conquista delle comunicazioni […] l’ultima rappresenta la conquista della terra”, delle quattro tele ne rimangono tre, due delle quali oggi conservate al Museo Borgogna di Vercelli e una all’Accademia Ligustica di Genova.

Oltre che alla Promotrice del 1920 espone in una collettiva al Circolo Artistico Tunnel di Genova all’annuale Esposizione di Bozzetti.
Ordina una mostra itinerante  di disegni di guerra: Glasgow, Londra, Berlino, Monaco,Vienna,  e Miiano.
Durante il  medesimo anno  illustra alcuni numeri de “Les Chroniques du Jour” con altri artisti tra cui Picasso, Modigliani, Utrillo, Lipchitz, Soutine, Derain, Severini.
Giuseppe Cominetti nel 1921 è tra gli ispiratori della nascita della manifattura ceramica albisolese “La Casa dell’Arte” di proprietà di Giuseppe Agnino, Giulio e Angelo Barile partecipando alla II Esposizione nazionale d’arte a Livorno, nello stand de “La Casa dell’Arte”.
Qualche interesse dimostra anche per la scultura e singolari sono le decorazioni dei mobili dello studio parigino, oggi conservate presso gli eredi dell’artista.
La sua attività a partire dal 1922 si svolge in prevalenza tra Roma, dove ha studio in via Flaminia, e Parigi.
Progetta nel 1922 le scenografie per la commedia “Gli ingannati dell’Accademia degli Intronati di Siena” in scena al Politeama Nazionale, e in altri teatri italiani.
Intanto a Parigi alla Galerie d’art Contemporain si apre una personale curata dallo stesso Horace van Offel; il Salon des Tuileries lo invita a diventare socio.
Siamo in pieno “ventennio” quando nel 1925 costituisce, a Roma alla presenza di Mussolini, con il fratello Gian Maria, il poeta Luigi Amaro e Lamberto Picasso il “Gruppo della Chimera – manipolo d’azione d”arte”, che aveva per scopo “esumare opere d’arte da darsi all’aperto per l’educazione estetica del Popolo Italiano”.
La Galerie d’art Contemporain di Parigi (buolevard Raspail) organizza una personale curata ancora da Horace Van Offel alla quale segue un’altra personale alla Galerie Armand Drouant (rue de Rennes).
Nel 1925 ideò e realizzò scene e costumi per lo spettacolo Tour de Cartes rappresentato dal fratello Gian Maria, al Festival del Teatro di Parigi, nell’ambito dell’Esposizione Internazionale di Arti decorative.
Il “Gruppo della Chimera” cura il catalogo della personale di Cominetti tenuta nel 1926 a Roma nel Ridotto del Teatro Quirino.
Giuseppe Cominetti nello stesso anno a Roma partecipa alla II Mostra d’arte marinara e poi alla V edizione del 1929.
Partecipa  alla XCII Esposizione dlla Società  Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma del 1926.
Espone a Genova nel 1928 presso il Circolo della Stampa.
Colpito da paralisi parziale in seguito ad un incidente stradale a Genova, la sua attività subisce un grave arresto.
Ultima opera nota è Ritratto del Dottor Gatti (1928), medico che lo aveva in cura.

Ritratto del Dottor Gatti , 1928

Nel 1929 Marinetti presenta una mostra di Disegni di Guerra nel Ridotto del Teatro Quirino, a cui l’ artista non potrà partecipare perché gravemente indisposto.
Presenta alcune opere alla
La fine sopraggiunge 21 aprile 1920 a Roma in una clinica.
Sue opere si trovano presso la Galleria d’Arte Moderna di Genova, le Gallerie Nazionale d’Arte Moderna  la Mitchell Wolfson Jr. Collection e il Museo dell’Accademia Ligustica oltre che in collezioni private soprattutto in Liguria e Piemonte.
Giuseppe Cominetti rimane pittore del fremito del mondo: accolto nel tessuto nervoso delle superfici di colore il mondo si accende di intensità e si perpetua oltre l’attimo fuggente dell’emozione.
Nelle opere migliori, quasi tutte risalenti al periodo parigino sino al 1915 e metafore simboliste della danza della vita e della morte, ritratti di cocottes, apparizioni di figure nella città, le istanze psicologiche e la partecipazione vitalistica ai propri soggetti si fondono nel felice “divisionismo gestuale” ’ dell’artista.
Il segno-colore viene disponendosi secondo una spazialità circolare dinamica, e i piccoli tratti della scrittura divisionistica fondono all’interno di un tonalismo non di natura atmosferica.
Nella seconda fase di attività dell’artista, dopo la parentesi della guerra, il segno colore assume una corposità maggiore, e si semplifica la trama avvolgente dei segni, intesa piuttosto a cogliere in una fulminea sintesi la presenza dell’oggetto o della figura, e a proiettarne le linee forza in un’istantanea designazione dello spazio-ambiente.
Questa nuova poetica dissolve naturalmente le atmosfere avvolgenti dei dipinti dei balli parigini e delle scene di città, e il colore assume tonalità fredde, in dissonanze di argenti e in un incrocio della tessitura della superficie in cui alla circolarità spaziale si sostituiscono immagini in movimento sull’orizzontale. In armonia con l’assunzione futurista di temi riguardanti gli aspetti dinamici della vita moderna, Cominetti rivolge sempre più il suo interesse alle manifestazioni di vitalità sportiva: le corse ippiche, la boxe, il rugby, i podisti.
Ma maggior intensità espressiva il pittore raggiunge ancora una volta nei dipinti in cui si manifestano fremiti psicologici, e ancora il tessuto pittorico accoglie nella più ricca trama dei suoi colori fluenze lineari e tentazioni di simbolizzazione mai sopite nella fantasia dell’artista.
É quella linea simbolista-futurista degli “stati d’animo” che, dal 1909, via via si dipana attraverso gli Amanti sott’acqua, e La grande Farandole, del 1911, Le Ballerine a Montmartre del 1913, il Tango del l914 sino a Les falaises et ses mouettes, del 1915, e ad alcuni notturni degli stessi anni.

 

Oppure nella serie delle “favole”, eseguite tra il ’12 e il ’16, dipinti in cui l’innato senso dell’ornamento si sposa con un intenso irraggiarsi divisionista di colori che conferiscono all’immagine, articolata sulle gesticolanti movenze delle figure, fulgori intensissimi.
l dipinti, pensati come decorazione di una stanza per bambini, veramente rispondono all’aspirazione di Giuseppe Cominetti verso un’arte di coinvolgimento ambientale, e lo avviano a quell’attività di scenografo che sarà prevalente nel suo ultimo periodo.
Non è azzardato dire che Cominetti, concluso un ciclo di pittura negli anni della guerra, porta a maturazione le propensioni, emerse nei primi anni parigini, verso un gesto pittorico che, travalicando i limiti del quadro, si amplifichi nella dimensione dello spazio scenico.
E in esso trova più motivata espressione quel senso dell’ornamento che nei dipinti rendeva talvolta superficiale sia nell’interpretazione degli “stati d’animo”, sia i tentativi di rappresentare delle dinamiche della vita moderna.
(G.Bruno, 2006)

Esposizioni

1930, Roma, Mostra d’ arte dell’800 e contemporanea.
1933, Roma, Esposizione di disegni di guerra. Galleria di Roma.
1933, Genova, Esposizione Societa Promotrice di Belle Arti.
1945, Genova , Mostra artisti d’oggi, Galleria d’arte Euro Romano.
1945, Roma, Disegni di guerra, Studio d’arte.
1956, Roma, Retrospettiva di C., Palazzo delle Esposizioni.
1956, Roma , Personaie di C., Galleria di Roma.
1959, Roma, Mostra retrospettiva di G. C., V Quadrierinale Nazionale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni.
1965, Milano Il manifesto itaiiano nei centenario dei manifesto litografico. Palazzo deiia Permanente.
1965, Rona, Rassegna di arte figurativa “Il soldato itaiiano”, Ministero della difesa.
1967, Firenze, Arte moderna in itaiia, 1915-1935. Palazzo Strozzi.
1968, Genova, Maestri della pittura ligure dei secondo ‘800 e del
primo ‘900, Galleria Liguria.
1968, Genova, Elementi grafici e pittorici tra decimonono e ventesimo, Galleria Liguria,
1970, Milano, Mostra dei divisionismo itaiiano, Paiazzo della Permanente.
1971, Genova, Maestri divisionisti in Liguria, Galleria Liguria,
1972, Genova, Postuma di O. Grosso ed esposizione di pittori liguri del ‘900, Galleria Guidi,
1973, Genova, 1911-1925 Genova, cultura di una citta, Banco di Chiavari e della Riviera ligure.
1973, Torino, G.C., Galleria Accadermia,
1977, Genova, G. C., Galleria De Pasquali.
1981, Milano , G.C., Galleria Emporium.
1981, Genova, Pittura in Liguria tra ‘800 e’900, Cassa di Risparmio di Genova.
1983, Genova, G, C., Museo dell’ Accademia Ligustica
1983, Vercelli, Auditorium  Santa Chiara.
1986, Genova. Il novecento, Centro dei Liguri
1990, Trento, Divisionismo italiano, Palazzo delle Albere
1990, Genova, La pittura di paesaggio in Liguria tra Otto e Novecento, Museo S. Agostino.
1991, Torino, Il colore del lavoro, il lavoro come oggetto e come soggetto nella pittura itaiiana tra Ottocento e Novecento. Mole Antoneliana.
1993, Novara, Anselmo Bucci e ilNovecento nelle collezioni private novaresi, Palazzo dell’Arengario.
1998, Genova, Liguria futurista, Palazzo Ducale.
1998, Milano,  Una stanza a Montmartre. il paesaggio francese nella pittura italiana da Boldini a Birolli, Museo della Permanente.
2000, Genova,  Il  giardino incantato, La donazione Oberti, Museo dell”Accademia Ligustica.
2001, Roma,  Il Liberty in Italia, Chiostro dei Bramante.
2002, Genova, Sguardi sui Novecento, Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e imperia.
2003, Cagliari , La ricerca dell’identità. Da Tiziano a De Chirico,  Castel S. Michele.
2003, Palermo, La ricerca dell’identità. Da Antonello a De Chirico, Albergo delle Povere.
2003, Aosta , I divisionisti piemontesi da Pellizza a Balla, Museo Archeologico.
2003, Novi Ligure, Divisionismo, il contributo dei piemontesi da Morbelli a Balla. Museo dei Campionissimi.
2004, Livorno , I tesori dei mare, Suggestioni Miti Trasparenze, Museo Civico Giovanni Fattori.
2004, Novi Ligure, Sport e ‘900. Il gesto sportivo nell’immaginario artistico. Museo dei Campionissimi.
2004, Milano, The Mimas The Milano Internationai Modern Art Show, Museo della Permanente.
2005, Varese,  1905-2005 L’estetica della velocita. Poesia e universo futuribile, Villa  Pallanza.
2005, Pietrasanta, Intermezzi pantomime acrobazie sui palcoscenico del 900, La maschera e l’artista, Villa la Versiliana.
2006, Modena,  La magia dei carnevale dai verismo all’espressionismo.La pittura italiana dell’ottocento e dei primo novecento nelle collezioni private italiane, Fiera Antiquaria.
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2006, Rimini,  I costruttori.  Il corpo del lavoro in cento anni di vita italiana, Castel  Sismondo,
2006, Milano,  Il lavoro inciso. Capolavori dell’arte graflca da Milet  a Vedova, Museo Sigismondo Castromediano, Lecce – Fondazione Stelline.
2006, Palermo, I costruttori.  Il corpo del lavoro in cento anni di vita italiana, Albergo delle Povere.
2006, Pordenone, La leggenda di prino varnera, Palazzo della Provincia.
2006, Novi Ligure, Il Divisionismo di G.C., Visioni di luce, Museo dei Campionissimi.
2007, San Fruttuoso di Camogli, Scarsa lingua di terra che orla il mare … la Liguria nella pittura e nella poesia del novecento, Complesso monumentale FAI.
2008, Rovigo, La belle Époque arte in Italia 1880 – 1915, Palazzo Revoltella.
2008, Settimo Torinese, cento anni di arte in Piemonte. Da Avondo a Zorio, Casa delle Arti e dell’Architettura.
2008, Alessandria, Cento anni di creatività in Piemonte, Palazzo Monferrato e Palazzo Cuttica.
2009, Milano, Futurismo 1909-2009. Velocità+Arte+Azione, Palazzo Reale.
2010, Vercelli, G.C.. Tra divisionismo e uturismo. Dipinti, disegni e arredi, Museo Borgogna.
2015, Piazzola sul Brenta, Istanti al fronte. La prima Guerra Mondialenei disegni di G.C., Villa Contarini.
2015, Genova, Natura, Realtà e Modernità. Pittura in Liguria tra ‘800 e ‘900, Galleria Enrico.
2015, Milano, Dai macchiaioli ai Divisionisti, Galleria Enrico,
2017, Genova, Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo. Segantini, Previati, Nomellini; Pellizza, Palazzo Ducale.

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