Andrea Figari
(Sassari, 30 novembre 1858 – Genova, 20 novembre 1945)

Andrea Figari nato da Angelo e Margherita Mortola  il 30 novembre 1958 a Sassari, appartenente alla media borghesia che si interessava di commercio e legati alla città di sarda da paretele nel 1878, lasciato all’età di vent’anni l’istituto tecnico di Sassari si trasferì a Genova, memore dell’origine ligure della propria famiglia, per seguirvi i corsi di pittura dell’Accademia Ligustica di Belle Arti diretti da Tammar Luxoro, noto come appassionato banditore della pittura di paesaggio e critico d’arte.
L’ insegnamento del Luxoro fu determinante per il giovane Figari che frequentando la scuola speciale di paesaggio, istituita nel 1874 presso l’Accademia a conclusione dell’azione rinnovatrice esercitata dai paesisti genovesi: Rayper, De Andrade, De Avendaño, Issel con l’ingegnere Gamba.
Proprio mediante questa esperienza Figari superò la prima fase naturalistica, alla quale appartengono per altro le sue opere migliori, contenute per quella severità d’impianto e calibrato colorismo che le avvicina ai coevi dipinti del Luxoro.
Egli in un primo momento, dipinge nei luoghi cari ai “grigi”, a Carcare, sulla Bormida, nelle valli del Piemonte, a Genova in San Nazaro e in Albaro.

Il suo esordio alle mostre della Società Promotrice di Belle Arti in Genova avvenne nel 1880, all’età di ventidue anni, e fu seguito da quello della Promotrice di Torino nel 1882.
Forte temperamento di colorista, Andrea Figari unì all’impianto vedutistico ampio, mediato dal Luxoro, un senso della materia cromatica corposa, che plastifica le forme in grumi d’impasto denso, con una tavolozza sfolgoranteAppartenne al cenacolo artistico-letterario di Sturla, che si riuniva sulla marina omonima nell’antica Trattoria dei Mille, subito a destra scendendo verso la spiaggia, unitamente ai pittori Angelo Costa, Maragliano, Nomellini, Sacheri e allo scultore De Albertis che, nello stanzone decorato dagli yachts del Sacheri, dalle onde turchine e tempestose del Nomellini e dalla ignuda donna del mare del De Albertis, s’incontravano regolarmente con i poeti ed i letterati del tempo: Agostini, Arbocò, Baratono, Bellotti, Ceccardi, Garoglio, Giribaldi, Varaldo e, talvolta, Angíolo Silvio Novaro.
Nel 1895 viene nominato Accademico di merito della Ligustica per la classe pittura.« Il Figari che aveva l’argento vivo in corpo, saltellava, scuotendo le spalle » (O Grosso) anche alle adunanze serali della Famiglia Artistica Genovese che si svolgevano, dapprima, nel salone di ginnastica della scuola elementare di via San Giuseppe e, successivamente dal 1898, nei fondi del Palazzo Gambaro in Via Nuova, ribattezzati pomposamente “Nova Taverna del Falcone” .

Artista come pochi intento a capire le novità del gusto, Figari, attraversò una breve stagione divisionistica, e la scomposizione del colore nutrì ulteriormente la sua tavolozza incline all’acrobatico ardimento dei toni.
Alla Promotrice di Belle Arti di Genova nel esponeva ben undici opere 1886, con lui tra i più importanti pittori liguri: De Avendaño, Santo Bertelli, Pennasilico, Viazzi, Varni, Tullio Quinzio, Calderara, Luxoro e i due Costa, Angelo e Giovanni Battista, e l’anno seguente (1887) ottenne il primo premio della Promotrice, definito “giovane artista fecondo e attivo, una vera perla rara in tanto squallore d’iniziative”

Ancora nel 1887 partecipa, unico pittore genovese, una importante esposizione di pittura nazionale a La Spezia

Le marine del Figari, affascinarono e conquistarono gli animi e gli intelletti, in conseguenza gli acquisti ufficiali si susseguirono fitti ed importanti : Marina 1892 dal Re Umberto I; Lo Scoglio di Quarto1896 dal Comune di Sassari; .L’Antro del Diavolo a Vernazza 1899 dal Kedivé d’Egitto; Marina 1907 dal pittore Antonio Mancini.

L’uomo aspro e crudo, dalla parola tagliente e greve, il pittore robusto e vivo, pronto a scender clamorosamente sul terreno, incontrava la giovane e graziosa pittrice Peppina (Beppa) Parodi (1866-1953), che l’avrebbe fatto rientrare nelle file, quasi placato e addolcito.


L’arte di Andrea Figari non subì i tempi e le correnti, tutt’al più la sua maniera divenne meno intima, più squadrata, più sensualistica, più pittorica e più schiettamente vicina alla natura.
Il mare ebbe sempre il potere di eccitare il suo impeto che, fino a tarda età, si accentuò sempre più. Andrea Figari, pur mantenendosi in contatto col vero, non ne rimase schiavo e nemmeno fu ammaliato dall’innovazione fotografica.

La sia vita si concluse il 20 novembre 1945, nella sua abitazione di Via Vernazzola a Genova-Sturla,  prospiciente a quel mare Il mare che ebbe sempre il potere di eccitare il suo impeto.

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