Taranto 1880 – Genova 1935

Eugenio Baroni scultore ligure

Eugenio Baroni allievo di Scanzi all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, fu attratto sia dalla scultura di Auguste Rodin sia dal simbolismo di Leonardo Bistolfi.
Molte sue opere furono realizzate per il cimitero monumentale di Staglieno, città nella quale visse a lungo e nella quale morì.
All’interno della sua arte scultorea, la Tomba Grosso Bonnin dimostra il superamento, ma anche l’acquisizione, dell’influsso dei due maestri sopra citati.
Dopo la prima guerra mondiale, Baroni, che aveva partecipato come volontario al conflitto, Eugenio Baroni, volontario, dove ricevette la medaglia d’argento al valor militare per il suo coraggio sul monte Grappa, aveva maturato un profondo pessimismo nei confronti della guerra; per questo motivo si scontrò con l’avvento del fascismo e non potè realizzare la costruzione di un sacrario al fante che prefigurava, almeno nel progetto e nei bozzetti, anche una visione futurista, come la Mitragliata, ovvero un fante posto in diverse posizioni che cade colpito a morte.
Ricordiamo che per la sua validità di scultore attestata dalla critica, vi fu nel periodo, una sua mostra personale nel 1921 a Palazzo Venezia e dedicata una intera sala alla Biennale di Venezia del 1926, fu appunto in tale occasione che presentò i bozzetti per il Monumento al Fante.

Eugenio Baroni allievo di Scanzi all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, fu attratto sia dalla scultura di Auguste Rodin sia dal simbolismo di Leonardo Bistolfi.
Molte sue opere furono realizzate per il cimitero monumentale di Staglieno, città nella quale visse a lungo e nella quale morì.
All’interno della sua arte scultorea, la Tomba Grosso Bonnin dimostra il superamento, ma anche l’acquisizione, dell’influsso dei due maestri sopra citati.
Dopo la prima guerra mondiale, Baroni, che aveva partecipato come volontario al conflitto, Eugenio Baroni, volontario, dove ricevette la medaglia d’argento al valor militare per il suo coraggio sul monte Grappa, aveva maturato un profondo pessimismo nei confronti della guerra; per questo motivo si scontrò con l’avvento del fascismo e non potè realizzare la costruzione di un sacrario al fante che prefigurava, almeno nel progetto e nei bozzetti, anche una visione futurista, come la Mitragliata, ovvero un fante posto in diverse posizioni che cade colpito a morte.
Ricordiamo che per la sua validità di scultore attestata dalla critica, vi fu nel periodo, una sua mostra personale nel 1921 a Palazzo Venezia e dedicata una intera sala alla Biennale di Venezia del 1926, fu appunto in tale occasione che presentò i bozzetti per il Monumento al Fante.

Il fascismo non gli permise la costruzione di quest’opera, tesa a denunciare gli orrori della guerra e i patimenti dei fanti.
Di questo periodo è rimasto tuttavia il bozzetto del monumento al Mutilato, ancor oggi presente in corso Aurelio Saffi, a Genova, presso la Casa del mutilato.
Si tratta di una scultura di enorme potenza evocativa e di particolare pathos.

Eugenio Baroni realizzò a sue spese alcune delle sculture che dovevano strutturare il sacrario indirizzandosi via via verso l’arcaismo e in direzione di soluzioni più realiste.
Baroni è stato anche l’autore del celebre Monumento dedicato alla spedizione dei Mille situato a Quarto dei Mille, solennemente inaugurato nel 1915 da Gabriele d’Annunzio, nel quale si possono individuare, pur nella possente compattezza strutturale, alcuni riferimenti al maestro Bistolfi, soprattutto per quanto riguarda la raffigurazione delle figure femminili di contorno relativamente ad alcuni aspetti del modellato.

Monumento a Emanuele Filiberto Duca d’Aosta (con Publio Morbiducci, 1936-1937, Torino).
Negli anni ’30 realizza per la città di Genova, le due statue in marmo di Guglielmo Embiraco e Andrea Doria collocate superiormente all’imbocco della galleria che va dalla piazza Corvetto alla piazza del Portello.
Sempre dello stesso periodo sono sue alcune delle statue dell’arco ai Caduti di piazza della Vittoria a Genova.


Nel cimitero monumentale di Staglieno sono presenti diversi lavori di Baroni: il bassorilievo per la Tomba Fortunato Bozzo (del 1907), dove si possono notare chiavi di volta per il passaggio dal decorativismo liberty alla visione espressionista.
Nel monumento funebre per la madre, Chiara Ferraris Baroni (del 1915), è presente una contrapposizione tra una linea astraente e forme chiaramente espressionistiche.
Altri suoi lavori, sempre al cimitero di Staglieno, sono le tombe Molinari (realizzata nel 1920), Moltini-Sciutto (1922) e Isolabella-Gamba e Roncallo, (1930, in cui viene combinata una visione modernamente novecentista con la compattezza di forme.

Eugenio Baroni fu artista del quale ci piace mantenere l’aura romantica che lo ha avvolto al suo tempo, anche a motivo della non piena comprensione di parte del pubblico: la sua arte in particolare prendeva le distanze dal punto di vista formale dalla scultura di ascendenza manieristica e accademica e la sua arte più matura prende le distanze dalle suggestioni Liberty.
Seppe esprimere valori di ascendenza classica, cui il neoidealismo dell’autore della riforma dell’Istruzione -il filosofo Giovanni Gentile -attuata fra il dicembre 1922 e il dicembre 1923, conferiva importanza fondamentale anche per la formazione dei giovani: nelle opere più significative del Baroni la figura umana e in particolare l’eroe sono idealizzati nella dimensione dell’austerità e del vigore, della tensione ideale, come l’Ulisse foscoliano “bello di fama e di sventura”.
Si può dire alquanto sinteticamente che l’arte del Baroni percorre un itinerario dal Meunier e dal Rodin al Bistolfi, per poi volgere lo sguardo a Ivan Mestrovic, il più importante scultore croato cui nel 1915 Vittorio Pica dedica un articolo su “Emporium”.
Col Baroni il Mestrovic ha in comune il fare sintetico, che conferisce particolare solennità alle figure.

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