Volterra (PI) 1910 – Genova 1983
Giuseppe Allosia pittore ligure
Giuseppe Allosia pittore autodidatta , ha vissuto e lavorato a Genova.
Dopo un’esperienza pittorica di tipo figurativo verso la fine degli anni quaranta indirizza la sua opera in ambito informale, caratterizzata da un particolare interesse per il segno ed il colore.
Nel 1951 fa parte del Gruppo genovese ”Numero” con Bisio, Borella, Fasce, Mesciulam e Scanavino.
Espone per la prima volta nel 1952 con Plinio Mesciulam alla Galleria Bergamini di Milano presentato da Atanasio Soldati; nello stesso anno confluisce nel gruppo nucleare partecipando nel 1954 con Baj, Colombo, Colucci, Mariani, Rusca e Serpi alla grande mostra del Movimento Nucleare tenutasi nella Sala degli Specchi a Cà Giustinian a Venezia. Nel 1955 partecipa alle attività del gruppo MAC e Mac-Espace (Milano-Parigi).
Dino Molinari nel 1964 presentando la mostra antologica delle sue opere
(1949-1964) alla galleria del Teatro di Parma lo indica come uno dei primi esponenti della pittura informale in Italia.
Certo la tecnica dello sgocciolamento della materia cromatica sulla tela, il dripping, appartiene del tutto alle antesignane ideazioni gestuali del primo protagonista dell’ action painting statunitense (che sono del 1946) mentre i grovigli cromatici e materici di Allosia concernono gli anni ‘ 50 e coinvolgono lo spazio e il suo nocciolo interno. Non a caso il movimento Spaziale Nucleare era stato fondato, nel 1947, da Lucio Fontana che aveva redatto, l’ anno precedente a Buenos Aires, il Manifiesto Blanco come soggetto del pensiero plastico e che, tornato in Italia, si era impegnato, con i famosi tagli e buchi, al superamento dell’ astrattismo tentato, sia pure con vari distinguo, da artisti numerosi e di differenti estrazioni culturali. Allosia- già sartoe antiquario sedotto dagli sviluppi del M. A.C. il Movimento di Arte Concreta che corrispondeva ai suoi evidenti interessi pittorici, contenutistici e formali, espressi in geometriche strutture semplificate inerenti l’ astrattismo e gli Esperimenti di sintesi fra le arti – partecipò attivamente al proposto rinnovamento della cultura visiva e dei linguaggi in corso del tutto esterni alla rappresentazione, pur sottile e raffinata, del veduto. Pertanto – ricordando, con le molte personali che lo resero protagonista, l’ invito alla mostra, ormai storica, del Movimento di Arte Concreta a Rosario di Santa Fé, nel 1951 e trovandolo sodale con le progressive componenti nazionali e con il gruppo dei più giovani e interessanti artisti liguri del tempo (Bisio, Borella, Fasce, Mesciulam, Scanavino e Sturla) nonché di come del suo lavoro si siano occupati, nel tempo, studiosi illustri (fra gli altri, con Calvesi e Caramel, Molinari, Giubbini e Sborgi) – é opportuno dire del suo volgersi, qualitativamente, alle reali concretezze del ductus morfologico e formale della pittura identificato per le autonome proprietà espressive. Di fatto Allosia adoperò forme e colori per riflettere su esperienze che consentivano di cogliere, attraverso analogie e differenze (per esempio confrontando allusività, densità e spessori), le opportunità offerte da quelle che possiamo definire le forme pure della pittura, ovvero dell’ arte indirizzata, attraverso la vista, a cogliere i momenti immediati e primari dei nostri sentimenti. Nelle sue opere, infatti, la concretezza sensibile dei segni e del colore svela e rivela attraverso lo sguardo – come similmente accade sperimentando con l’ ascolto le astratte note musicali – i segni profondi e significanti della pratica estetica. La cui esperienza ci dice, infine, la speranza di poter vedere, come disse Paul Klee, l’ oltre che è in ciò che appare.
(Germano Beringheli, 2013)