Bernardo Strozzi
Genova 1581 – Venezia 1644
Bernardo Strozzi le cui notizie sicure o documentate, sfrondata di alcune vicende che al vaglio della critica sono risultate troppo avventurose, sono comunque pienamente accettabili, ad iniziare dalla data di nascita nel 1581 fino all’alunnato presso il Sorri fra il 1595 ed il ’97.
Neppure da escludersi un primo avvio nella bottega studio di Cesare Corte nella quale il giovane ebbe certo diretta conoscenza di dipinti veneziani cinquecenteschi.
Ma ecco, proprio intorno al 1597, lo Strozzi farsi cappuccino nel convento di San Barnaba ed iniziare una nutrita serie di dipinti devozionali.
Sono in particolar modo figure di San Francesco di cui ancor oggi resta buon numero.
Probabilmente per la fama delle sue opere, certo diffusasi anche fuor delle mura del convento, il cappuccino Strozzi ottiene nel 1608 un « breve» per uscire temporaneamente dal convento interrompendo così l’attività claustrale.
Motivo ufficiale: poter sovvenire, con i suoi guadagni, la vecchia madre e la sorella ancor nubile.
Certo di pochi anni posteriore a tale data è la Vergine, il Figlio e San Giovannino (Genova, Palazzo Rosso) firmata “Presbyter Bernardus Strozzius”.
L’appellativo di Presbyter indica lo stato religioso assunto dal cappuccino dopo l’uscita dal convento e proprio col nome di “Prete genovese» lo chiameranno a Venezia.
La vita assai più libera porta lo Strozzi a contatto con tutte quelle correnti pittoriche fluttuanti a Genova ai primi del Seicento e particolarmente la lombarda e la fiamminga.
Un viaggio, molto probabile, a Roma lo apre allo studio della pittura di Caravaggio e della sua scuola.
È su queste componenti culturali che lo Strozzi baserà le sue creazioni, numerosissime, e molto spesso di alta qualità.
Fra le opere migliori di questo periodo che dura per almeno tutto il secondo decennio del Seicento, possono indicarsi: la Madonna del Rosario con i Santi Francesco e Carlo (Framura, Parrocchiale). La Carità copia da Luca Cambiaso (Museo di Richmond), data dallo Zampetti al periodo veneziano.
La Madonna della Pappa (Chiesa di Chalon sur Salme) probabilmente da studi di dipinti fiamminghi quali quello di Gerard David a Palazzo Bianco di Genova. San Francesco in adorazione del crocifisso (Genova, Galleria di Palazzo Rosso). Ecce Homo (Genova, Collezione privata). Pietà (Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti). Miracolo di Santa Zita (Genova, Collezione privata). Adorazione dei Pastori (Baltimora, Walters Art Gallery). Santa Caterina d’Alessandria (Hartford, Wadsworth Atheneum); Vocazione di San Matteo (Worcester, Art Museum). Il Paradiso, bozzetto per il distrutto affresco della Chiesa di San Domenico (Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti).
In questo secondo decennio del Seicento, e precisamente dal 1614 al 1621, lo Strozzi ricopre anche la carica di ingegnere del porto di Genova.
L’attività pittorica del terzo decennio ha inizio dal 1620 con gli Affreschi nella Chiesa di San Domenico, ma già nel 1623 / ’25 gli affreschi del Palazzo Centurione Carpaneto a Sampierdarena mostrano uno Strozzi più libero ed aperto ad influssi veneti che lo condurranno, dopo il ’10, nella stessa Venezia.
Per quanto riguarda l’attività pittorica genovese dello Strozzi nel terzo decennio del Seicento, potremo indicare fra i suoi capolavori: l’Elemosina di San Diego (Levanto, Cappuccini), I Pifferai, Incredulità di San Tommaso (Genova, Galleria di Palazzo Rosso), Ritratto di uomo con pelliccia (Londra, Collezione Weitsner), Erminia fra i pastori (Genova, Collezione privata), Giuseppe spiega i sogni (Genova, Collezione Pallavicini), Ritratto di Vescovo (Genova, Galleria di Palazzo Durazzo Pallavicini), La Cuciniera (Genova, Galleria di Palazzo Rosso), Affresco con la Battaglia di Orazio Coclite e relativo bozzetto (Genova, Palazzo Centurione a Sampierdarena; Londra, Collezione Denis Mahon,), La Vanità (Bologna, Collezione Modiano), La Madonna col Figlio e San Lorenzo (Genova, Chiesa dei Sordomuti, datata al 1629).
L’attività veneziana che ha inizio nel 1631 molto probabilmente col Ritratto del Doge Erizzo prosegue sino alla morte dell’artista (2 agosto 1644) con una serie ininterrotta di capolavori fra cui ricorderemo: le varie versioni della Guarigione di Tobia (New York, Madrid, Sanpietroburgo), Le Parche (Milano, Collezione Bonomi), due bozzetti con la Parabola dell’invitato a nozze e per la gran tela (distrutta) sul soffitto della Chiesa degli Incurabili eseguita nel 1636 (Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti e Firenze, Uffizi).
La fortuna critica dello Strozzi, attenuatasi solo in periodo neoclassico, è rifiorita con esuberante messe di saggi nel XX secolo.
Una attenta lettura da parte di E.Gavazza (1974) che considera l’apporto dello Strozzi alla pittura d’affresco «nell’ambito esclusivo di un’attività di pittore piuttosto incline all’opera di cavalletto che non al problema dello spazio dipinto, inteso nella sua sostanziale unità di struttura interna».
Il sistema decorativo dell’artista, ancora legato al concetto del «quadro riportato», circondato da grottesche, e le scelte compositive caratterizzate dall’«uso statico del disegno a diagonali», sono però rinnovate dalla capacità di indicare spazio e movimento attraverso l’invenzione di «effetti di luminosità cromatica».
La tecnica, l’iter formativo e il percorso artistico sono stati compiutamente definiti dai contributi di F. R. Pesenti (1981).
I poli culturali della prima attività, gravitante intorno agli esempi toscani (particolarmente senesi) e lombardi (soprattutto del Cerano) ma non ignara del fenomeno del Manierismo Internazionale, costituiscono le premesse per lo sviluppo di una pittura «a tutto colore» che caratterizza le opere del secondo decennio (tra cui gli affreschi di Palazzo Centurione, per cui lo studioso propone l’anticipazione di alcuni anni).
Il passaggio dal colorismo manieristico al luminismo seicentesco è maturato attraverso lo studio della cultura caravaggesca: a questa problematica viene dato ampio spazio, alla luce delle recenti acquisizioni che hanno dimostrato la precoce presenza a Genova di un’opera del Caravaggio, la Sant’Orsola del 1610, l’attività di Battistello nel 1618 nella loggia del casino di Sampierdarena di Marcantonio Doria, oltre che l’intenso collezionismo di quest’ultimo (protettore dello stesso Strozzi), significativamente orientato verso il caravaggismo, specie napoletano.
Il graduale raggiungimento di una narrati vita più tesa e coinvolgente dal punto di vista sentimentale e di una spazialità consapevole, caratterizzata da una precisa definizione ambientale.
Si configura pienamente nelle opere del terzo decennio, in cui è riscontrabile una meditazione sugli esempi fiamminghi.