Giovanni Battista Paggi

Genova 1554 – 1627

Giovanni Battista Paggi si formò sulla lezione di Luca Cambiaso, cui rimase a lungo lega­to; costretto a lasciare Genova nel 1580, si trasferì a Firenze dove lavorò per circa un ventennio alla corte medicea, raggiungendo una posizione di notevole prestigio.
Nel 1581, condannato «a perpetuo bando» a causa dell’omicidio, per legittima difesa, di un nobile, fuggì prima ad Aulla, in Lunigiana, e poi a Pisa, dove conobbe Isabella d’Appiano, principessa di Piombino, che contribuì a introdurlo alla corte fiorentina di Francesco I; per la nobildonna Paggi realizzò un dipinto raffigurante il Compianto di Adone morto, ricordato da Soprani (1674, p. 98) e noto attraverso un disegno (Linz, Stadtmuseum) recante la data «1581» e l’indicazione «Alla Signora di Piombino».
Tra l’ottobre 1590 e il febbraio dell’anno seguente potendo godere della protezione di Giovanni Andrea Doria e di Zenobia Doria dei Carretto, dai quali fu ospitato , rientrò in Liguria. In quello stesso anno eseguì, su commissione del principe Doria, il Martirio di s. Andrea per la chiesa di S. Agostino a Loano, saldato il 16 febbraio successivo .
Destinata alla residenza di Fassolo era invece la Flagellazione di Cristo (Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola), firmata e datata 1591 , anno in cui Paggi realizzò per gli stessi mecenati un ulteriore dipinto, oggi disperso, con la «gloriosissima Vergine con N.S. Giesu Christo che dorme nella cuna con S. Gio. Batta e S.ta Elisabet fatto per mano di Gio Batta Paggi», opera alla quale è stato accostato un disegno (Porto, Escola Superior de Belas-Artes), datato 1591 e recante la scritta «[Pri]ncipe Doria a Genova» ornato a Genova attorno al 1600 con una solida fama, si affermò per oltre un decennio come autorevole rappresentante e caposcuola di un significativo settore della pittura locale, caratterizzato dalla connessione fra tradizione pittorica cambiasesca e gusto del tardo manierismo toscano.
Tuttora problematica rimane in parte la cronologia della sua produzione, di non costante livello qualitativo, specie nel primo pe­riodo genovese.
Tra le opere eseguite dopo il definitivo ritorno in patria si ricordano il Martirio di S. Orsola e delle Vergini nel Duomo di Savona, databile attorno al 1600, Venere e Amore di Palazzo Bianco (tema di ascendenza cambiasesca, ripreso in nu­merose versioni autografe), la Flagellazione di Palazzo Bianco, coeva della Madonna del Rosario dell’ Accademia Ligustica.
Numerosi i suoi dipinti nelle chiese genovesi, tra i quali la Morte di S. Chiara alla SS. Annunziata, il Presepio all’Albergo dei Pove­ri, la Comunione di S. Gerolamo in S. Francesco da Paola.

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