Giovanni Battista Merano
Genova 1632 – Piacenza 1698
Giovanni Battista Merano nacque a Genova nel 1632, fu allievo in un primo tempo di Gio Andrea de Ferrari, e forse anche di Giulio Benso, dai quali sembra essenzialmente aver derivato una generica tendenza alla narrazione e al naturalismo; successivamente entrò però a far parte della cerchia di Valerio Castello.
Su consiglio di quest’ultimo, non ancora ventenne il Merano si recò a Parma, dove potè studiare le opere dei grandi maestri emiliani del Cinquecento e dove affrescò in Santa Croce due ovali raffiguranti le Sante Lucia e Apollonia, secondo alcuni nel 1651, secondo altro parere un quinquennio più tardi, durante un secondo ipotetico soggiorno parmense, compiuto dal giovane per sfuggire alla peste che infuriava a Genova nel 1656-1657.
Ad un momento precedente l’esperienza emiliana sono stati riferiti alcuni lavori dell’artista, fra i quali l’affresco esterno sovrastante il portale della chiesa genovese di Sant’ Agostino e la valeriesca Decollazione del Battista in San Rocco.
Giovanni Battista Merano sul finire del 1658 tornò a Genova, eseguendo, dopo la morte di Valerio Castello, come afferma anche il Ratti (1768-1769), una tela che merita particolare attenzione, essendo forse la più prestigiosa commissione che l’artista ricevette in patria: il grande lunettone con la Strage degli Innocenti della chiesa del Gesù che risulta infatti collocato in sito nel 1661.
Questo dipinto, connotato da un linguaggio stilistico già sciolto e personale, rivela, oltre naturalmente alle suggestioni del Castello, la meditazione sulle opere del Rubens, di cui il Merano colse e assimilò soprattutto la fastosa teatralità, e su quelle di Castiglione, ai cui modi egli guardò particolarmente negli anni di passaggio fra il sesto e il settimo decennio del secolo.
Al 1660 è datata poi una tela del pittore raffigurante l’Annunciazione, collocata nella parrocchiale di Lavagna.
Poco si sa degli spostamenti del Merano nel successivo periodo, tranne che egli si trovava certamente a Genova nel 1663 , quando già sposato stendeva un testamento e che probabilmente vi era anche agli inizi degli anni Settanta, allorché il giovane Mulinaretto ne frequentava la bottega (SOPRANI-RATTI, 1768-1769).
Nel 1673 l’artista firmò e datò la pala con lo Svenimento di Maria davanti alla Croce (Piacenza, Ospizi Civili) dove si coglie, insieme all’influenza della cultura ligure, quella di altri pittori presenti con le loro opere a Genova, Veronese e Vouet in particolare.
Ancora a Genova intorno al 1675 , tre anni più tardi, nel 1678, il Merano eseguì gli affreschi della chiesa di San Giovanni Battista a Finalmarina, mentre a partire dal 1683 fu attivo nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma, dove lavorò a più riprese per volere dell’abate Angelo Maria Arcioni: qui egli affrescò fra l’altro, in collaborazione con l’Aldovrandini, due cappelle, quella di San Giacomo del 1684 e quella di San Nicola di Bari decorata invece l’anno seguente: opere, queste, che, caratterizzate da uno stile sciolto ed elegante e dall’impiego di una cromia tutta giocata su tonalità leggere e preziose, costituiscono forse il massimo raggiungimento della poetica dell’artista.
L’apprezzamento che derivò al Merano per le sue prestazioni in San Giovanni a Parma, gli procurò l’assunzione presso la corte del Duca Ranuccio II, che gli rilasciò un diploma nel 1687.
Per il Farnese il pittore lavorò intensamente, realizzando decorazioni ad affresco per i palazzi di Colorno e del Giardino di Parma, dipinti e cartoni per arazzi; nulla tuttavia sappiamo di queste opere che andarono o disperse o distrutte.
Nello stesso 1687 il Merano, che nel giugno stese a Genova un altro testamento risulta impegnato nell’esecuzione del grande dipinto con la Visione di San Giovanni Evangelista ancora per la chiesa parmense di San Giovanni.
Ancora certamente a Piacenza nel 1690, l’artista tornò sul finire dei suoi anni a Genova.
A Sanremo nel 1695 realizzò le sue ultime e stanche decorazioni ad affresco per il palazzo Boera dell’Olmo.