Giovan Battista Gaulli Baciccio
Genova 1639 – Roma 1709
Giovan Battista Gaulli il Baciccio nato a Genova nel 1639 si avviò allo studio della pittura verosimilmente non come afferma il Ratti (1768-1769) sotto la guida di Luciano Borzone, morto nel 1645, ma sotto quella di uno dei due figli di questi, Carlo o Giovanni Battista, la scomparsa dei quali nella peste del 1657 ben concorda con quanto riferisce più oltre il biografo riguardo la situazione disagiata in cui venne a trovarsi il giovane artista rimasto «senza Maestro, senza Congiunti, ed in una città mezzo spopolata».
Dopo l’epidemia il Gaulli si recò a Roma: qui dapprima lavorò per il mercante di quadri Pellegrino Peri, poi conobbe il Bernini, entrando a far parte della sua cerchia.
Divenuto membro dell’Accademia di San Luca nel 1662, cominciò ad acquistare fama di capace ritrattista e nel contempo ottenne importanti commissioni pubbliche, quali quella relativa alla Vergine col Bambino e i Santi Rocco e Antonio per la chiesa di San Rocco a Roma, ordinatagli fra il 1663 e il 1666, e quella per la decorazione dei peducci della cupola di Sant’Agnese in Agone, realizzata fra il 1668 e il 1672.
Giovan Battista Gaulli il Baciccio nel corso dell’esecuzione di tali affreschi l’artista intraprese nel 1669 un viaggio a Modena e a Parma, dove è verosimile che egli abbia incontrato Gregorio de Ferrari (GAVAZZA, 1963).
Nel 1672 il Gaulli eseguì la decorazione della chiesa di Santa Marta al Collegio Romano: uno studio raffigurante la Gloria di Santa Marta, direttamente legato a questa impresa decorativa, è conservato a Genova, presso il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.
Nel ’72 è documentato anche l’inizio della lunga attività dell’artista nella chiesa del Gesù a Roma dove per mezzo del Bernini contro la concorrenza del Maratta, di Ciro Ferri e di Giacinto Brandi, egli ebbe l’incarico di affrescare la cupola, la volta e l’abside: un’opera, questa, che lo occupò fino al 1685 e che viene ritenuta non solo il suo più alto raggiungimento, ma anche uno degli esiti più spettacolari del barocco maturo.
La fama del Gaulli nell’ambito romano dell’epoca lo portò alla prestigiosa nomina di principe dell’Accademia di San Luca nel 1674.
Contraltare della vorticosa e berniniana pittura di Gaulli fu quella, più eclettica e composta, di Carlo Maratta, che alla fine risultò la linea dominante di tutta l’arte romana del XVIII secolo.
In questi stessi anni lavorò intensamente anche come ritrattista per conto dell’aristocrazia romana: papa Alessandro VII Chigi posò ben presto per l’artista.
I non pochi ritratti databili a questo periodo rivelano le forti radici vandyckiane nel trattamento della materia pittorica e la costante attenzione nei confronti dell’opera di Bernini.
Avendo il Senato genovese stabilito di far affrescare la sala del Maggior Consiglio di palazzo Reale (oggi Ducale) si rivolse al Gaulli , su suggerimento del cardinal Giovan Battista Spinola, grande estimatore.
Giunto a 1693, dopo aver preparato secondo le direttive della committenza un bozzetto, ora disperso, il Gaulli «conobbe sito e dimandò prezzo»: una cifra tanto alta e irriducibile da indurre i committenti, pur entusiasti del progetto proposto a rinunciarvi, affidando poi l’incarico al Franceschini.
Giovan Battista Gaulli il Baciccio quindi ritornò a Roma senza alcun incarico genovese.
Intorno al 1706-1707, nuovamente in relazione alla committenza per Palazzo Ducale il cardinal Spinola gli chiese di realizzare tre dipinti per la Sala del Minor Consiglio, opere mai eseguite.
La sua ultima grande opera è stata la decorazione della chiesa dei Santi Apostoli a Roma città dove morì nel 1709.
Sono state oggetto di questo breve profilo soltanto le notizie grafiche del pittore relative ai suoi rapporti con Genova e con il locale ambiente artistico