Corneils De Wael
Anversa 1592 – Roma 1667
Corneils De Wael figlio del pittore anversano Jean De Wael, col fratello maggiore Luca allievo di Jan Brueghel “des Velours” si recò a Genova circa il 1610.
Soggiornò a Venezia dal 1610 al 1620, anno in cui si stabilì a Genova, assumendone la cittadinanza nel 1642.
A cavallo tra il primo e il secondo decennio del Seicento i due fratelli intrapresero un lungo viaggio in Italia, durante il quale sostarono a Genova, per poi recarsi successivamente a Roma.
Risale con probabilità a prima del 1616 – data che compare nella pala raffigurante i Santi Eusebio, Giovanni Battista e Sebastiano (Genova, Sant’Eusebio) firmata dal solo Cornelis – lo stanziamento dei due artisti fiamminghi nel centro ligure, dove in seguito abitarono con continuità, come conferma un atto stipulato nel 1619 da Luca De Wael per l’affitto di una casa, nella quale negli anni successivi i pittori ospitarono vari connazionali giunti a Genova, tra cui dal 1621 lo stesso Antoon van Dyck.
Dopo un breve soggiorno a Roma nel 1625, alla fine dell’anno successivo Cornelis è nuovamente documentato nella città ligure.
In seguito il maestro fiammingo operò stabilmente a Genova – nel 1630 fu infatti tassato per la costruzione delle Nuove mura e nel 1632 gli venne commissionata una Veduta di Genova con il circuito delle Nuove Mura da inviare alla corte spagnola, oggi dispersa – e nel 1657, a causa della violenta epidemia di peste, si spostò nuovamente a Roma dove prese stabile dimora nella zona di Sant’Andrea delle Fratte.
Le numerose opere oggi ascrivibili con certezza alla mano di Cornelis, la cui produzione tuttavia deve essere ancora in parte scissa da quella più debole e ripetitiva della bottega, permettono di constatare come l’artista fiammingo, sia durante la sua lunga e prolifica permanenza a Genova sia nel corso dei più brevi soggiorni romani, «co’ suoi storiati quadri di piccole graziosissime figure» (Ratti 1768) abbia affrontato soggetti tra loro assai eterogenei quali temi religiosi, battaglie, feste e marine: attraverso un omogeneo linguaggio pittorico, fu solito comporre paesaggi o compIesse strutture architettoniche, alcune volte scaturiti dalla sua fantasia, talvolta attentamente studiati dal vero, popolati da figure, definite tramite tocchi compatti e minuziosi, che si muovono con scioltezza e libertà. L’ambientazione nella quotidianità di episodi biblici, dove spesso i personaggi vengono abbigliati con vesti seicentesche, è sicuramente un filone costante nel percorso pittorico dell’artista anversano, particolarmente apprezzato dall’aristocrazia genovese «che nel commissionare opere di questo tipo non perde occasione di ribadire che alla nobiltà di rango è propria anche una nobiltà di spirito» (Orlando 1998).
Le attente scelte cromatiche, caratterizzate da toni bruni e argentei che mettono ancor più in risalto le innumerevoli sfumature dei bianchi, i rari tocchi rossi o le pennellate vivaci con le quali sono costruiti gli sfarzosi abiti dei nobili oltre alla luce diffusa che pervade tutta la composizione, unitamente alla minuziosa definizione ella vegetazione o degli elementi architettonici, sono peculiarità proprie del linguaggio di Corneils, attendo alle definizioni dei moti dell’animo di ogni personaggio e puntale cronista di piacevoli avvenimenti contemporanei, come documenta la rappresentazione in maschera in Piazza del Popolo risalente all’ultima attività romana, oppure appassionato narratore di sereni episodi ambientati in campagna o scene con soldati in marcia.
Corneils De Wael esercitò sopra tutto una notevole attività come mercante di quadri, facendo da intermediario tra i grandi maestri della scuola d’Anversa (Rubens, Van Dyck) e i principali collezionisti di Genova, Venezia, Roma, Napoli, Palermo, Messina, e i mecenati fiamminghi stabiliti in Italia.