Lorenzo De Ferrari
Genova 1680 – 1744
Lorenzo De Ferrari nasce a Genova da Gregorio de Ferrari il 14 novembre 1680, battezzato nella Chiesa di Santo Stefano.
Educato alla pittura dal padre, dopo la morte questi (1726) si accosta alle esperienze di P. G. Piola.
Manifestò molto precocemente una notevole predisposizione alla pittura; dopo lo studio delle “umane lettere”, divenne allievo del padre che, dapprima lo fece esercitare sulle proprie opere ed in seguito, viste le capacità dimostrate dal figlio sia come disegnatore sia come pittore, lo condusse nei palazzi genovesi dei Balbi e dei Durazzo, affinché Potesse copiare i dipinti dei grandi maestri – A. Van Dyck e Guido Reni in particolare – che in queste dimore erano conservati (Soprani-Ratti, 1769, p. 264).
Lo stile di Gregorio continuò a lungo a costituire un essenziale punto di riferimento per il figlio, allievo e collaboratore del padre fino alla morte di questo, nel 1726.
Ciò ha dato origine a tangenze stilistiche che hanno talvolta reso problematica la distinzione fra le opere dovute alla collaborazione fra i due artisti e quelle riconducibili alla mano del solo Lorenzo.
È il caso di una tela con Eco e Narciso (Genova, Cassa di risparmio di Genova e Imperia), già ritenuta frutto del lavoro comune di padre e figlio (Torriti, 1976), ma di recente attribuita al solo Lorenzo.
Dopo una lunga attività genovese in cui si dedica in modo particolare all’affresco (Lunetta con L’invenzione della Croce, Chiesa di Santa Croce e San Camillo; Affreschi, Chiesa di Santa Marta; Prometeo che dà vita alla statua, Palazzo Brignole-Durazzo; Storie di Enea, Palazzo Sauli).
Durante gli anni in cui attese ai lavori di S. Croce, le fonti affermano concordemente che prestò la sua collaborazione anche a Paolo Gerolamo Piola, impegnato in quel periodo nella decorazione della chiesa genovese di S. Marta.
Dapprima la partecipazione si limitò al ruolo di aiuto, ma quando nel 1724 morì il Piola, ne continuò l’opera secondo i suo disegni (Soprani-Ratti, 1769, p. 192).
Nel 1734 parte alla volta di Roma.
Dopo d mesi di soggiorno in quella città rientra a Genova con una breve sosta a Firenze dove conobbe il Gabburri.
L’incarico di ornare la cattedrale genovese di S. Lorenzo in occasione della canonizzazione di Caterina Fieschi Adorno celebrata da Clemente XII nel 1736, testimonia della grande considerazione di cui dovette godere il pittore presso i suoi concittadini.
Dopo il ritorno esegue un’altra serie affreschi: La Caccia di Diana, Palazzo Grimaldi, Le metamorfosi, La Notte, Il Carro di Apollo, Palazzo Doria (Banco di Roma), Galleria Palazzo Spinola, Il Valore, Palazzo Brignole (Rosso) e infine la Galleria dorata, Palazzo Carrega Cataldi (Camera di Commercio) che fu l’ultima sua opera, la sua più grande impresa decorativa.
Lorenzo De Ferrari che visse “in perpetuo celibato; anzi vestì sempre l’abito Clericale; e però comunemente appellavasi l’Abate De Ferrari” (Soprani-Ratti, 1769), morì a Genova il 28 luglio 1744.