Gregorio De Ferrari
Porto Maurizio (IM) 1647 – Genova 1726
Gregorio De Ferrari nasce a Porto Maurizio nell’aprile del 1647.
Attorno agli anni 1664-68 studia a Genova presso il Fiasella.
abbandonò ben presto la carriera legale per entrare come pittore, intorno al 1664, alla scuola dell’ormai anziano ed affermato Domenico Fiasella, il Sarzana.
Dopo circa cinque anni di frequentazione, tuttavia, l’insegnamento del Sarzana dovette rivelarsi insoddisfacente per il giovane allievo: “il suo genio” – afferma infatti il Ratti “era tutto diverso da quello del Maestro”.
Alla ricerca di nuove acquisizioni fu spinto probabilmente dal rinnovato clima culturale genovese che, dopo gli importantissimi apporti di Valerio Castello e del Grechetto, si era ulteriormente arricchito con le “novità romane” introdotte in città dagli scultori reduci dalla scuola del Bernini.
Operando una scelta che dopo l’esperienza dei Castello era diventata consueta per gli artisti genovesi, intraprese intorno agli anni 1668-69 un viaggio a Parma per studiarvi Correggio.
Si vedano le “copie” da Correggio: particolare della Cupola del Duomo di Parma, Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti; La Madonna della cesta, Genova, Galleria di Palazzo Bianco e una parte della Cupola del duomo di Parma presso l’Accademia Ligustica.
Copia interessante, quest’ultima, poiché, pur fedelissima all’originale nell’impianto, si rivela invece) specie nelle scelte cromatiche e nell’assottigliamento delle forme, interpretazione personale e già indicativa dei futuri esiti stilistici.
Il 1671 è la data presunta del rientro a Genova nel 1674 sposa Margherita Piola, figlia di Domenico.
Nel 1667 i Padri Teatini di Sampierdarena gli commissionano il Riposo nella fuga in Egitto e l’Estasi di San Francesco (Sagrestia della Chiesa di San Siro) 1681: firma e data la pala con Santa Chiara che mette in fuga i Saraceni, Oneglia (Imperia), Chiesa parrocchiale; 1682: riceve la commissione per i due quadri con Santo Stefano e San Lorenzo per la Cappella di San Clemente, Genova, Chiesa dell’Annunziata.
Nel 1676 è registrato il saldo per l’affresco con La gloria di s. Andrea Avellino in S.Siro a Genova.
In quest’opera, così come nelle altre realizzazioni di questi anni, la lezione correggesca risulta intesa dal pittore “con ricchezza e capacità di assimilazione, ma interpretata con la dinamica di uno spazio aperto, diverso dalla versione dello spazio barocco di Valerio Castello e dalla impostazione celebrativa del primo Piola.
A questo spazio dà dimensione il movimento dell’immagine disegnata in una forma sinuosa che determina la composizione stessa” (Gavazza, 1971). Fattori determinanti per il raggiungimento di tali esiti sono stati individuati sia nella conoscenza delle realizzazioni del Grechetto (le incisioni in particolare), sia, e forse in maggior misura, nel probabile incontro con il Gaulli avvenuto a Parma, dove questi si trovava come il De Ferrari nel 1669.
Al Riposo, rappresenta l’opera che per l’impianto compositivo e le scelte iconografiche trova precisi referenti nell’opera di Correggio.
In questo momento, che vede il De Ferrari completare la propria formazione alla bottega del Piola, sono ascrivibili alcune opere entrate a far parte nel 1913 delle raccolte del comune di Genova e provenienti da casa Piola: si tratta di un dipinto che rappresenta Il Padre Eterno e la Sacra Famiglia e di una serie di quattro tele, forse sovrapporte, raffiguranti il Paradiso terrestre, La cacciata dall’Eden, La creazione dell’uomo e La famiglia di Adamo.
Nel 1681 il pittore firmò e datò la pala con S. Chiara che mette in fuga i saraceni, in S. Giovanni Battista di Oneglia, e l’anno seguente, 1682, ricevette la commissione per due tele con S. Stefano e con S. Lorenzo, da collocarsi nella cappella di S. Clemente nella chiesa genovese dell’Annunziata del Vastato.
Presumibilmente intorno al 1676 eseguì due tele commissionategli dai teatini per la chiesa di S. Giovanni Battista in Sampierdarena (Genova): un’ Estasi di San Francesco e un Riposo durante la fuga in Egitto, attualmente a Genova nella sacrestia della chiesa di S. Siro.
Negli stessi anni si colloca l’esecuzione della tela con Tobia che seppellisce i morti, Genova, oratorio della Morte ed Orazione.
Intorno al 1680 sono inoltre stati datati un gruppo di dipinti: La fuga in Egitto, S. Michele arcangelo che precipita gli angeli ribelli, S. Girolamo, La Galatea, e le due tele sovrapporte raffiguranti l’Allegoria della Musica e l’Allegoria dell’Architettura, Genova, Galleria nazionale di palazzo Spinola.
Nel 1684 si ritira nella Villa dello Zerbino dove esegue l’affresco l’Allegoria delle Stagioni intorno al medaglione centrale raffigurante il Tempo–Saturno e Apollo;del medesimo anno dipinse due soffitti con Le arti liberali e La gloria di un eroe in palazzo Centurione sono invece del 1688, gli affreschi (Primavera e Estate) di Palazzo Rosso.
Dell’attività svolta dall’artista a Torino oggi rimangono quattro tele ovali, due delle quali sono nel cosiddetto “appartamentino” di palazzo reale, il primo rappresenta Il guerriero trionfante presentato a Giove e a Giunone, il secondo Giove ordina alla Fama di divulgare la Gloria dopo aver sconfitto l’Invidia.
Agli ultimi anni dell’ottavo decennio del sec. XVII si collocano l’esecuzione di una tela con La samaritana al pozzo, Genova, Palazzo Rosso, della Madonna di Lepanto.
Negli anni di passaggio fra Sei e Settecento, dipinse due salotti in palazzo Saluzzo Granello, uno con Nettuno e Anfitrite, l’altro con le storie di Amore e Psiche.
Del 1703 la Madonna tra le anime purganti, Porto Maurizio, Oratorio di San Leonardo.
Tra 1715-26 è posta la sua ultima opera, gli affreschi col Trionfo della Croce della Chiesa di Santa Croce e San Camillo.
Gregorio De Ferrari, muore il 26 gennaio 1726 a Genova.
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