Giovanni Benedetto Castiglione Il Grechetto
Genova 1609 – Mantova 1665
Giovanni Benedetto Castiglione Il Grechetto nato il 23 marzo del 1609, il Grechetto è documentato nella città natale fino al 1627, dove si formò mediante la lezione di Giovanni Battista Paggi; cinque anni dopo è menzionato nei registri della chiesa di Sant’ Andrea della Valle a Roma, ove soggiornò, frequentando l’Accademia di San Luca e visitando brevemente Napoli (1635), non oltre la fine del decennio.
Nuovamente a Genova nel febbraio del 1639, Giovanni Benedetto, sposatosi il 15 marzo 1640 con Maddalena Cotuzia, operò nel centro ligure con assiduità fino al 1647, anno nel quale raggiunse ancora Roma.
La mancanza di opere datate fino al 1645, anno in cui il firma la pala d’altare con la Natività per la chiesa di S. Luca a Genova (bozzetto ad olio nell’Accademia Carrara di Bergamo), limita una ricostruzione precisa dell’iter pittorico dell’artista; tuttavia le opere con qualche sicurezza attribuibili a questa fase genovese mostrano abbastanza chiaramente come il suo linguaggio – ancora legato nel Sacrificio di Noè (Genova, Palazzo Bianco) agli schemi compositivi giovanili sebbene sullo sfondo compaiano delle figure esplicitamente desunte da modelli romani – venga arricchendosi di una nuova dimensione spaziale in cui confluiscono suggerimenti colti nell’ambiente romano e napoletano (Viaggio di Abramo, Genova, Palazzo Rosso; Rebecca e Isacco, Napoli, Museo naz. di S. Martino; Viaggio di Giacobbe, Dresda, Gemäldegalerie).
I continui sposta menti portano l’artista di nuovo a Genova nel 1650, dove è ancora documentato sei anni dopo, a Venezia nel 1660 e a Mantova nel 1661, ove instaurò importanti contatti con i membri della famiglia Gonzaga.
Nel corso dello stesso anno l’artista giunse prima a Parma e poi a Genova, dove è ancora presente nel 1664.
La morte lo colse nella città gonzaghesca il 5 maggio del 1664.
Giovanni Benedetto Castiglione Il Grechetto giunto a Roma nei primi anni Trenta del Seicento, il Grechetto entrò in contatto con l’articolato ambiente culturale locale e arricchì il proprio substrato genovese-fiammingo con lo studio dei raffinati linguaggi di Claude Lorrain, del Poussin e di Pietro Testa.
Suggerimenti colti nell’ambiente romano e napoletano confluiscono in opere come: Viaggio di Abramo, Genova, Palazzo Rosso; Rebecca e Isacco, Napoli, Museo nazionale. di S. Martino; Viaggio di Giacobbe, Dresda, Gemäldegalerie.
La stessa matrice culturale è ravvisabile anche nelle opere di soggetto religioso: la Visione di s. Bernardo (Genova-Sampierdarena, S. Maria della Cella) e S. Giacomo che scaccia i Mori (Genova, oratorio di S. Giacomo della Marina; bozzetto a Petworth, (collezione Wyndham) in cui soprattutto si rivela la conoscenza della pittura di Aniello Falcone
Risale a questo momento la produzione dei primi dipinti con paesaggi, esemplificata dal Viaggio di Giacobbe (New York, collezione privata), firmato e datato 1633; in questo perido l’artista iniziò anche la propria attività di incisore, come documenta il foglio con un Giovane pastore, eseguito nel 1638 ) profondamente suggestionato dal linguaggio del Lorrain.
Se in questi primi esempi il lussureggiante ambiente in cui vengono disposti i personaggi costituisce una componente dominante nelle opere successive l’elemento paesaggistico viene spesso ridotto a brevi scorci nascosti dalla presenza in primo piano delle suadenti e dinamiche figure disposte tra frammenti marmorei, scintillanti utensili o variegati gruppi di animali,ra il 1649 e il 1650 (Gabrielli), segna, specie nell’impianto spaziale e compositivo, il momento di maggior vicinanza dell’artista al linguaggio del barocco romano.
Contemporaneamente, sviluppa anche in pittura i temi fantastico-archeologici delle incisioni (Baccanale, Museo de Arte, Ponce, Puerto Rico; Festa del dio Pan, Bartsch, XXI, 16; Diogene, Madrid, Prado; Diogene, Bartsch, XXI, 21).
In questo genere di opere, soprattutto, si rivela la reale essenza della pittura , troppo spesso interpretata e apprezzata come una facile pittura di genere, sottovalutando la portata intellettuale e filosofica che traspare dai Baccanali o dalle rappresentazioni di Circe.
Nei rigogliosi paesaggi retrostanti, talvolta delimitati da montagne svettanti tratteggiate da insistite pennellate azzurre, sono spesso collocati anche i protagonisti del tema raffigurato, costruiti con veloci tocchi utilizzando colori alquanto pacati, la cui presenza come nella tela con Adamo nel Paradiso terrestre viene adombrata dai prediletti e ridondanti brani di natura morta o dai nuclei compatti di animali.
Fu maestro di Giovanni Lorenzo Bertolotto, che fu nella sua bottega tra l’inizio del 1661 e il marzo 1663.