Gio Bernardo Carbone
Genova 1614 – 1683
Gio Bernardo Carbone per quanto “non meno eccellente nel dipingere storie, che nel far ritratti”, è indubbio che a questi è principalmente legata la sua fama.
Ma qui è da dirsi soltanto de “i suoi lavori d’argomenti storici e favoleggiati», che poi non sono altro che pale d’altare, domestiche Sacre famiglie o qualche figura di santo.
Gio Bernardo Carbone allievo devoto di Gio Andrea de Ferrari, come lui attento alle opere del Van Dyck (specie nei ritratti, naturalmente, uve si trattava anche di assicurarsi la cospicua eredità di una moda) e alla pittura veneta: sicché non appare casuale l’unica evasione alla sua «routine», che fu appunto un viaggio a Venezia.
Le sue pale di soggetto iconico, da quella, piuttosto giovanile, con i Santi Michele, Gerolamo e Bartolomeo in Santa Margherita di Marassi a quella con la Madonna, il Bambino, San Teodoro, Sant’Agostino e altri Santi nella Chiesa di San Teodoro e a quella con la Madonna, il Bambino e Sant’Antonio di Padova nella Parrocchiale di Celle Ligure, datate rispettivamente 1663 e 1665 – sono opere onestamente impegnate, ma del tutto appoggiate a modi da tempo tradizionali.
Quelle invece d’argomento narrativo, come la Visitatazione della Parrocchiale di Lerici, del ’47 o il San Luigi re di Francia in adorazione del Crocefisso all’Annunziata del Vastato, databile intorno al 1662, sono più inventate, quasi anomale, ma non senza impaccio; eppure, forse anche per questo, per esempio il quadro di Lerici ha un suo fascino provinciale: naturale nonostante il cagnolino di casa e le uova della giornata fino a un certo punto, come una commedia, con quell’abbraccio rituale e distratto, largo, qual e consentito da tutte quelle vesti, sfoggio di colori e rilucenze, onde infine è più decorativa che naturalmente sentita; ma non dimenticheremo il Gioacchino sull’uscio di casa a far brillare un po’ anche lui alla luce, con discrezione, mantello e turbante: che è un omaggio a Gio Andrea de Ferrari, e proprio a quello di quegli anni.
Passando ai quadri «da stanza», si ricordano due Sacre Famiglie con San Giovannino, relativamente vicine alle più antiche pale citate e nella quale un riflesso vandyckiano, diffuso, seppur imborghesito, si accentua nel Bambino, e l’altra prossima piuttosto alle successive pale ricordate, nella Chiesa delle Grazie di Arenzano.
Nel complesso per il Carbone si convenga sulla sua modesta capacità d’invenzione, che spiega l’inclinazione e la sua maggior fortuna nel ritratto.