Francesco Maria Borzone (Borzon, Boulzon, Bourzon)
Genova 1625 – 1679
Francesco Maria Borzone figlio di Luciano, nacque a Genova nel 1625. Insieme con i fratelli Giovanni Battista e Carlo, fu indirizzato dal padre alla pittura di ritratto e di soggetti storici.
L’ambiente romano che egli frequentò nei primi anni della carriera influì sulla formazione della sua arte e sulla scelta dei suoi soggetti: pur non tralasciando il ritratto, si orientò sulla pittura di paesaggio e di marine, sì che fu facile accostarlo a Claudio Lorenese e a Gaspard Dughet per i paesaggi e a Salvator Rosa per le marine (Mariette).
Nel 1654 era già rientrato a Genova: il 13 dicembre il fratello Carlo scriveva al duca di Mantova che il suo dipinto Tempesta, sarebbe stata spedita “se li cattivi tempi avessero cooperato a rasciugar de colori” (Bertolotti).
Chiamato in Francia nel 1656 per lavorare nel castello di Vincennes (Lagrange), ottenne nel 1659 la cittadinanza francese, perché, tra gli altri meriti, aveva quello di aver sposato una francese.
Da un documento del 1676 (Rambaud) risulta che si era unito in matrimonio a Catherine Oudin; Mariette dice di aver conosciuto uno dei suoi figli che era sacerdote e segretario del cardinal di Noailles.
Francesco Maria Borzone il 28 aprile 1663, fu aggregrato all’Accademia dei pittori, era già “peintre du Roy” e abitava al Louvre dove non solamente abitava ma nella Grande Galerie (Huard), vi lavorò, dal 1664, affrescando nove paesaggi nel nuovo appartamento del re; nella “vita” letta dal Lépicié. Nel 1742 sono citati due grandi paesaggi negli appartamenti della regina madre, “dont on fait beaucoup de cas ainsi que de plusieurs marines qui sont à Fontainebleau” (una nota precisa che i paesaggi al Louvre sono due grandi e sei piccoli, che nelle figure sono “dans le goût” di Benedetto Castiglione e nel paesaggio in quello di Salvator Rosa).
Nel 1669, sempre come “peintre ordinaire” del re, tornò in Italia con commendatizie per l’abate Strozzi e si trattenne a lungo, a Carrara e a Serravezza, a scegliere marmi per Versailles: il 23 aprile 1679.
Poco dopo il ritorno a Genova, morì di peste il 5 giugno dello stesso anno.
La mancanza di una documentazione sicura fa sì che le non poche attribuzioni siano finora da considerarsi arbitrarie: egli “ebbe forse gusto più vicino ai decoratori che ai realisti e pertanto non stentò forse ad uniformarsi al gusto francese” (Buscaroli).
Il Bénézit cita di lui, oltre a un paesaggio nel museo di Saintes, cinque tele con marine, paesaggi italiani e scene di genere, passate, come opere di attribuzione, sul mercato antiquario di Parigi nel 1929 e nel 1943. Due velieri sul mare in tempesta sono stati incisi da J. Collemans (Recueil d’estampes qui composent le cabinet de M. Boyer d’Aquilles, Paris, 1744 “F. Boulzon pinxit”), mentre Louis Germain incise un Paesaggio con la caccia al cervo (Heinecken).
Dispersi andarono i suoi disegni, eseguiti “con grande franchezza” (Soprani-Ratti) a inchiostro di Cina e ad acquerello o con accurati tratti di penna; testimonianza di una sua attività incisoria è una Tempesta, da sua invenzione, firmata “F. Borzon”.
La ricostruzione del catalogo e la fisionomia dell’artista sono ancora in divenire e certamente il saggio di Giuliana Biavati del 1979 è un punto di partenza sempre attuale per definirne la personalità e lo stile. In aiuto sono subentrati altresì gli studi di Mary Newcome e Anna Orlando che offrono un riscontro assai utile per l’attribuzione delle tele .