Giulio Benso
Pieve di Teco (IM) 1610 – 1668
Giulio Benso trasferitosi giovanissimo a Genova, cercò la protezione del mecenate Gio. Carlo Doria, da cui fu affidato al pittore G. B. Paggi, che, riconosciute le particolari doti dell’allievo, gli fece frequentare, oltre alla propria scuola, l’Accademia del nudo.
Divenuto in breve tempo famoso, lavorò principalmente in Liguria, tra Genova e Pieve di Teco, ma ebbe occasione di dipingere o di mandare proprie opere anche all’estero.
Infatti, come ci tramanda il Soprani, la sua fama gli procurò l’amicizia di personaggi qualificati in province straniere, “che gli ottennero occasione di opere grandiose”: ricordiamo, per esempio, che venne chiamato a Cagnes, in Provenza, per decorare il palazzo del principe di quel luogo.
Affrescò infatti la volta della sala di detto palazzo “ornandola – come scrive il Soprani – di artificiose prospettive, e di storie molto al vivo rappresentate”.
Tale decorazione pittorica si può quasi sicuramente identificare con quella tuttora esistente nel salone del palazzo Grimaldì, rappresentante La caduta di Fetonte e erroneamente attribuita a Giovanni Battista Carlone.
Giulio Benso svolse la sua attività in Austria (Soprani), ove “il suo pennello era celebre”.
Nella parrocchiale di Feldkirch è conservata infatti una sua pala d’altare con Santi, firmata e datata 1636; un’altra, raffigurante l’Assunta, è nella cattedrale di Vienna.
Capolavoro dei Benso sono gli affreschi nell’abside della chiesa dell’Annunziata del Vastato a Genova.
Tra le più importanti opere ricordiamo anche l’affresco nella volta della chiesa dell’Assunta a Sestri Ponente, raffigurante l’Assunzione di Maria;le ante dell’organo di sinistra in S. Lorenzo a Genova, con le figure di S. Giovanni e di S. Lorenzo;l’ardesia con l’Ultima Cena, a Palazzo Bianco; la tela con S. Giovanni, s. Secondo e altri santi, nella chiesa della Consolazione a Genova; la tela con la Crocifissione, in S. Fede; la tela con lo Sposalizio della Vergine (firmata e datata 1637), nella parrocchiale di Spotorno e la tela con S.Lucia in S. Ambrogio di Alassio. Molti dipinti si trovano infine nella parrocchiale e nelle altre chiese di Pieve di Teco.
La perdita di tante sue opere, lasciando sconosciuta gran parte della sua attività, rende difficile un giudizio complessivo della sua arte.
Sappiamo dal Soprani che egli si dedicò appassionatamente allo studio delle leggi della prospettiva, applicandole poi con grande abilità negli sfondi dei suoi affreschi, in cui, servendosi anche della tecnica del “sottinsù”, raggiunse un efficace illusionismo architettonico.
Significativa, in questo senso, è la decorazione dell’abside della chiesa dell’Annunziata.
Alcuni grandiosi quadri decorativi, con scene della vita di Gesù (L’adorazione dei pastori, La resurrezione di Lazzaro, La cena in Emmaus, Cristo dona la vista ad un cieco, Gesù sulle acque), esistenti nella Galleria di Palazzo Bianco a Genova, sono stati attribuiti tradizionalmente al Benso ma, come scrive il Grosso (1932),
Si tratta con più probabilità di opere di un pittore genovese della seconda metà del sec. XVIII, vicino a Carlo Baratta.
All’artista sono stati infine attribuiti dal Castelnovi i due Profeti dell’Annunziata a Genova, già ritenuti dell’Assereto.
Oltre che pittore, pare fosse anche architetto.