Nuoro 1907 –  Roma 1986

Bernardino Palazzi pittore che ha operato in Liguria

Bernardino Palazzi nel 1917 si trasferì con la famiglia a Sassari, dove frequentò il ginnasio fino al 1920, continuando con passione l’esercizio della pittura.
Nel 1921 lasciò gli studi per andare a Roma, all’Accademia di Francia, dove iniziò ad apprendere, sotto la guida di Carlo Alberto Petrucci, le varie tecniche dell’incisione e il disegno a pastello poi qualche mese si recò a Firenze, frequentando lo studio di Felice Carena, la cui influenza restò forte in molte opere.
Nel 1922 si ricongiunse con la famiglia, trasferitasi a Padova, e qui studiò Mantegna, Tintoretto, Tiziano e Veronese.
Nel 1925 partecipò alla I Esposizione degli artisti di Ca’ Pesaro al Lido di Venezia l’’anno seguente fu presente alla XVII Esposizione dell’opera Bevilacqua La masa a Venezia, ottenendo nuovamente consensi.

Lo studio del pittore, 1925

Nel 1927 partecipò alla XCIII Esposizione di belle arti della Società amatori e cultori e alla II Mostra d’arte marinara, entrambe tenutasi al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Nel 1928, su segnalazione del critico Antonio Maraini, col quale stabilì una duratura amicizia, fu invitato alla Biennale di Venezia, dove espose con continuità fino al 1948.
Negli anni Trenta e Quaranta la sua pittura risentì di influenze estremamente eclettiche, non mancano però, negli stessi anni, riferimenti alla pittura dei primi del Novecento di Amedeo Modigliani, Cagnaccio da San Pietro e al Pablo Picasso del periodo blu: si veda Autoritratto con figure ignude, certamente identificabile con l’opera Composizione, esposta nella Biennale di Venezia del 1930, come si evince dalla riproduzione nel catalogo dell’epoca.

Nel 1929 si trasferì a Milano, dove aprì uno studio; entrò nel gruppo di Bagutta e nel 1931 partecipò alla I Quadriennale nazionale d’arte di Roma a Palazzo delle Esposizioni (dove fu presente anche nel 1939, 1943, 1948, 1959), effettuò un viaggio a Parigi e partecipò alla I Mostra internazionale d’arte sacra a Padova, nel 1932 alla III Mostra del sindacato regionale fascista delle belle arti di Lombardia, al Palazzo della Permanente a Milano, e nel 1933 all’Esposizione d’arte italiana presso la Società artistica Kunstverein di Monaco di Baviera e alla Jahresausstellung moderne italienische  alla Künstlerhaus di Vienna.
Nel 1934, presso la galleria Pesaro, tenne la sua prima personale, ottenendo giudizi critici favorevoli.
In questi anni iniziò a lavorare come illustratore su riviste e giornali come Emporium, La lettura, L’illustrazione italiana, L’Italia letteraria, Il Corriere della Sera.
Il suo lavoro più famoso è l’olio su tela Bagutta (1935); Milano, Galleria d’arte moderna), quasi il manifesto del celebre cenacolo.

Nel 1940 partecipò al premio Bergamo al Palazzo della Ragione, a Milano e tenne una personale alla galleria Gian Ferrari (poi anche nel 1941, 1943, 1946, 1947, 1951), con un buon successo di pubblico e critica.
Nel 1941 prese parte alla III Mostra del sindacato nazionale fascista belle arti di Milano, al Palazzo dell’Arte, con l’opera La bella Ninetta (1941), un chiaro omaggio all’Olimpia di Manet.
Dopo un breve periodo trascorso Venezia, si stabilì con sua moglie a Milano dal 1946; nel dopoguerra iniziò a declinare la fortuna di Palazzi, ottenuta fino ad allora in gran parte grazie a Ugo Ojetti, l’edonismo lineare di ascendenza matissiana di molti suoi lavori, espresso in modo ancora più forte, non incontrava più il favore del collezionismo e della critica.
Nel 1950 lasciò Milano per trasferirsi a San Remo.
Nel 1956 tenne una personale a Parigi presso l’ Office national italien de Tourisme e nel 1958 lasciò San Remo per trasferirsi a Roma.
Nel 1969 espose a Milano alla I Triennale dell’incisione al palazzo della Società Permanente di Milano e alla XXVI Biennale nazionale d’arte Città di Milano.
Nel 1970 terminò l’illustrazione della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, dipingendo a tempera 40 tavole.
A partire da questi anni e fino alla fine della sua vita iniziò a sentire una maggiore sofferenza per aver perso il successo ottenuto negli anni fra le due guerre: si fecero più rari gli inviti a partecipare alle mostre e iniziò a dedicarsi in modo quasi esclusivo al nudo.

La bibliografia su Palazzi comprende scritti dei più brillanti nomi della cultura moderna italiana: Paolo Monelli, Dino Buzzati, Orio Vergani, Ugo Nebbia, Virgilio Lilli, Ugo Ojetti, Emilio Radius, Guido Piovene, Enrico Piceni.

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