Sanremo (IM) 1886 – Guayaquil (Equador) 1958
Enrico Pacciani scultore ligure
Enrico Pacciani figlio unico del commerciante di tessuti con magazzino a Sanremo.
Studiò a Sanremo poiché fin dall’infanzia aveva mostrato doti particolari per il disegno, fu inviato dal padre nel 1899 all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, dove studiò per cinque anni e divenne allievo prediletto Domenico Razeti, nella cui casa abitava, che lo formò alla scultura.
Laureato nel 1904, esordì alla Prima Grande Esposizione Campionaria Internazionale di Napoli con un “Cristo Morente” che gli valse la Medaglia d’oro in scultura e il titolo di Cavaliere Ufficiale della Corona d’Italia conferito per decreto del re Vittorio Emanuele III.
Da allora le sue opere furono ricercate e acquistate soprattutto dai viaggiatori giapponesi.
Nel 1909 il suo progetto per un angelo custode fu premiato al monumento ad Andrea Costa, l’opera fu inaugurata nella piazza a lui intitolata a Tossignano (Imola) nel 1910.
Nel novembre 1918 realizzò il Monumento funebre dell’artista lirica Nicolina Fabio Galle, un angelo sopra la tomba tiene una lira e una corona di alloro.
Quell’anno disegnò il monumento a Tomaso Salsa.
Nel 1919 creò il Mausoleo dei fratelli Molinari. Su un’urna delicata, la figura molto profana ma aggraziata di una ragazza veneziana. Aveva già realizzato una moltitudine di opere minori ma non trascurabili come il bassorilievo della tomba di Sacone Storace, il sarcofago di Bertolini, i mausolei degli Ibaldi e dei Musitelli.
Con l’ascesa del Fascismo tutto era marziale e trionfalistico favorevole alla memoria delle glorie imperiali romane e poiché Pacciani era un artista versatile, con sentimento e spirito instancabili, fu per il lui un periodo particolarmente ricco di soddisfazioni.
L’arte di Pacciani, si distingue nutrendosi di due diversi aspetti: per i parchi utilizza il tradizionale stile romantico nelle sculture pubbliche e commemorative per i cimiteri il Pathos greco che sottolinea il dramma della vita e della morte.
Grandi angeli, belle donne sbiadite, altre nel fiore degli anni con simboli ripetuti (ali, allori) vestiti alla maniera classica con grandi tuniche che modellano i loro corpi.
Le opere successive denotano influenze moderniste dall’ art nouveau con simboli e allegorie codificate. I gesti si fanno più sinuosi, il silenzio presiede la scena, tutto si diluisce nella vaghezza di fine armonia che induce a pensare e sentire nella morte.
Nell’estate del 1924 conobbe José Abel Castillo, titolare del quotidiano di Guayaquil “El Telégrafo”, che gli commissionò il monumento funebre in marmo bianco di Carrara per sua figlia, Pacciani accettò l’ordine e iniziò il bozzetto che doveva essere qualcosa di eccezionale, degno della sua produzione e poeticamente chiamato “Il bacio dell’angelo” perché composto da un angelo dai tratti purissimi e con le ali spiegate che, chinato, sorregge dolcemente il corpo aggraziato e disteso di una bella ragazza addormentata.
Enrico Pacciani il 25 marzo del 1925 si imbarcò per Guayaquil con la sua famiglia sul piroscafo “Napoli”, appena arrivato iniziò a dirigere i lavori di erezione del mausoleo del giovane Castillo nel Cimitero Generale.
“Anche se è arrivato con lo scopo di eseguire alcuni monumenti per il nostro Cimitero, uno dei più belli d’America, come tanti altri abitanti del vecchio mondo, è stato soggiogato dal fascino dei tropici, dalla libertà di cui si godeva, cordialità della gente. e rimase per sempre convertito nella passeggiata di breve tempo nel professor Pacciani, amato da tutta Guayaquil e ammirato per il formidabile lavoro artistico che stava svolgendo. “