Voghera (PV) 1923- Genova 1966

Alberto Nobile pittore ligure

Alberto Nobile si forma all’Accademia di Brera con i protagonisti del Gruppo di Corrente.
Nel 1946 espone per la prima volta i sui dipinti alla Galleria Borgonuovo di Milano.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta è attivo a Brescia, prima di trasferirsi definitivamente a Genova.
Un’importante mostra si tiene alla Galleria Bergamini di Milano nel 1962.
Dopo aver ricoperto il ruolo di insegnante presso il Liceo Artistico di Genova, ottiene una cattedra all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Durante la guerra è a Roma dove si avvicina all’esperienza di Mafai e Scipione nell’ambito della Scuola Romana.
Appassionato di ceramica antica si reca ad Albissola dove prende a frequentare le fornaci “La Casa dell’Arte” e “La Fenice” e qui realizza le sue prime opere a gran fuoco.

Espone alla V Quadriennale d’Arte di Roma nel 1948 e alle Biennale di Venezia del 1948) e 1956.

Nel 1953 presenta la sua prima personale alla Galleria Bergamini di Milano e nello stesso anno lavora come pittore decoratore ad Albissola.
Nel 1961 la galleria Rotta di Genova gli dedica un’antologica e l’anno dopo tiene una personale alla Galleria Bergamini di Milano.
La sua produzione artistica passa dalle tendenze picassiane al realismo sociale, che intraprende inserendosi nel gruppo della Galleria 15 Borgonuovo, e alla nuova figurazione del realismo esistenziale con Guttuso, Brizzi, Zigaina, Gasparini.
Alberto Nobile è conosciuto per le sue mostre, la sua partecipazione alla biennale di Venezia, alla quadriennale.
Ma la sua ansia lo fa evolvere verso la nuova figurazione che interpreta in chiave espressionistica, con alcune intuizioni surrealistiche.
La Galleria Rotta di Genova gli dedica un’antologica postuma nel 1967 con più di cinquanta opere.  
Altra importante mostra antologica postuma si è tenuta a Voghera, Palazzo del Comune nel 1968 e ancora nel 1999.
“Non rinnegare nulla, ma non indugiare sulle posizioni raggiunte; cercare una espressione propria, irripetibile, raffinata e insieme violenta; gettare nel quadro i ricordi, i sogni, il passato, l’umana ribellione… Ecco qualche tratto dell’attività creatrice di Nobile, che, tra meditazione e ricerca, con grande sincerità e dedizione, anno per anno ha progredito, sino ai risultati memorabili della sua ultima produzione, della serie degli “ospiti” in poi.
E’ stato un lavoro solitario, coraggioso, tenace: più forte della incomprensione, dell’isolamento; catafratto contro la pressione delle mode e del mercato; fedele alle leggi dell’autenticità.
Essere se stesso, non barare: questi gli imperativi categorici che Nobile, nella sua vita, senza iattanza ma anche senza cedimenti, ha seguito.
Nobile, si dirà, non ha creato una scuola, un movimento. Ma è logico. Dalle sue opere non è possibile ricavare una formula, degli schemi di facile applicazione e divulgazione.
In realtà Nobile non aveva formule, non seguiva programmi, se non quelli che volta per volta gli nascevano dalla sensibilità, dall’emozione, cioè dalla sua vita interiore (anche dai sogni, dagli incubi).
Era un pittore metamorfico, che si rinnovava incessantemente, ma senza capriole, e perciò sfuggiva ad una definizione di comodo.
Il tempo, giudice severo, fa giustizia delle mode, delle trovate “brillanti “, delle superficiali novità.
Solo ciò che è necessario resiste. Il resto, voltata la pagina, scompare.
Ebbene, da anni ritorno su certi quadri di Nobile e ogni volta ci scopro, con sorpresa, nuovi aspetti nel segno, nel colore, nell’immagine.
Mi si rivela la vita che in essi è racchiusa. Capisco meglio la complessità, la densità del suo linguaggio.
Quest’arte sfugge all’obsolescenza, al consumo.
Nata non per ossequio ai dettami dell’ora ma per l’urgenza di esprimere una personalità, essa supera le oscillazioni della moda e le vicende alterne del mercato, confermando la necessità della sua presenza”. (Vico Faggi, 1970)

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