Trieste 1891 – Biberach an der Riss (D) 1944

Arturo Nathan pittore che ha operato in Liguria

Arturo Nathan compì i suoi studi presso il liceo austro-ungarico di Trieste, dove rimase fino al 1911, quando il padre, cercando di indirizzarlo verso l’attività di famiglia, lo persuase a trasferirsi prima a Londra e poi a Genova dove iniziò a coltivare il suo interesse per gli studi iscrivendosi alla facoltà di filosofia.
Fu richiamato a Portsmouth, dove prestò servizio militare fino alla fine del conflitto.
I primi contatti documentati con gli ambienti culturali dell’epoca risalgono al 1916, quando il suo nome figura tra i sottoscrittori della rivista fiorentina La Voce, insieme a quello di personalità come Eleonora Duse e i fratelli Giani e Carlo Stuparich.
Nel 1919, tornato a Genova, iniziò a praticare l’attività pittorica, per la quale aveva mostrato sin da giovanissimo una precoce propensione.
Gli suggerì di dedicarsi definitivamente alla pitturalo psicanalista Edoardo Weiss, allievo di Sigmund Freud, al quale si era rivolto per curare una forma depressiva.
Sebbene esaminando il percorso artistico di Nathan sembrerebbero prevalere i segnali di una formazione propria dell’autodidatta, anche se sono documentati alcuni brevi periodi di alunnato presso gli studi dei pittori triestini Alberto Slataper e Giovanni Zangrando.
Arturo Nathan frequentò anche gli artisti Giorgio Camerlich, Carlo Sbisà e Jacques Girmounsky.
Costante è la presenza alle mostre organizzate dal sindacato degli artisti di Trieste e Udine, dove il pittore espose dal 1924 al 1938, e dalla partecipazione a Padova, a partire dal 1926, all’Esposizioni d’arte delle Venezie.
L’attività artistica di Nathan ebbe inizio ufficialmente nel 1921, quando aprì il suo primo studio a Trieste momento  di intensa sperimentazione, volta alla ricerca di una propria autonomia stilistica.
L’esordio espositivo avvenne nel 1924 alla mostra del Circolo artistico di Trieste, dove presentò un Autoritratto realizzato nel corso dello stesso anno.
Il dipinto documenta la conoscenza delle opere di Giorgio De Chirico, che incontrò poi a Roma nel 1925 e a Milano nel 1930, dando vita a un rapporto destinato a durare nel tempo e che lo influenzò profondamente. Tale legame e la vicinanza alla rivista Valori plastici, particolarmente apprezzata dall’artista triestino sia per lo spazio offerto alle tematiche filosofiche apprese a Genova, sia per l’apertura verso il mondo artistico tedesco: Pomeriggio d’autunno, Scogliera incantata  e Nave naufragata.
Il contatto con gli ambienti della pittura metafisica indusse ad annoverare Nathan tra gli esponenti ufficiali di questa corrente artistica .
Nel 1927 presentò  alla Prima esposizione del sindacato delle belle arti del Circolo artistico di Trieste un secondo autoritratto, realizzato nel 1924 e conosciuto con il titolo di Incantatore o Asceta .
Nel 1926 partecipò per la prima volta alla XV Biennale di Venezia dove espose l’Autoritratto con gli occhi chiusi nel quale il suo volto assurge a simbolo dell’uomo che cerca di isolarsi dalla modernità, raffigurata dalla città industriale posta sullo sfondo.

Negli anni tra 1926 e 1929 risentì dei temi e delle atmosfere vicine alla tendenza postespressionista del cosiddetto realismo magico.
Opera simbolo di questo periodo è l’Abbandonato, con la quale partecipò all’Esposizione internazionale di Barcellona  del 1929, primo evento internazionale, cui fecero seguito le esposizioni organizzate dalla Biennale internazionale d’arte a Vienna nel 1933 e a Budapest nel 1936.
Risale al 1929 la prima e unica personale di Nathan tenuta a Milano, insieme agli amici Carlo Sbisà e Leonor Fini, presso la galleria d’arte Milano diretta da Vittorio Barbaroux.
Nelle opere dei primi anni Trenta, animate da reperti archeologici e personaggi della statuaria classica, sembra guardare soprattutto al mondo antico.

In questo stesso periodo un ruolo di particolare rilievo ebbero anche i paesaggi marini, di cui sono esempio Scoglio incantatoFaro, opere quest’ultime vicine alle atmosfere del romanticismo tedesco.
Nel 1935 tornò a esporre alla II Quadriennale di Roma e l’anno seguente alla Biennale di Venezia.
Nel settembre 1943 fu internato nel campo di prigionia di Carpi; l’anno seguente fu deportato in Germania prima nel campo di concentramento di Bergen-Belsen poi in quello di Biberach an der Riss, dove morì.
Nel 1948, nell’ambito della XXIV Biennale di Venezia, gli fu dedicata una retrospettiva commemorativa.

Sempre assorto in un sogno ideale di pensiero superiore e di creazione d’arte”: sono parole di Giorgio de Chirico che si attagliano ad Arturo Nathan come poche altre, tanto da porsi come un sigillo ideale sulla sua pittura, dagli inizi alla fine. E, possiamo credere, i sogni saranno stati davvero un conforto – il suo unico – nei mesi trascorsi in campo di concentramento.

Galleria

Il suo è un mare, quello dei sentimenti di un uomo “nostalgico del mito”, come lo definisce lo stesso Vittorio Sgarbi, attore di una scena infinitamente silenziosa.