Genova Sampierdarena 1923 -1922

Carlo Molinari pittore ligure

Carlo Molinari frequenta la scuola d’arte con i professori Federico Piccone e successivamente con Ernesto Massiglio.
Inizia la sua attività espositiva nel 1948, partecipando a mostre di carattere regionale e nazionale.
E’ di questo periodo l’incontro con il gruppo di pittori che, cercando di dare al proprio lavoro una motivazione di carattere ecologico, la trova in quella sorta di “ritorno alle origini” che e la pittura eseguita con l’impiego di terra naturali, da essi stessi cercate, raccolte e preparate: firma con essi il Manifesto “Nella natura con la Natura” e si getta con entusiasmo in questo nuovo mondo.
Espone numerosi quadri con Bosco, Ciucci, Mangini e Nobile, con apprezzamento di critica per la loro arte.
Si confronta anche con altri artisti a lui contemporanei quali Bargoni, Bocchi, Caminati, D‘Amico, Fieschi, Galotti e Ziveri.
L’artista e stato più volte premiato e segnalato in varie manifestazioni, riscuotendo meritati consensi dalla critica operante in quotidiani e riviste qualificate.
Sue opere figurano in Italia e all’estero.
Carlo Molinari nel 1954 con Caviglia, De Maio, Catullo, Cattani e successivamente con Francesco Galotti ed altri è fra i promotori del “Circolo Acquasola”.
Le rovine urbane della guerra furono infatti come un anelito di libertà esecutiva, una nuova pagina di cultura da annoverare nell’ambito della forma spezzata e validamente ripristinata dal colore.
Nel frattempo, coltiva sempre quelle attività che definiremo “collaterali”, quali l’organizzazione di corsi di Pittura e la promozione di gruppi di artisti.
A questo punto Molinari si sente pronto per affrontare un altro arduo tema: l’Arte Sacra.
Nasce la grande tela del “Martirio di San Bartolomeo” oggi venerata nella Abbazia di San Bartolomeo in Promontorio, cui segue un “San Giovanni Gualberto” destinato ad affiancarsi ad essa.

Dal 1950 al ’60, Molinari impegna le sue doti disegnative in tal senso, impiegando poi zone cromatiche giustapposte e castigate negli accordi.
Ma solo scoprendo una natura aperta e incontaminata egli riesce a puntualizzare una tematica più sentita e più accesa.
Gli screzi vegetali, i succhi e le resine penetranti, il senso orizzontale delle cose e un tutto armonico che non ripudia ma accresce i moti inventivi e individuali.
Il connubio natura-uomo è per Molinari motivo significante; quindi, verità da riconoscere nello spiegamento visuale e nella decantazione del brano dipinto.
Un lungo periodo di arresto produttivo causato poi da cagioni impellenti scioglie anche i vincoli culturali dell‘artista il quale rimane separato dalle recenti innovazioni figurali.
Quando, negli anni ’70, riprende a dipingere deve confrontarsi e rapportarsi con l’evoluzione avvenuta nel frattempo in arte.
E’ un periodo di ricerca e di orientamento in cui comunque si evidenzia la sua istintiva sensibilità per i rapporti cromatici e gli equilibri compositivi.
Poi, altri anni di studio e di riflessione lo conducono a riprendere argomenti a lungo trascurati: la figura e il ritratto.
Si dedica alla promozione artistica, collaborando all’organizzazione di mostre e premi di pittura (particolarmente qualificante il suo apporto all’allestimento della Mostra “Ambiti barabiniani e novecentesco a San Pier d’Arena” nel maggio del 1976.

L’ultima fase della sua pittura si rinnova nei contenuti, giacché ove Molinari rivolge la propria attenzione all’informale, a lui certamente congeniale se riesce a creare opere da collocare senz’altro fra le sue migliori.

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