Vespignano (FI) 1884 – Milano 1969

Giovanni Malesci pittore che ha operato in Liguria

Giovanni Malesci nasce nella frazione del comune di Vicchio nel Mugello, a nord-est di Firenze, da famiglia umile.
Fin dalla giovinezza mostrò una naturale inclinazione per il disegno e la pittura tanto che a quindici anni fu presentato al pittore Raffaello Sorbi, il quale invitò il ragazzo a perfezionarsi all’Accademia di belle arti di Firenze. Purtroppo, Giovanni Malesci non avendo possibilità economiche non frequentò i corsi.
Nel 1903, a 19 anni, fu accolto nello studio dell’allora settantottenne Giovanni Fattori, instaurando presto con lui un legame ben più stretto di quello professionale.
Nel 1904 inizia a esporre alla Società Promotrice di Belle Arti di Firenze, 4 anni dopo, il 30 agosto 1908, muore Fattori di cui diviene erede universale, gestendone il patrimonio e promuovendone la figura, fino a pubblicare nel 1961 la Catalogazione illustrata della pittura a olio di Giovanni Fattori, primo tentativo di riordino della sua produzione pittorica.
Nel 1917 è al fronte durante la I Guerra mondiale, ma continua a dipingere su scatolette e cartoni di fortuna.

Giovanni Malesci, 1913

Si dedica anche alla protezione del patrimonio artistico: nel 1917 stacca un affresco di Tiepolo dalla Villa Berti-Soderini di Nervesa, vicino Treviso; nel 1919 recupera per la Soprintendenza opere dalle chiese dopo il terremoto nel Mugello.
Nel 1921 espone alla I Biennale Romana, mentre del 1925 è la sua prima personale alla Galleria Niccolini di Firenze.
Malesci proseguì così il suo perfezionamento artistico per mantenere sempre vivo il nome del maestro.
Dal padre della Macchia Fattori riprese le tematiche che portò avanti per tutta la sua carriera: il paesaggio in primis, il ritratto, gli animali e soggetti popolari.
Partecipò al conflitto mondiale come soldato semplice automobilista e resterà colpito intensamente da un’esperienza che documenterà in molte opere.
Al termine della guerra riceverà importanti incarichi.
Nel 1925 si trasferirà a Milano, poi a Genova e a Roma.
Nel 1929 una personale alla Galleria Micheli ebbe l’onore di essere presentata da Carlo Carrà, che già aveva dedicato a Malesci parole d’elogio.
In questi anni di intensa attività, Malesci viaggia molto, in Belgio, nei Paesi Bassi e nella Bretagna, ispirandosi a questi luoghi per i suoi paesaggi e vedute.
Prese parte nel 1931 alla I Quadriennale romana, ricevendo gli entusiastici commenti di Giovanni Orsini sulle pagine della Giornata dell’arte.
Già dal 1933 frequenta la Liguria ed espone presso la Galleria Rotta di Genova.
Malesci ebbe la sua consacrazione nel 1949, con un’importante mostra alla Galleria Bolzani a Milano, con la pubblicazione della prima monografia a lui dedicata, curata da Giorgio Nicodemi.  

Mattino a Rapallo, 1954


In vecchiaia si ritirò in Liguria alla ricerca di luce e paesaggi nuovi per le sue opere.
L’ultima mostra da lui curata personalmente si svolse a Milano nel 1964, alla Galleria Vinciana, in cui colse l’occasione per festeggiare l’ottantesimo anno di età ed il sessantesimo di carriera. 
Partendo dagli insegnamenti di Fattori, dipinge soprattutto ritratti, come il dipinto sotto riprodotto: Giovanni Fattori nello studio (1905 circa)

e paesaggi dal vero, usando dapprima una pennellata fusa, poi rapida, per tocchi di colori affiancati, spesso corposi e carichi di materia, che diventano più sottili nella fase tarda della sua attività, colori brillanti e grande attenzione per gli effetti della luce.
Tutta l’opera di Giovanni Malesci viene considerata un fatto istintivo.
Conducendo da solo le proprie esperienze arrivò autonomamente a determinati risultati, non ricorrendo a soluzioni già adoperate da altri.
 L’iniziale avvicinamento al vero, si tramutò in un controllo delle forme di cui si servì l’artista per le sue composizioni e mentre precedentemente attese l’ispirazione dalle cose stesse, successivamente iniziò a relazionare queste ultime con le sue sensazioni proprie. In questo modo ritraendo i suoi soggetti cercò di scavare nella personalità dei personaggi, nella solennità dei paesaggi e nella vitalità degli animali.
Lungo la sua carriera furono soggetti ricorrenti a colpire il suo interesse come: i ritratti, i paesaggi e gli animali.
Base imprescindibile e comune alle sue opere fu però il disegno, il quale secondo l’artista necessitava di minori accorgimenti rispetto alla pittura per essere eloquente, poiché questo era una diretta emanazione dell’artista, senza mediazioni.
La grandezza del pittore stette nella capacità di inserirsi pienamente nei suoi temi, con un forte e sincero sentimento di adesione che ne guidò la mano, attraverso pennellate decise in grado di trasmetterne gli stati d’animo.

Autoritratto in riva al mare

Galleria

Autoritratto, 1950