Taggia 1894 (IM) – Como 1977

Betto Lotti pittore che ha operato in Liguria

Betto Lotti studia al Liceo Artistico, indi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ove vive gli anni intensi della sua giovinezza, frequentando gli ambienti artistici e conoscendo Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Achille Lega, Primo Conti e Ottone Rosai che diventa il suo grande amico.
Sono anni ricchi di ansia di vivere, di intensa ricerca pittorica, di opere in cui sono privilegiati soggetti romantico – decadenti.
Lotti e Rosai nel 1913 tengono la loro prima mostra personale presso la Galleria Cavour a Firenze presentando 14 dipinti ciascuno. 
Nel 1936 si trasferisce a Como dove insegna Educazione Artistica per più di 30 anni, contemporaneamente portando avanti il suo impegno di pittore.
Superate le inquietudini della giovinezza, egli approda ad un linguaggio piano, “naturale”, in sintonia con il “Novecento”, movimento al quale Lotti resterà fedele fino all’ultimo. Libero ormai dagli estetismi simbolistico-floreali, che pure gli avevano aperto orizzonti europei, l’artista dedica le sue risorse emozionali a descrivere la bellezza della natura.
Durante i suoi quasi 40 anni di vita vissuta a Como, Betto Lotti conosce gli astrattisti comaschi e si lega da sincera e duratura amicizia a Manlio Rho, Mario Radice, Aldo Galli, Carla Badiali, esponenti dello storico “Gruppo Como”.
Egli non aderisce alle teorie radicali talora rivoluzionarie degli amici astrattisti, ma indubbiamente risente della loro influenza.
Quando Lotti, nel periodo fra le due guerre, superato ii tardo romanticismo della stagione giovanile, si avvicina al paesaggismo di Carrà, di Soffici e dello stesso Rosai, quella sua vena visionaria ed esistenziale assume un’espressione più quotidiana, ma non per questo diventa meno intensa.
Compaiono allora, nella sua pittura, le campagne toscane degli anni quaranta: distese di colore che racchiudono, nel lirismo dell’immagine, qualcosa di esile, di vulnerabile, pur nell’ ostinata saldezza della volumetria.
Non diversamente, nell’ immediato dopoguerra, compaiono esempi di marine in cui le forme sembrano asciugarsi ed evaporare, pensiamo a Sulla spiaggia, del 1945.

Sulla spiaggia, 1945

Al 1941 risale invece a pochi anni prima la tela Vecchia Liguria con una stradina solitaria sulla quale s‘affacciano rustiche scalinate, ballatoi in legno, barche in disarmo mentre i chiusi ombrelloni in Prime Luci, le cabine dalla lieta sinfonia cromatica, invitano a riflettere nell’ora del giorno che muore.
Figure che giocano sulla spiaggia profilate contro un mare d’intenso blu, capanni e barche – talvolta un guscio solamente, ocra e bianco la bella Laguna (1950) con il canale che fiancheggia un giardino e che crea un’ansa oltre la quale ci si chiede cosa ci sia, il porto di Savona all’alba ininterrottamente animato da pontili, metafisiche gru, i paesi marini della sua Liguria, corrispondono ad altrettanti dipinti che Lotti via via crea in una ricerca sempre più ansiosa della “forma”.

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