
Tunisi 1885 – Viareggio (LU) 1968
Moses Levy pittore che ha operato in Liguria

Moses Levy compie i primi studi alla scuola italiana a Tunisi e al locale Lycée Carnot.
Nel 1895 la famiglia si trasferisce in Italia, prima a Vallombrosa, poi a Firenze e nel 1899 si stabilisce a Rigoli, nella campagna pisana.
Nel 1900 frequenta a Lucca il Regio istituto di Belle Arti, insieme a Lorenzo Viani e Spartaco Carlini.
Dopo aver superato l’esame di ammissione, nel 1903, sempre con Viani, segue le lezioni alla Scuola libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti frequentando i corsi di Giovanni Fattori.
A Firenze il giovane artista entra in contatto con i principali esponenti della cultura letteraria e figurativa dell’epoca che si riunivano intorno all’osteria di Martino Passeri e al Caffe delle Giubbe Rosse; Emilio Mantelli, Libero Andreotti, Armando Spadini, Federigo Tozzi, Giovanni Papini, Ferdinando Paolieri, Antonio Antony de Witt.
Nel 1907 viene ammesso, con la tempera Raccolta delle olive e cinque incisioni di impronta fattoriana, alla VII Biennale di Venezia, ottenendo così il primo riconoscimento significativo alla sua produzione.
ln seguito alla morte del padre, nel 1908, rientra a Tunisi dove approfondisce le tecniche incisone prediligendo soggetti e temi a carattere nordafricano.


Tornato in Italia, dopo un periodo di circa sette anni trascorso a Rigoli, si stabilisce con la famiglia, nel 1918, a Viareggio.
Durante questo periodo, partecipa attivamente alla vita culturale e artistica versiliese in compagnia di numerosi amici e colleghi, quali, Viani, Puccini, Pea, Salvatori, Di Giorgio condividendo con questi l’ispirazione derivatagli dalla città balneare da cui scaturisce la serie delle “Spiagge”.
A partire dai primi anni del Novecento, partecipa a numerose esposizioni sia italiane che internazionali.
Alla fine degli anni Venti il maestro soddisfa la sua passione per i viaggi recandosi in Algeria, Marocco, Andalusia, Portogallo, e nei paesi nordici.
Forte dei rapporti instaurati con Plinio Nomellini, Felice Carena, Alfredo Müller, Elisabeth Chaplin.
Moses Levy partecipa alle rassegne della Secessione Romana del 1913-14, mentre a Viareggio sostiene Carrà, de Chirico, Primo Conti, Depero e Viani, delle prime mostre di “Arte d’Avanguardia” organizzate in estate nel Casinò.
Nel 1928, si trasferisce a Parigi dove apre uno studio a Montparnasse, qui conosce Moise Kisling, Marc Chagall, e influenzato dal genio decorativo di Matisse e dai violenti cromatismi di Van Dongen e aderisce all’Ecole de Paris.
Dal 1932 durante i vari spostamenti tra Viareggio e Tunisi, soggiorna spesso a Rapallo frequentando Enrico Paulucci, Michele Cascella e Rolando Monti.
In questo periodo il suo stile si distacca dall’influenza fattorina, quello che predomina nelle sue tele è il sapore mediterraneo: i colori forti, gli odori e le impressioni dei souk arabi lo segnano nel profondo e si palesano nei dipinti. Le radici della buona borghesia ebrea si fondono insieme alla consapevolezza del viaggiatore, e si esprimono nelle marine di Viareggio o nei “bianchi a calce” delle case tunisine.
Nel 1939, dopo un breve soggiorno a Nizza, a seguito delle persecuzioni ebraiche, si stabilisce a Tunisi dove espone sia a personali che collettive, in particolare a quelle del Salon Tunisian, affermandosi come il precursore dell’arte moderna locale e, nel 1936, e con Antonio Corpora, Pierre Boucherle e Jules Lellouche, è tra i fondatori del Groupe des Quatre, primo movimento artistico tunisino, ampliatosi, a partire dal 1947, nel Groupe des Dix e divenuto, infine, in seguito alle numerose adesioni, l’ Ecole de Tunis.
Nel I945, di ritorno in Italia, apre uno studio a Firenze e intesse una fitta attività espositiva tra l’Italia e la Tunisia.
Dal 1962 Levy si stabilisce definitivamente a Viareggio.
Ci son quadri da ascoltare, oltre che da vedere: quadri che hanno una potenza evocativa così forte da portarci a immaginare le voci e i rumori di quel che il pittore ha deciso di farci vedere sulla tela.

La forza sinestetica dei quadri di Moses Levy forse non è la prima qualità che gli s’associa, ma quando s’ammira uno dei suoi dipinti, specie quelli eseguiti nella prima felice stagione della Versilia, tra il 1918 e il 1924, pare quasi di sentire i suoni di ciò che vediamo. Un lungomare affollato la sera. Una conversazione in un caffè. Il tram che corre lungo le strade della Viareggio amata e cantata dall’artista. E le spiagge, naturalmente: quando s’ammira la Mareggiata del 1920, ch’è uno dei quadri balneari più noti del grande artista che ha legato il suo nome a quello di Viareggio, è come esser sulla spiaggia.

Certo: Moses Levy è stato un pittore eclettico, versatile, capace di cimentarsi sui soggetti più disparati riuscendo sempre a trasformare tutto in poesia.
Tunisino per nascita, inglese per nome, italiano per cultura, ebreo per religione e cosmopolita per mentalità: un artista simile, che per giunta viaggiò a lungo e per tutta la vita s’aggiornò di continuo sulle novità della pittura europea, non poteva rimanere inchiodato a un unico genere. Ma è indubbio che le spiagge siano i suoi soggetti più famosi, e che la sua arte abbia contribuito in maniera rilevante a formare nel nostro sentire una ben precisa immagine […]
Nel 1975 Carlo Ludovico Ragghianti gli dedica uno studio monografico, punto di partenza imprescindibile per una ricostruzione della sua figura.
Tra i contributi bibliografici segnaliamo inoltre il catalogo della mostra “Moses Levy (1885-1968) : le stagioni del colore”, a cura di G. Bruno, M. Ciccuto, E. Dei, del 2002 e nel 2014 a Villa Bardini promossa dalla Fondazione Bardini Peyron e dalla Fondazione Matteucci, è esposta la mostra “Moses Levy. Luce marina. Una vicenda dell’arte italiana 1915-1935”, con opere che legarono l’artista all’ambiente culturale di Firenze ai primi del Novecento.











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