Budapest 1889 – Genova 1972

Maria Lehel pittrice che ha operato in Liguria

Maria Lehel inizia i suoi studi nella scuola di Nagybanya con i maestri Kàroly Ferenczy e Béla Ivany Grundwald i quali, riconosciuto il talento della giovane allieva, le consigliano “di molto disegnare perché dipingere avrebbe sempre saputo”.
A 16 anni sposa Ferenc Lehel (1885 – 975) anch’egli pittore, noto in seguito come critico d’arte e filosofo. Insieme viaggiano alla scoperta delle città d’arte italiane e, al rientro a Budapest, Maria Lehel riprende i suoi studi sotto la guida di Jozsef Rippl Ronay.
A 19 anni espone per la prima volta, invitata con i grandi pittori della “Società degli Otto”.
Due anni dopo ritorna in Italia, a Roma, presso l’Accademia d’Ungheria e la sua prima mostra personale, a ventun anni, desta forte interesse: sue opere sono acquistate dalla Città di Budapest e dal noto collezionista Marcel Nemes de Jànoshalma.
Dopo la prima guerra mondiale si stabilisce a Parigi dove risiede per dieci anni.
Durante questo periodo espone nella Galleria Katia Granoff, la critica le è molto favorevole ed artisti insigni come Besnard, Signac, Aman-Jean, Chagall, Friesz, Bouche esprimono la loro ammirazione per la maestria con cui tratta la tecnica del pastello.
Rientrata in Italia frequenta Marinetti senza tuttavia essere influenzata dal pensiero Futurista.
Nel 1931 espone a Genova al Circolo della Stampa.
La mostra del 1933 al Circolo di Roma segna il primo importante successo in Italia: ampie critiche elogiano la sua arte, due quadri sono acquistati dal Governo italiano per la Galleria Nazionale di Roma.
Nel 1936 espone nuovamente a Genova e nello stesso anno a Milano nella sala del Palazzo degli Studi Romani; la Città di Milano acquista due opere per la Galleria d’Arte Moderna.
Maria Lehel  nel 1937 è a San Paolo del Brasile con una personale che riscuote grandissimo successo di critica e di pubblico e ancora il Governo brasiliano acquisisce una sua opera per  la Galleria d’Arte Moderna.
Rientra in Italia nel 1938 dove partecipa all’Esposizione dei “19 pittori ungheresi” a Genova e poi a Torino.
 In questa occasione il Comune di Genova acquista un suo quadro che attualmente si trova nelle collezioni di Palazzo Rosso.
Nel 1939 espone diverse opere a Londra, alla Morland House, in una mostra nazionale ungherese.
Trascorre il periodo della seconda guerra mondiale in Ungheria dove tre sue personali di grande successo confermano il talento riconosciutole dai suoi vecchi maestri.
Ad oggi i Musei d’Ungheria sono entrati in possesso di diciassette sue opere.
Nel 1946 torna in Italia, sua patria d’elezione, e si stabilisce a Genova, alternando lunghi periodi nella casa di campagna di Peveragno nel cuneese dipingendo paesaggi “en plein air” e coloratissimi mazzi di fiori.
Nel 1953 – dopo lunga assenza dalla scena artistica italiana – espone a Genova alla Galleria Rotta e a Milano alla Galleria Cairoli, suscitando immediato, notevole consenso.
Nell’agosto 1969, invitata dalla Città di Budapest, torna ancora una volta in Ungheria per la sua ultima mostra accolta da caloroso interesse e ottime critiche.
Sono questi gli elementi fondamentali dei lavori dalla bellezza pastosa e sensuale, tra il notturno e il leggermente ombroso, di Maria Lehel.
Sono splendide e preziose scritture cromatiche su carta dove il segno ha una sua funzione deliziosamente decorativa.
Una cultura che fa di lei un’ artista sensibile e controllata che non ha mai voluto smaterializzarsi del tutto «nella leggerezza ossessiva e impalpabile di nuances rimandate all’ infinito», come scrive Armando Audoli
Sono questi gli elementi fondamentali dei lavori dalla bellezza pastosa e sensuale, tra il notturno e il leggermente ombroso.
Le nature morte sono di un fauves controllato senza eccedenze espressioniste, mentre certi ritratti degli anni Trenta, ha ragione Armando Audoli, hanno bocche rosse ben intonate a unghie smaltate. Importante la memoria degli anni a Peveragno di Adelaide Giordanengo, che ci restituisce una signora «con la permanente candida, i pantaloni a sigaretta, la nazionale in bocca, la cesta della spesa pendente, con nonchalance, dal braccio sottile. Era diversa da tutti. Apparteneva e viveva in un mondo solo suo».
Molte sue opere sono conservate nei musei ungheresi e in collezioni private.

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