24 levante ILSECOLOXIX GIOVEDÌ  6 MAGGIO 2010

IL CURATORE DELLA RASSEGNA NE SVELA LE PECULIARITÀ

La grande pittrice dei Papi Ammaliata da Sestri Levante

L’antologica di Dina Bellotti a Palazzo Fascie: la realtà in cento opere

Franco Dioli

PER LA PRIMA VOLTA viene ordinata una mostra antologica con oltre cento opere della pittrice Dina Bellotti, grazie all’impegno dell’Associazione Culturale che porta il suo nome, voluta da Giulio Traversaro, grande estimatore e collezionista dell’artista, e che ha come finalità la diffusione,la tutela dell’immagine e dell’opera dell’artista.La mostra, presentata da Vittorio Sgarbi, è stata inaugurata il 17 marzodurante l’udienza del mercoledì nel corso della quale il Santo Padre ha ricevuto il catalogo e la tessera numero 1 in argento dell’Associazione Bellotti. La sede della mostra a Roma è stata il prestigioso Palazzo Cardinal Cesi, in Piazza San Pietro, per proseguire ora a Sestri Levante nell’altrettanto rinomataSede di Palazzo Fascie in Corso Colombo dove rimarrà fino al 31maggio.In considerazione dell’interesseStorico culturale dell’evento, il ministero per i Beni Culturali e il Pontificio Consiglio per i Beni Culturali della Chiesa hanno aderito, concedendo il patrocinio. A corredo della mostra è stato pubblicato per volontà dell’Associazione culturale un prestigioso catalogo da Silvana editoriale.Nata ad Alessandria il 2 ottobre1912,nel 1930 Dina Bellotti si iscrive all’Accademia Albertina di Belle  Arti di Torino e, nel 1934, conclude brillantemente gli studi.Nel giugno del 1939 con la famiglia, si trasferisce a Sestri Levante, l’amata città dei“due mari” diventa la città prediletta.Nel 19 38, 1940, 1942 e 1948 ha esposto alla Biennale di Venezia. Ha partecipato inoltre alle Quadriennali di Torino e a numerosi altri concorsi,ottenendo premi a Cannes,Alessandria,Torino,Roma,Suzzara, Biella. Nell’ottobre del 1960 si trasferisce a Roma dove il 10 agosto del 1959 aveva sposato il giornalista torinese Angelo Nizza (19051961).AllaFine degli anni Settanta si trasferisce in di Borgo Santo Spirito 16, in prossimità del colonnato del Bernini.“Del mare ho una nostalgia inguaribile”. Tornerà così, tutte le estati a Sestri Levante, alternando i soggiorni liguri con quelli a Burano.Ha esposto nel 1960 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e, nel 1973, ordina una personale a Palazzo Braschi.La vicinanza della sua nuovaabitazione alla Città del Vaticano la porterà a frequentare l’ambiente ecclesiastico? fortificando il suo profondo spirito religioso.Dina Bellotti ha eseguito il ritratto di Giovanni XXIII,ma è Paolo VI salito al soglio Pontificio nel 1963, che, riconoscendone le doti artistiche, le affida il ruolo ufficiale di “ritrattista dei pontefici”.Continuerà la sua opera anchedopo il 1978 con il pontificato diGiovanni Paolo II, i cui ritratti,da lei eseguiti, verranno riprodotti in milioni di immagini, stampe, francobolli.Ma fra i principi della Chiesa ilprediletto dalla pittrice fu il Cardinale Joseph Ratzinger. Dina non vedrà l’ascesa al soglio pontificio dellostimato Cardinale Ratziger (19 aprile 2005) perché muore a Roma il 29 agosto 2003.Nella collezione d’arte religiosamoderna in Vaticano, inaugurata da Paolo VI il 23 giugno 1973, è presente con un grande dipinto che rappresenta “La pesca miracolosa”.Cresciuta in seno alla cultura artistica degli anni Trenta, ha vissuto la propria maturazione definitiva negli anni Cinquanta, infatti, proprio dagli inizi della seconda metà del secolo che la pittrice trova una sua dimensione, enucleando dal suo pregresso pittorico quello che diventerà il “suo” modus operandi, ormai libero da schemi, autonomo e inimitabile che verrà a costituire il cliché della sua produzione.La tecnica diventa quanto maiduttile, impressionistica, predominano la semplificazione e l’essenzialità del segno, l’uso della tempera prevale, ma spesso viene abbinata al pastello e all’acquarello,ma anche a penne biro e pennarelli, così che il paesaggio raffigurato evidenzi linee più marcate  accanto a sfondi spesso eterei e impalpabili.L’acquarello permette di “dipingere l’atmosfera”? con un efficace risultato per la costruzione di piani pittorici in dissolvenza coloristico tonale. Lo spettacolo del visibile non lainveste,non le pone urgenza. Esso è, piuttosto, l’innesco di una riappropriazione sorridente e consapevole di valori esistenziali, della quale il rapporto privilegiato fra sguardo ed emozione è il cuore pulsante.Dina Bellotti è pittrice attenta, osservatrice dei movimenti artistici che si andavano delineando nella prima metà del Novecento. Non fu ammagliata da nessuna corrente,da nessun modello espressivo, liberada qualsiasi richiamo, scevra da ogni classificazione, la sua pittura rimarrà fuori dagli schemi nel panorama dell’arte figurativa italiana.E tuttavia evidente nelle sue opere una certa affezione ai modelli di Henry Matisse (18691954) e Raoul Dufy (18771953)e al gruppo dei Fauves, che, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore. Si può certamente affermare che la pittura di Dina Bellotti è soprattutto narrazione del visto e trasferito con immediatezza,spesso en plein air, con velocitratti, sul supporto pittorico, la tecnica usuale è la tempera o l’acquarello, o spesso entrambi abilmente combinati.Mai oleografica e iperrealista,sempre essenziale e sintetica nei suoi “racconti pittorici ” ci ha donato opere di estrema sensualità, di accentuatolirismo e di felice tonalismo,provenienti da uno “sguardointeriore” da una profonda introspezione, da grande forza evocativa? quadri che appagano l’occhio e lo spirito,nei quali l’elemento luminescente diventa la cifra del suo dipingere.In tutte le rappresentazionidella Bellotti, come detto, è assai chiaro riconoscere come perenne e direi quasi esclusiva fonte di ispirazione la realtà circostante, la quotidianità del vivere, vita e arte, esistenzae mestiere, indissolubilmentesaldati tra loro, una declinazionedi giorni e di lavori, hanno condotto la pittrice a dipingere fisionomie, emblematici volti, ritratti di amici o di ignoti che hanno attratto la sua attenzione,di persone al bar sedute nei dehors, ampie e luminose vedute della costa ligure, della sua città natale Alessandria e l’ambiente circostante, scorci di Roma o importanti piazze monumentali, parchi e giardini,San Pietro, Piazza del popolo?Gli angoli più caratteristici di Burano e le sue famose merlettaie al lavoro.Molta la produzione relativa all’amata Sestri Levante, i suoi pescatori durante la pesca o intenti al lavoro sulle banchine o sulla spiaggia, il porto, le barche e i velieri ormeggiati, le feste di paese e poi pesci, frutta e ortaggi, grandi vasi di fiori, composizioni di oggetti, vasi, il “gallo vincitore”, conchiglie, interni di case, luminose terrazze affacciate sul mare, finestre imbevute di luce,abili giochi chiaroscurali tra interni ed esterni, scene surrealiste e concertini di jazz di fronte al mare.Grandi passioni i cavalli alle corse e il mondo circense con acrobati e animali esotici, attimi più volte “fissati” nei suoi dipinti. La ritrattistica è sempre stato, uno dei temi più ricorrenti nell’ambito della produzione della pittrice che afferma: “ Il ritratto è legato alla persona, se ha o non ha delle corde al suo arco che possano rispondere alle tue vibrazioni.Il bambino va bene perché inun certo senso te ne impadronisci, ma con una persona matura deve esserciuna vera consonanza”.In effetti, la pittrice ci confermaCome il ritratto per lei non sia limitato alla pura fisiognomica, che pure ha la sua rilevanza,ma aggiunge diventando elemento imprescindibile e complementare una penetrazione psicologica, una ricerca analitica del soggetto da dipingere.Così in un’intervista rilasciata poco prima della sua scomparsa, Dina Bellotti si racconta: “Da ragazza ero soprattutto alla ricerca delle cose tragiche della vita. Tutto si è poi stemperato in un clima di positività, di sguardo anche alle cose bizzarre come un oggetto, un frutto per scoprirvi quella irripetibilità schemi ha sempre affascinato. Nella prima fasecoglievo lo sforzo, la vecchiaia, la distruzione dell’essere umano, la sua perpetua fatica e perfino la sua disperazione.Qualcosa, in fondo, è sempre rimasto in me di questa tendenza al serio, anche se in superficie sono prevalse le attrazioni per una cosa che dura un attimo, come lo sguardo di una persona o lo splendore di un bambino o la solennità di unPapa. Per me il mare è rimasto unanostalgia inguaribile. Il mare vuol dire molte nuvole, il tempo non costantemente buono che corrisponde a una mia esigenza di mobilità. Questo rinnovarsi di tutti i giorni è una cosa fantastica”.

Dina Bellotti (1912 – 2003)Antologica

Sestri Levante 4 aprile–31maggio 2010

Palazzo Fascie, Corso Colombo 10-13/16-20.

Biglietti ingresso:Adulti: euro 5

Ridotti: euro 3 

Franco Dioli, storico dell’arte,è il curatore della mostra.